L’Arte addosso
Si dice che i trend setter, per capire come sarà la moda di domani, partecipino ai vernissage delle più importanti mostre d’arte contemporanea ed osservino attentamente cosa indossano i presenti; non però quelli che ci si potrebbe aspettare, ovvero ladies and gentlemen “grandi firme”, bensì i tipi cosiddetti alternativi, i giovani, soprattutto gli artisti: sono loro, infatti, i primi sperimentatori di nuove identità e nuovi oggetti, attribuendo ad essi un significato originale, quindi un valore.
In fondo, il sistema dell’arte oggi è un po’ simile a quello della moda, dove vigono autorefenzialità e gioco sociale spietato che procede per riconoscimenti ed esclusioni: il suo oggetto consiste non nel ricercare il “bello”, ma nell’indovinare ciò che piacerà ai più e, pertanto, sarà fonte di lucro.
Prada è forse la stilista italiana che più frequenta il mondo dell’arte contemporanea con la sua Fondazione. Basti pensare al Prada Transformer di Seoul (Corea del Sud) progettato dall’archi-star Rem Koolhaas e inaugurato nell’Aprile 2009 in occasione della mostra di gonne disegnata da Miuccia: si tratta, forse, del primo edificio della storia in grado di ruotare su se stesso, sfidando le leggi della gravità e trasformandosi in qualcosa di diverso che però non fa dimenticare ciò che era prima. La stilista afferma che questa struttura è destinata a viaggiare (sic!), Italia compresa, e vuole essere uno spazio in cui le arti possano convivere e dialogare.
Del resto, il passato della moda è costellato di appassionati d’arte che con i loro abiti estrosi hanno dettato i trend.
Si pensi, solo per citare, qualche esempio, a Peggy Guggenheim, infaticabile mecenate e promotrice di eventi artistici, personaggio di riferimento per la cultura e la mondanità, alla quale si deve la salvezza di tante opere d’arte durante la seconda guerra mondiale (spedite in America tra gli originali capi del suo guardaroba). Fu lei, inoltre, a fare di Palazzo Leoni a Venezia una roccaforte culturale di primaria importanza. I suoi stessi abiti, specialmente i sontuosi cappotti, erano opere d’arte: opulenti, dorati, carichi di intellettualismo e fantasia.
Sul fronte maschile si pensi a icone novecentesche come Rudolf Nurayev, sommo ballerino e coreografo russo, o Luchino Visconti, geniale regista che seppe interpretare con virtuosismo architettonico la decadenza di un’epoca. L’uno tutto teso all’eccellenza in ogni aspetto della vita, bizzarramente sofisticato al punto da disegnarsi da solo i lussuosi costumi di scena (fecero furore quelli ideati per Romeo e per il principe del “Lago dei cigni”), l’altro fedele ad un ideale di bellezza che aveva nei velluti e nei broccati il simbolo di uno splendore storico ormai minato dalla rozzezza e dalla velocità di un mondo insensibile.
Ma il personaggio che forse più di tutti fece un modello della propria moda e dei propri modi, ovvero della propria vita all’insegna dell’arte, fu la mitica Luisa Casati, musa di pittori e musicisti, scrittori e danzatori, maestra di trasgressione e di emancipazione femminile. Il suo soggiorno a Capri nel 1920 restò memorabile, così descritto da Roger Peyrefitte in “The Exile of Capri”: “La marchesa indossava un cappello da astrologo dal quale partivano lunghi veli che avvolgevano la sua persona”¦ Indossava campanelli alle orecchie”¦ Un negro si occupava dei due levrieri al guinzaglio, incipriati color mauve, e di un leopardo. Un granduca teneva d’occhio tre gabbie contenenti, rispettivamente, un boa costrictor, alcuni pappagalli e un gufo. Innumerevoli bagagli e suitcase erano impilati e completavano la processione di carrozzelle”.
Lei, che era una delle più facoltose ereditiere d’Italia, ebbe il ruolo di indiscussa animatrice della società europea per i primi tre decenni del “˜900, trasformando il lusso in una sorta di culto religioso. Sempre elegantissima, malgrado le stravaganze, commissionava i suoi abiti a Poiret, Baks, Fortuny ed Erté. La sua figura era alta e snella, la capigliatura rosso fiamma, il viso pallido in cui risaltavano magneticamente la bocca rossa e gli occhi verdi sottolineati da abbondante kohl nero. E tante donne cercarono di imitarla”¦
E’ quando le storie personali si fondono con l’esperienza artistica e la moda che accade veramente quel prodigio chiamato genio umano.