La scomparsa di Mila Schön
E’ morta a 92 anni la stilista Mila Schön una dei protagonisti della nascita del Made in Italy. Si chiude con lei una pagina importante della moda italiana. I suoi abiti erano indossati da Marella Agnelli, Jacqueline Kennedy, e Farah Diba, Ira Fürstenberg. A Bianca Gervasio, ventottenne stilista originaria della provincia di Bari, l’onore e l”˜onere di farsi interprete del suo stile sobrio e tipicamente milanese.
Mila, cioè Maria Carmen Nutrizio, era nata a Traù una piccola isola della Dalmazia; le vicende storiche degli anni dopo la prima guerra mondiale portano la famiglia e lei -a soli 3 mesi- a Trieste, dove vive e studia fino ai diciotto anni. L’approdo a Milano è nell’immediato dopoguerra, dopo aver sposato Aurelio Schön, commerciante di preziosi.
Alla moda arriva per necessità. Dopo il rovescio finanziario dell’attività del marito inizia a disegnare abiti per le amiche del bel mondo milanese; poi apre nel ’58 un piccolo atelier e organizza la sua prima sfilata con capi fatti a mano, dalla linea rigorosa: uno stile elegante adatto alla sobrietà tipicamente milanese. Nel ’65 Giovanni Battista Giorgini la invita nella leggendaria Sala Bianca di Palazzo Pitti al debutto del pret-à-porter Italiano. La sua collezione con capi in tutte le sfumature dal glicine al viola ha un sorprendente successo. E dopo qualche incursione nel mondo dell’Alta Moda romana accanto a Valentino, Sarli, Gattinoni e alle Sorelle Fontana, nel 1966 è negli Stati Uniti a Houston, su invito di Neiman Marcus, e in questa città riceve l’Oscar del colore.Poi anche New York la festeggia con un altro premio, durante un galà cui partecipa il jet set internazionale, con ospiti come Marella Agnelli e Lee Radziwill, che indossano abiti firmati Mila Schön. Nel 1985 il Presidente della Repubblica Francesco Cossiga la nomina Commendatore della Repubblica. Nello stesso anno la Camera della Moda Italiana le attribuisce la “Stella di Michelangelo” e nell’87 il Sindaco di Milano le conferisce la Medaglia d’oro di Benemerenza civica. Nel Maggio del 2008 Letizia Moratti sindaco di Milano la premia come una delle “donne che hanno fatto grande Milano”
Negli anni ’60-70, Mila delinea il suo personale,
riconoscibilissimo stile. Così è descritto sul suo sito. “Le forme assumono un taglio geometrico, più rigoroso, ogni orpello decorativo o strutturale viene eliminato. E i suoi capi, con l’enfasi data alla sagoma anche grazie alla scelta della monocromia (fu tra le prime a utilizzare il marrone, il ruggine e il viola), assumono un carattere futuristico, quasi spaziale“. Insomma uno stile dalle linee sobrie e nitide. Rigore e perfezione, saranno gli elementi identificativi del suo lavoro.
La fama di Mila Schön, il suo trademark, è legato alla creazione dei capi in tessuto double a cui è pervenuta, insieme a una serie di abili artigiani tessutai (prima Nattier e poi Agnona). Si tratta di una ricercata lavorazione che prevede l’accoppiamento di due tessuti – lana con la lana o lana con cotone ecc. -. Il double permette alla stilista di creare un nuovo stile raffinatissimo, fatto di cuciture nascoste e nervature, che diventano tratto indelebile della forma e del taglio di un capo. «Concepivo gli abiti come li volevo: senza fodere, con l’interno uguale all’esterno, il double-face mi dava l’idea dell’ordine, del pulito», affermava Lei.
Affascinata dal dibattito culturale; ispirata dal rapporto personale con i protagonisti dell’arte contemporanea, Mila Schön porta la sperimentazione in sartoria. Inventa nuovi linguaggi, nuove lavorazioni; ponendo attenzione a linea, colore, superficie, esplora le possibilità e i limiti della tecnica e della materia. Traduce il suo contatto con l’arte in una personalissima scelta estetica per gli abiti, tessuti, ricami, disegni, colori. I cerchi concentrici di Kennet Noland diventano per lei intrecci geometrici bicolore. I dipinti di Gustav Klimt suggeriscono nuove suggestioni che nelle sue mani si trasformano in preziosi ricami fatti di infinitesimali paillettes, strass e pietre, che creano motivi a onda, tra i suoi preferiti. Ma ritroviamo anche gli influssi delle sculture mobili di Alexander Calder e negli intarsi influssi della optical-art di Victor Vasarely. Tutto ciò senza però rinunciare mai a quegli elementi distintivi del suo lavoro che le hanno meritato il titolo di “Signora dello Stile” : Linearità. Sobrietà. Gusto del colore. Geometria. Ora il testimone della maison passa a Bianca Gervasio giovana stilista pugliese che ha già debuttato a Milano Moda Donna che dovrà farsi interprete del suo stile sobrio e tipicamente milanese.