La discutibile scelta di Dolce e Gabbana
Dopo Firenze e le notizie poco rassicuranti sul mercato italiano – 5% in meno di compratori italiani dopo i primi due giorni a fronte del 5% in più dei compratori esteri -, parte Milano Moda uomo A/I 2013 con un calendario non particolarmente ricco e segnato – certamente tutta la manifestazione se ne farà carico – dalla tragedia della scomparsa in mare dell’aereo su cui viaggiava il vicepresidente della CNMI Vittorio Missoni. La sfilata Missoni rimane in calendario, ma tutto si svolgerà in sordina, un momento di lavoro che tiene conto delle esigenze della stampa e dei buyer presenti a Milano, e non un evento mondano e mediatico.
Nella prima giornata, iniziata con Corneliani e che ha visto sfilare nella mattinata Jil Sander, Zegna, Costume National Homme, Burberry, Les Hommes, Varvatos, Barret e Versace, ci ha lasciato perplessi la scelta stilistica di Dolce & Gabbana.
Domenica si prosegue con Bottega Veneta, Trussardi, Iceberg, Ferragamo Calvin Klein Collection, Vivienne Westwood, Missoni, Daks, Prada e Moncler Gamme blue. Lunedì sarà la volta di Bikkembergs, Emporio Armani, Richmond, Gucci, Etro, Z Zegna, Canali Umit Benan, Fendi, Belstaff, Moschino. Martedì chiude Enrico Coveri preceduto da Dsquared2, Giorgio Armani, Diesel Black Gold, Roccobarocco. Manca quindi dalle passerelle milanesi Ermanno Scervino che sceglie una presentazione: assenza ampiamente giustificata con la grande sfilata evento nel Salone dei Cinquecento a Palazzo Vecchio il 9 gennaio all’interno di Pitti uomo.
Ma andiamo ad una delle sfilate più discutibili di questa prima giornata, quella di Dolce e Gabbana. Al centro dell’ispirazione la Sicilia, verso cui da tempo il duo di stilisti è orientato.
“Lodevole” la loro decisione di mandare in passerella giovani ragazzi siciliani e non modelli professionisti con l’intento di dare una forte impronta di normalità, di quotidianità alla sfilata; così come sono state divertenti – ironiche – le campagne pubblicitarie a tema strettamente siciliano. Eventi tutti che non mancheranno – ce lo auguriamo – di avere ripercussioni sul turismo dell’Isola, richiamando gli estimatori della Griffe che vorranno vedere da vicino questi misteriosi siciliani.
La Sicilia scelta per la passerella milanese è la Sicilia della devozione popolare.
Così le t-shirt, le camicie, portano impresse immagini devozionali, i tessuti ricordano quelli appositamente preparati per i paramenti sacri; le sciarpe sotto le giacche ricordano le stole per il confessionale e il taglio delle maniche ricorda le cotte, la sopraveste in lino o cotone utilizzata per officiare alcune funzioni religiose; le giacche e i cappotti hanno sottratto l’abbottonatura alle vesti talari, e così di seguito.
Insomma una opzione indiscutibilmente di cattivo gusto, doppiamente kitsch anche per la scelta dei soggetti. Agganciandoci a quanto detto, cioè che la Sicilia potrebbe avvantaggiarsi delle scelte stilistiche di Dolce e Gabbana, ci saremmo aspettati immagini artistiche. Le stupende Madonne in argento della Cattedrale o della Chiesa di S. Francesco a Palermo, le statue in alabastro del Gaggini di Trapani o di Tindari, l’Annunciata di Antonello da Messina che lascia a bocca aperta il visitatore di Palazzo Abatellis – e potremmo andare avanti ad enumerare capolavori dell’arte siciliana-, tutte avrebbero almeno reso un servizio al turismo isolano. E invece no!, la scelta è caduta su immagini che sono espressione di una diffusa – almeno al Sud – pietà popolare fatta solo di devozionismo sentimentale , che oggi risulta, specialmente per i più giovani, irritante e al limite della derisione; assolutamente controcorrente alla proclamazione del 2013 di un Anno della Fede voluta da Benedetto XVI. Ci viene da pensare che proprio questo fatto abbia ispirato i nostri Dolce e Gabbana. Se l’intento era richiamare l’attenzione portando in passerella il sacro, cosa del resto non nuova, ci sono riusciti; hanno “bucato” la pagina delle cronache delle giornate milanesi.
Detto ciò – e fermo restando la nostra personale non condivisione delle stampe a fiori delle giacche – ci sembra doveroso riconoscere che i capi sono ben costruiti e ben fatti, come da chi conosce il mestiere.