La moda secondo Daniela Gregis
Oratorio di S. Ambrogio, volte affrescate, imponenti travi in legno, atmosfera eterea, distante dai rumori, dai riflettori e dalle musiche associabili alle passerelle tradizionali. Due attori con essenziali e scarni abiti in iuta fanno il loro ingresso in sala, introducendo una sfilata talmente unica e particolare da rimanere impressa anche nelle menti dei più distratti osservatori. Daniela Gregis fa sfilare il suo concetto di stile, che non ha nulla in comune con i tradizionali canoni di ciò che consideriamo moda.
Cominciano ad entrare le modelle, passo lento e rigido, sguardo intenso, nessun movimento da top, labbra bianco intenso, palpebre lunari e piedi nudi. Il tessuto chiave è il lino, utilizzato per casacche, giacche, ampi pantaloni e gonnellone alla caviglia o a metà polpaccio. Poche le stampe, ad eccezione di grossi quadri bianchi e blu abbinati talvolta a sandali in legno, stretti al piede da lacci in cotone.
Le linee sono essenziali, la silhouette poco evidenziata, in un gioco di sovrapposizioni e chiaro scuri che donano alla figura un aspetto quasi fuori dal tempo e dallo spazio. Accessori scarni, ricavati dalla canapa e dal filo per collane, anelli e bracciali. Le borse sono grandi sacche in cotone, prevalentemente bianche con motivi geometrici in giallo paglierino.
Nel corso dell’intera sfilata, i due attori attendono e introducono l’arrivo delle modelle con movimenti e moine che da una prima osservazione potrebbero far pensare alla messa in scena di una vera e propria parodia del tradizionale mondo della moda e delle passerelle nelle sue particolari dinamiche.
Daniela Gregis non propone una moda, non segue i trend del momento e concepisce la figura femminile in modo diametralmente opposto rispetto agli attuali e invalsi canoni stilistici. Il suo è uno stile molto personale che sembra essere immune dalle influenze del mondo esterno e dai dettami dell’onirico mondo della moda.