King of Fashion. Mostra celebrativa di Paul Poiret
Al Metropolitan Museum di New York dal 9 maggio al 5 agosto una mostra celebrativa di Paul Poiret il couturier francese degli inizi del XX secolo che ha cambiato radicalmente la silhouette femminile. Nel 1913 dopo un viaggio negli Stati Uniti, l’America lo aveva i riconosciuto come King of Fashion
Anche la storia della moda ha i suoi geni rivoluzionari. Ed anche essi operano in nome della libertà. “Era l’epoca del busto. Gli dichiarai guerra”¦”¦ E'”¦. in nome della Libertà – dichiara Paul Poiret nelle sue memorie- che imposi la caduta del busto e l’adozione del reggiseno che, poi, ha fatto fortuna”. L’affermazione ci fa sorridere. Ma è pur vero che la prima sfida che Poiret lancia alla moda è quella di eliminare il busto, semplificare la silhouette femminile e liberare in questo modo il corpo femminile da anacronistiche costrizioni. Insomma la prima destrutturazione dell’abito femminile è firmata, agli albori del secolo d’oro della moda, da Poiret. Poi verrà madame Gabrielle Chanel a destrutturate per rendere funzionale l’abito femminile e per ultimo, verrà Armani con la sua destrutturazione delle giacche.
Il nostro paladino della libertà femminile segna una svolta nella storia della moda: il passaggio dal couturier allo stilista e addirittura stilista imprenditore, che “timbra” con il suo marchio non solo abiti, ma tessuti di arredamento, mobili e oggetti per la casa; e poi i profumi e cosmetici. Scopre il mercato Americano, dove viaggia nel 1913 a scopo, che oggi diremmo, pubblicitario. Sigla licenze per commercializzare, con la sua etichetta, la famosa rosa, abiti ed accessori. E’ negli Stati Uniti che tenta la diffusione di una linea che potrebbe essere l’antesignana del pret a porter.
Ma non basta Poiret è il prototipo dello stilista che comprende l’importanza della comunicazione. Ma le sue scelte sono dettate dalla volontà di presentarsi non tanto come imprenditore , ma come artista, che gareggia con gli artisti, e agli artisti chiede di interpretrare la sua arte. E allora i suoi abiti giocati sul colore e sulle linee, meritavano qualcosa di più dei figurini in voga. L’idea è geniale, ed esclusiva, come lo sono i suoi abiti. Innanzitutto affida ad un artista il disegno del marchio, una rosa, ispirata ad uno dei suoi abiti “Joséphine” che accompagna il suo nome e la dicitura “a Paris”. Allo stesso Paul Iribe affida il compito di creare un album contenente tavole a colori realizzate con una tecnica che ricorda le stampe giapponesi, dei suoi modelli stile impero. L’album è intitolato “Le Robes de Paul Poret racontées par Paul Iribe”. Più tardi affida ad un altro artista Lelape l’espressione delle sue creazioni. Ne nasce un secondo album “Le choses di Paul Poret vues par Gorge Lelape”
Ma quale è l’immagine di donna che ispira l’opera di Poiret. Concretamente, la musa ispiratrice è la moglie Denise Boulet che alla scuola dell’estro del marito diventerà la donna più elegante di Parigi del suo tempo. Ma la donna per cui il couturier crea non sembra avere relazione con il mondo reale.
E’ l’epoca delle rivendicazioni femminili del diritto di voto. Ma Poiret pensa ad una donna carica dell’ erotismo misterioso orientale, circondata di lusso, un oggetto di desiderio, una donna da Mille e una notte; dallo stile colto raffinato elegante; il cui destino è suscitare il piacere maschile. Sarà questa forte caratterizzazione dell’ideale femminile quello che impedirà a Poiret di adattare la sua “arte” alle nuove esigenze femminili alla fine della guerra. Semplicità, funzionalità, comodità saranno le nuove parole atte a definire al moda che deve accompagnare l’inizio dell’emancipazione femminile e la nuova presenza della donna, indipendente e libera, accanto all’uomo nel lavoro e nella società. Chanel interpreterà mirabilmente questo desiderio, decretando la fine delle lussuose e sensuali creazioni di Poiret.