La magia delle perle boeme
E’ un’epifania di luce e colore la mostra dedicata alle perle di Boemia – intitolata “Perle fra i Monti, Bijoux di Boemia”– che fino all’8 Novembre trova la sua cornice ideale nel Museo del Bijou di Casalmaggiore (CR). Organizzata dalla Compagnia delle Perle-Centro Studi Archeologia Africana di Milano e curata dagli esperti Bianca Cappello e Giorgio Teruzzi, l’esposizione introduce alle sfavillanti gemme boeme valorizzandone la produzione per il mercato coloniale e concedendo ampio spazio ai gioielli realizzati da prestigiose aziende milanesi un tempo molto note in ambienti borghesi e nel mondo della moda.
Ad esempio Imelde Chiozzi, tra il 1919 e i primi anni ‘30, in piena epoca Art Deco, gestì diversi negozi che portavano il suo nome in centro a Milano. Nel 1871 era stata fondata la Unger, tuttora esistente, con un’assortita manifattura di articoli di qualità e altamente creativi. Prima ancora, nel 1865, aveva visto la luce la ditta Corbella, cessata solo pochi anni fa, destinata a lavorare per i grandi teatri di tutto il mondo, a partire dalla Scala (in mostra sono esposti anche alcuni pezzi di questa gioielleria teatrale). Nel 1919 Carlo Viganò iniziò l’attività nei pressi di Piazza del Duomo, trattando materiali di vetro di Venezia e di Boemia per il ricamo di alta moda.
Centinaia di pezzi tra perle, strumentazioni, bijoux, accessori, ricami, riviste e fotografie d’epoca provenienti da enti, archivi storici e collezioni private (Biblioteca della Moda di Milano, Luisa Anselmi, Nicoletta Chiozzi, Valentina Lo Celso, Augusto Panini, Giorgio Teruzzi, Unger, Viganò, Franco Jacassi), sono esposti in questa mostra che vuole offrire una panoramica della variegata produzione vetraria boema, di cui si può trovare testimonianza anche negli ornamenti popolari conservati a Casalmaggiore.
Le perle di Boemia protagoniste al Museo del Bijou possiedono un fascino tutto particolare, a cominciare dalle loro origini nella romantica regione dei monti Jizera, nella parte settentrionale della Repubblica Ceca, nota da secoli per la lavorazione del vetro. Dalla seconda metà del ‘700 la cittadina ceca di Jablonec divenne il principale concorrente di Venezia nella produzione di perle di vetro per il mercato mondiale, soprattutto per le cosiddette “perle di scambio” che i mercanti europei utilizzavano nei loro commerci con le popolazioni dei vari continenti. Proprio per rispondere all’enorme richiesta di perle di vetro da parte delle colonie, i fabbricanti boemi svilupparono nel corso dell’800 tecnologie manifatturiere sempre più sofisticate, che permettevano la creazione continua di nuovi modelli: oltre al vetro, utilizzavano materiali come metalli, ceramiche, plastiche. Alla domanda delle colonie si aggiunse poi quella della moda occidentale, che vedeva nascere la “bigiotteria”, dapprima come imitazione della costosa gioielleria di corte eseguita con materiali economici, successivamente anche “fantasia”, fino a entrare nel mondo della haute couture dagli anni ’20 del ‘900, grazie ai sommi stilisti Paul Poiret, Coco Chanel ed Elsa Schiaparelli.
Del resto, vari ritrovamenti archeologici hanno confermato che è lunghissima la tradizione della lavorazione del vetro nell’attuale Repubblica Ceca. Il vetro qui é stato presente sin dal secondo millennio avanti Cristo, da quando con tecniche di baratto si ottennero le prime perline da commercianti provenienti dal Medio Oriente. I primi lavoratori del vetro nel territorio ceco furono i Celti circa 2300 anni fa, ma le più antiche tracce scritte riguardanti la produzione risalgono solamente al 1162. Le origini del vetro contemporaneo risalgono comunque al periodo a cavallo tra il XIII e il XIV secolo. Solo il vetro veneziano puó vantare una storia ininterrotta come quella boema.
La mostra al Museo del Bijou di Casalmaggiore, che si svolge con la partecipazione di Amici del Museo del Bijou e Comune di Casalmaggiore, e con il patrocinio di Centro Ceco – CzechTrade, ne riconosce il valore tecnico oltre che estetico, rendendole degno omaggio.