La trasformazione negli abiti di Camillo Bona
Camillo Bona ha presentato nell’ambito di AltaRoma la sua collezione haute couture per la primavera-estate 2012, assumendo come metafora e ispirazione un’icona viva nell’immaginario collettivo, la Matrëska o Matrioska. La collezione non vuole far riferimento al costume o all’aspetto formale della bambola ma alla sua simbologia e al suo significato primordiale. Il termine Matrëska in russo significa “femminilità” e “potenza-fertilità” quindi rappresenta colei che da origine alla vita. Identificata con la Dea della terra, simbolo della donna nel suo divenire, la Matrioska opera da stadio a stadio, da un macro a un micro cosmo e viceversa, cresce e decresce, si rivela e si rinnova; come in un gioco di scatole cinesi l’una è contenuta nell’altra. La logica del meccanismo a incastro si rispecchia immediatamente nelle creazioni di Camillo Bona, nell’uso dei tessuti lavorati, sovrapposti, caratterizzati da intarsi e velature.
Attraverso la sua collezione lo stilista vuole celebrare il culto della donna e l’alta metafora della trasformazione, la ciclicità e l’evoluzione, la stagionalità della terra che diviene stagionalità della moda, la necessità di rinnovarsi attraverso ogni collezione. In quest’ottica nulla è puramente casuale: né la scelta esclusiva di tessuti naturali che vanno dal jersey di lino al lino e dalla seta alla rafia, né la ripetizione dei colori che, dal primo all’ultimo pezzo della collezione, si propongono un ritmo basato su un attento gioco di equilibri e proporzioni. Le proposte moda di Camillo Bona scandiscono i diversi momenti della giornata con abiti pensati appositamente per la mattina, il pomeriggio e la sera, togliendo alla modernità la sua divisa per tutte le occasioni. Completi pantalone o due pezzi che abbinano gonne al ginocchio e bluse, tubini ed abiti lunghi dalle linee diritte o zingaresche, uniscono volumi morbidi, ornati geometrici e scolli lineari. L’escalation dei colori include bianco e beige, albicocca e verde, cipria e arancio, viola e turchese, corda e tabacco, grigio e nero.
Sfilano corpini e gonne “illustrati”, il gioco fra stampe e ricami soprattutto floreali, con-fonde la natura dei differenti dettagli. Camillo Bona ci ha raccontato in proposito: “C’è un denominatore comune nelle mie creazione. Mi piace l’abito che sembra semplice in apparenza ma che nasconde una costruzione complessa, un gioco. Mi piace che gli elementi di complessità non appaiano al primo colpo d’occhio preferisco che l’abito si riveli e venga scoperto solo mano a mano”. Come già accennato è centrale nella collezione l’idea della trasformazione, molti capi sono pensati “in divenire” e con diverse possibilità d’uso. Mutano per corrispondere alla personalità specifica della donna che li indosserà. Si passa da giacchini adattabili nelle lunghezze che all’occorrenza divengono spolverini ad apparenti decorazioni con riccioli scultorei che possono essere staccati dallo scollo dell’abito tubino e riutilizzati indipendentemente magari come stola, capi che si possono trasformare insomma, che rivelano particolari in grado di modificare la silhouette e di fare di un singolo outfit differenti proposte di stile. Anche fra gli accessori, caratterizzati da perle e pietre, ci sono collane con zip che possono essere indossate in maniera duplice: tenute unite o separate.
La donna secondo Camillo Bona, è descritta essenzialmente da due aggettivi, è elegante e raffinata. L’abito da sposa stravolge le interpretazioni più classiche, accostando con carattere e originalità pizzo e rafia.