La perfetta imperfezione nella collezione A/I 2016-17 di Angelo Marani (e non solo….)
Una caotica “couture”.
Così ha voluto intitolare la sua sfilata per il prossimo autunno/inverno Angelo Marani, stilista sempre più eclettico e fantasioso.
Un “mondo/moda” in cui il caos e l’imprecisione si prendono la rivincita su chi vorrebbe negarne la voce.
Una caleidoscopica passerella dove, come in una singolare caccia al tesoro, la bellezza va ricercata dietro ciò che appare a prima vista.
Amante sfrenato di una femminilità seducente e romantica al contempo, eccolo mettere in campo una miscellanea di stili, colori, tessuti, linee, tendenze……
Tutto si scompone per ricomporsi in inedite forme.
Gli anni ’90 -alla base della sua attuale ispirazione- portano con sé le note di un punk rock che orchestra e anima gli abiti, le pellicce, i pantaloni, gli accessori…..
L’arte contemporanea -di cui Marani è grande estimatore e accanito collezionista- si esprime nei dettagli delle gonne, nei volumi dei cappotti,
nelle pennellate degli accesi colori che caratterizzano la collezione -occorre illuminare il buio di questi tempi, afferma con enfasi nel backstage!-.
Nell’armonizzare quel che ama e che lo rappresenta, dà una nuova vita a quei particolari ritenuti solitamente secondari e veste di fascino ciò che altri ritengono “difetto”, come se ne fosse ammaliato o ne indovinasse l’essenza sottesa.
I tagli “inferti” alle camicie, ai jeans, alle tuniche ricordano quelli che Lucio Fontana incideva sulle sue famosissime tele e le volute irregolarità delle cuciture e degli orli rimandano a fessure da cui poter intravvedere altro -“C’è una crepa in ogni cosa. È da lì che entra la luce”, afferma con sicurezza Leonard Cohen-.
E viene in mente quel saggio particolare di Roberto Peregalli, architetto decoratore nonché studioso di filosofia, intitolato “I luoghi e la polvere. Sulla bellezza dell’imperfezione”. In esso leggiamo che “…..occorre ripensare oggetti, luoghi e persone da un altro punto di vista, quello del tempo che lascia tracce del suo passaggio per chi sa coglierle”. Davvero interessante quando ci comunica che c’è meraviglia anche “…in disparte, tra le pieghe del mondo, senza cedere ai trucchi e alle lusinghe del progresso…”.
Un passato dunque, per Marani, che ammaestra il futuro e gli dà il coraggio di mostrarsi con tutte le sue promesse. Di uscire allo scoperto senza nasconderne le cicatrici.
Un’esplosione di outfit degni di fare concorrenza a folli fuochi artificiali che fanno sbarrare gli occhi e sorridere.
Un’intromissione nel presente di pezzi dal sapore rétro che rinfrescano la memoria e evocano un filo di nostalgia.
I morbidi maglioni dove coesistono angora, mohair, cashmere inducono tenerezza; i capi da sera -arricchiti con stampe floreali e applicazioni di pizzi spalmati di metallo e velluti dévoré- richiamano pigiami preziosi indossati da dive del cinema muto: i rossi, i bianchi, i pastello, i blu lapis, i neri -non moltissimi-, i neutri…..sembrano gaie luci psichedeliche che si rincorrono senza sosta.
Un “apparente” strappo alla regola, insomma, ma che conosce in modo lucido e concreto fin dove può arrivare a spingersi.
E l’arte sembra ispirare sempre più anche Giulia Marani, la giovane figlia di Angelo attiva nell’azienda di famiglia dal 2006.
“Ricerca” e “creatività” le parole chiave che la guidano con estro e passione. (“La giovinezza è felice perché ha la capacità di vedere la bellezza”, ci suggerisce Kafka).
Una collezione la sua presentata in maniera originale e gioiosa.
“Honey”, il titolo.
Fulvia Monguzzi, in arte Miss Goffetown, l’artista (laureata in scultura nonché pittrice e disegnatrice con alle spalle diverse mostre) con cui ha collaborato per la sua realizzazione -fedele a questa sua “tecnica” di creare meraviglia ad ogni stagione mescolando la moda con l’arte-.
Ne viene fuori, grazie a questa contaminazione virtuosa, una collezione “dolcissima” e unica nel suo genere: atmosfere grafiche derivanti dall’uso del collage, sapore vagamente bon-ton ma decisamente moderno, ironia nell’uso dei tessuti e degli accostamenti, precisione nelle linee e nel posizionamento dei dettagli.
Molti i richiami alla natura -foglie, frutta, animali-, moltissimi i richiami alla Pop Art.
Soffici e cremosi -da far invidia ai più esperti pasticceri- i colori più tenui; vivaci e dirompenti i flou inaspettati.
La mescolanza della seta con il cashmere, l’effetto vedo-non vedo garbatamente offerto, le stampe sbarazzine che si alternano alle rassicuranti tinte unite, i volumi dei capi giocati con fresca maestria….. rendono onore a queste due giovani donne unite dalla energia tipica di chi sa vedere oltre e di chi, con equilibrata audacia, non teme di sperimentare nuove strade e nuovi percorsi.