La “Fabbrica Contemporanea” di Brunello Cucinelli ha l’uomo al centro
Se Brunello Cucinelli non ci fosse, bisognerebbe inventarlo!
Nessuno se non lui potrebbe esprimere un “credo” imprenditoriale e umano di questo tipo: “Credo in un’impresa umanistica: un’impresa che risponda nella forma più nobile a tutte le regole di etica che l’uomo ha definito nel corso dei secoli. Sogno una forma di capitalismo umanistico contemporaneo con forti radici antiche, dove il profitto si consegua senza danno o offesa per alcuno, e parte dello stesso si utilizzi per ogni iniziativa in grado di migliorare concretamente la condizione della vita umana: servizi, scuole, luoghi di culto e recupero dei beni culturali. Nella mia organizzazione il punto di riferimento è il bene comune, come strumento di guida per il perseguimento di azioni prudenti e coraggiose. Nella mia impresa ho messo l’uomo al centro di qualsiasi processo produttivo, perché sono convinto che la dignità umana ci sia restituita solo attraverso la riscoperta della coscienza”. Coerentemente con questo stile di pensiero, che si nutre quotidianamente delle letture di Socrate, Seneca, Kant, Marco Aurelio, Alessandro Magno, San Benedetto, il “re del cashmere a colori” ha lanciato di recente, nella sede di Confindustria Umbria (la sua regione), il progetto “Fabbrica contemporanea”.
La finalità di questa idea – in cui sono state coinvolti autorevoli centri universitari e importanti provider high tech – è quella di elaborare e implementare una strategia fondata sulla ricerca e sull’innovazione in grado di rafforzare e incrementare i vantaggi competitivi dell’Italia e, in parallelo, di orientare la trasformazione del nostro settore manifatturiero verso nuovi sistemi di prodotto e di processo, in conformità con gli avanzati programmi tecnologici varati dall’Unione Europea per la cosiddetta “Smart Factory”. Interessante e peculiare è il fatto che Cucinelli però abbia preferito battezzare “Fabbrica Contemporanea” e non “Fabbrica Intelligente” questa iniziativa, che è unica nel suo genere a livello europeo, allo scopo precipuo di valorizzare l’importanza della persona.
Lo stilista-imprenditore ha infatti spiegato che la fabbrica 4.0 è ‘contemporanea’ perché “capace di utilizzare le opportunità offerte dalle tecnologie e la digitalizzazione dei processi, ma sempre con l’uomo al centro”. Rendendosi conto di come Internet ci abbia cambiato la vita, migliorando molti aspetti ma producendo anche distorsioni (ad esempio la perenne interconnessione che crea ansia e deprime la creatività), un bel giorno il signor Brunello ha deciso che avrebbe “umanizzato la Rete” e “noi saremmo diventati artigiani umanisti del web”. Ecco dunque il suo programma a misura d’uomo contemporaneo che dà vita sì a prodotti altamente innovativi, ma dà anche più vita a se stesso e, quel che più conta, una vita migliore: “Lavorare fino alle 17.30, niente mail né messaggi Whatsapp dopo quell’orario. Meglio telefonarsi, si risparmia tempo e si recupera quel contatto umano che la Rete ha finito con lo spersonalizzare rendendoci tutti più ansiosi e meno creativi”. La sua “formula” prosegue poi con la regola del riposo da ogni interconnessione fino al giorno seguente. Sabato e domenica niente lavoro e distacco totale da mail, Whatsapp e tutti i social. Quindi, in definitiva, l’”ingrediente segreto” nella ricetta di Cucinelli consiste nell’ osservare certe regole, per cui si opera “senza smartphone tra le mani”.
«Siamo italiani – ha rimarcato Cucinelli in un tutt’altro che implicito raffronto con l’industria 4.0 di stampo tedesco – e le nostre peculiarità sono la bellezza, la manualità, la creatività, e non certo le produzioni di massa a basso costo. Siamo il primo Paese al mondo nel manifatturiero per le produzioni di nicchia che scelgono l’alta e l’altissima qualità. Per fare questo dobbiamo essere sostenibili, valorizzando nel modo giusto chi quel valore aggiunto della manualità, della creatività fornisce”.
Il progetto di Fabbrica Contemporanea, che avrà il suo headquarter nell’azienda di Solomeo (PG) e si svolgerà in collaborazione con l’Università di Perugia, Mit di Boston, IIT di Genova e con il supporto di Confindustria Umbria, nonché di fornitori di tecnologia (Replay, Electra e Temera), si strutturerà su 18 mesi, al termine dei quali i soggetti coinvolti dovranno proporre e codificare un nuovo modello produttivo della moda, dal disegno alle collezioni fino alla commercializzazione, in un processo “accompagnato, ma non dominato” dai nuovi sistemi tecnologici. Il passo successivo sarà poi applicare tale modello alle circa 330 aziende dell’indotto del brand Cucinelli, le quali contano 3700 addetti in totale.
In sostanza questa ambiziosa strategia, che può definirsi etica e politica oltre che meramente socio-economica, mira in ultima istanza a codificare nel settore fashion un modulo che abbraccia tutte le fasi della supply chain e fa sentire i suoi effetti sull’integralità della persona. E così si torna alla filosofia di fondo di Brunello Cucinelli, che non perde occasione per confermare quanto creda “nella qualità e nel bello del prodotto artigianale” e pensi “che non possa esservi qualità senza umanità”.