La natura rinasce nell’arte della ceramica e della fotografia
Impastare argilla, essiccarla, decorarla con smalti o colori e infine cuocerla è un’arte antichissima. Fotografare è un’arte molto più recente, ma con la prima condivide l’aspirazione a riprodurre la realtà, spesso osservandola da un’ottica particolare, talvolta in chiave simbolica, nel nome di un ideale personale di bellezza o di altri valori estetici ed etici. E se i processi creativi sono differenti (nell’un caso comportando l’irruzione fisica, per così dire, dell’esecutore nella materia; nell’altro, implicando il ricorso ad uno strumento come “filtro”), è altresì vero che entrambi richiedono all’artista di farsi consapevole compositore, ovvero accostare oggetti in modi diversi secondo una propria logica o fantasia.
Così, è stata la natura – nella fattispecie la natura morta (Natura Morta è il titolo) che “ferma l’attimo” per eternare ciò che di per sé è effimero – ad unirle in un’originale mostra collettiva che sino al 7 Gennaio si tiene nelle eleganti sale del Palazzo Ducale di Sabbioneta (MN), la “citta ideale” concepita da Vespasiano Gonzaga in pieno Rinascimento. Si tratta di un evento scaturito dalla collaborazione tra l’associazione culturale “Ceramicarte” ed il circolo fotografico “Fotocine Casalasco”.
Lungi dall’essere un’arte minore, il genere della natura morta, a partire dalla “Canestra di frutta” di Caravaggio – il primo a dare dignità agli oggetti riconoscendone il valore intrinseco – ha ancora un fascino irresistibile per l’uomo contemporaneo, il quale ama contemplare le cose nella loro genuina realtà ottica, come frammenti di un Creato considerato significativo di per sé e di cui si può avere “sensata esperienza”, come puntualizzerebbe Galileo Galilei. E talvolta – proprio per il tramite della raffigurazione di oggetti inanimati – gli artisti finiscono per chiedersi se le concezioni dell’ordine naturale abbiano o no principio e fine nell’ordine soprannaturale.
Non si scordi, tra l’altro, che storicamente alla natura morta è stato associato il tema della vanitas, proposto non solo come intimidatorio memento mori (si pensi al rigorismo del card. Carlo Borromeo), ma anche come un semplice ammonimento a meditare sulla caducità del mondo e dei suoi elementi, da quelli più rozzamente materiali a quelli più raffinati, distanti dalla sfera spirituale.
La natura morta come ancora oggi la concepiamo è nata proprio in area lombarda, quando si impone una nuova Weltanschauung in cui la concezione estetica si fonda solo su ciò che appare. E’ una visione della realtà all’insegna di un irrefrenabile anelito di libertà pittorica, che in un milieu culturale e paesaggistico come quello padano, geograficamente e antropologicamente propinquo all’ambito agricolo, trova l’humus ideale per esprimere la propria sensibilità nei confronti delle cose esperibili con i sensi. In particolare il kairòs naturamortista fu forse propiziato da un crescente successo delle istanze borghesi (latrici di ricche committenze), da un’accondiscendenza intellettualistica allo spirito della Controriforma nel segno della quotidianità (in antitesi a trite idealizzazioni) e magari anche da un provvido auspicio di koinè artistica europea in conformità ad un rinnovato naturalismo (imperante l’influsso dei maestri manieristi fiamminghi).
La perspicacia unita all’ironia, prima ancora che l’effettivo talento, di Vincenzo Campi – conscio delle potenzialità estetiche e commerciali dei temi cari a pittori come Pietro il Lungo da Amsterdam (Pieter Aertsen) ed al di lui allievo anversano Joachim Beuckelaer, pionieri dello Stilleven come genere pittorico con le loro scene domestiche di carattere sovente popolaresco – ne fece il quasi casuale apripista di una pittura di genere oscillante tra lepido realismo mercantile e pura esibizione comica che attinge alla vis della commedia volgare. In tal modo, le cose oggetto di rappresentazione risultano vere e proprie “monadi” specchio di eternità, ostentate in quello che in olandese è denominato toppunt, ovvero all’acme della loro compiutezza, allorché le loro qualità si dispiegano nella maniera più perfetta, prima dell’inevitabile corruzione destinata infine a sfociare nella morte (si legga al riguardo il filosofo Remo Bodei, La vita delle cose, Roma-Bari, Laterza, 2011). Sarebbe poi venuto il Merisi da Caravaggio a sublimare in puro genio realistico gli stimoli che andavano rapidamente maturando in direzione naturalista.
Anche in epoche più recenti (si pensi a Van Gogh, Matisse, De Pisis, Picasso, De Chirico, Morandi) i pittori hanno declinato, più o meno in modo specialistico, il tema della natura morta secondo vari schemi mentali, non esclusa la chiave psicanalitica sull’onda dell’ispirazione freudiana. Oggi la natura morta è soprattutto diletto decorativo, gioia di rappresentare, contemplazione silenziosa, per evocare immagini e suggestioni sopra il “velo di Maia” del vero visibile… che comunque può rimandare a quanto vi è sotteso.
La mostra in corso a Sabbioneta si svolge appunto all’insegna del gusto puro di raffigurare oggetti e, insieme ad essi, le idee che li sottendono, all’insegna della massima libertà tematica ed espressiva che comunque non viaggia disgiunta da una solida padronanza tecnica. E così, fiori, frutti, animali, dolciumi, arnesi quotidiani e non riacquistano forma e sostanza, dignità intrinseca ed estrinseca, per il solo desiderio di piacere e far riflettere, spesso con ironia, spaziando da suggestioni caravaggesche alle recondite armonie dello spazio cosmico a cui solo l’immaginazione può pervenire.
L’Associazione culturale Ceramicarte, di cui Francesco Vitale è fondatore e presidente, è nata a Casalmaggiore (CR) nel 1997 per l’intraprendenza di un gruppo di ceramisti, al fine di promuovere e sostenere attività culturali e manifestazioni artistiche con particolare attenzione per la tecnica della ceramica e del cotto, organizzando corsi, conferenze, esposizioni e confrontandosi costantemente con altre realtà italiane.
Il circolo “Fotocine Casalasco”, presieduto da Tiziano Schiroli, è stato costituito nel 1966 da alcuni appassionati di fotografia e cinema, i quali nel corso degli anni sono cresciuti per numero e importanza sull’onda delle varie innovazioni tecnologiche che si sono andate imponendo in questo campo. Cura diversi eventi e partecipa ad iniziative di altri circoli ed enti nell’ambito del volontariato culturale.
Per quanto riguarda la ceramica (altorilievi, bassorilievi, sculture a tutto tondo), le opere esposte a Palazzo Ducale di Sabbioneta sono di: Magda Ballerini, Elena Contesini, Gianni Federici, Giuseppe Ferrari, Brunella Finardi, Elena Finardi, Elisabetta Ghidini, Bianca Invernici, Isaia Lazzari, Maria Elisabetta Passeri, Renata Raschi, Massimiliano Valenti, Mario Viotto, Francesco Vitale. Invece, autori delle foto sono: Carlo Balestreri, Davide Cavalli, Vincenzo Cerati, Manuele Dellanave, Cristian Favagrossa, Laura Giacomelli, Elena Magni, Anna Manfredi, Paolo Mangoni, Rita Ori, Vincenzo Raeli, Daniele Raschi, Tiziano Schiroli, Giuseppe Storti.
“La natura unisce da pari a pari persone lontanissime tra loro per condizione di fortuna; si baciano come nate insieme” (William Shakespeare).