KENZO e il suo testamento nella moda contemporanea ludica e leggera
Quando Kenzo Takada nel 1970 presentò la sua prima collezione al Vivienne Gallery di Parigi, l’espressione giapponese della moda gettò colore e allegrezza nel mondo della haute couture.
La liberò dall’allora sua solennità un pò rigida e “accademica” rendendola più leggera e leggiadra.
La potenza comunicativa ed emancipata di Kenzo andava oltre ciò che potremmo definire raffinatezza naturale dell’haute couture. Le sue sfilate spettacolari, sceniche, teatrali e cinematografiche rimarranno sempre negli annali storici della moda.
Stampe jungle e floreali così attraenti , brillanti e vivide non si erano ancora ben amalgamate sulle passerelle prima dell’avvento di Kenzo.
I colori non erano mai stati così mossi dal loro ritmo cromatico consapevolmente attinto dalle tele artistiche. Audaci, dinamici, travolgenti.
L’originalità di Kenzo fatta di volumi e stile orientale contemporaneo e ludico poneva l’accento su una trasgressione surrealista radiosa.
I suoi ready – to – wear, utilizzati fin da subito nelle passerelle degli anni ’70, allora quasi banditi dal concetto stilistico di moda, furono invece antesignani di quello che oggi definiamo see now- buy now.
I suoi “fatti su misura” dal concetto unisex risultavano sempre giocosi ma anche di gran gusto estetico, colti nella loro espressione.
Niente di improvvisato ma ideato ad arte per suggestionare l’occhio e lo spirito. Forme, tessuti e materiali si animavano su idee stilistiche che fondevano stile etnico, fascino orientale, raffinatezza europea e cultura street americana. Un mix&match fuori dagli schemi che divenne iconico e trendy fin da subito.
La morbidezza frivola delle linee e l’individualità del concetto dell’abito per tutti influenzò la quotidianità dell’indosso. Anche quell’idea di sottili contrasti irriverenti sposati all’arte del vestito fu rivoluzionaria.
Il suo tocco d’artista fatto di lusso accessibile è sempre stato audace e poetico allo stesso tempo, semplice, disinvolto.
Lo ricorderemo per i suoi abiti “happy”, per i suoi dettagli cromatici definiti e netti, per il suo modo di interpretare la moda in maniera scanzonata, indipendente e sovrana.
Sayonara e grazie Mr. Kenzo.