Largo ai giovani!
Una delle critiche (ingiustamente) mosse alla nostra moda da certa stampa internazionale è quella di non “allevare” giovani talenti in grado di emulare le gesta dei big del presente e del passato. A smentire le Cassandre d’oltreoceano ha provveduto, tanto per citare un esempio, il grande Giorgio Armani, il quale in occasione delle ultime Fashion Week milanesi ha fatto sfilare nel suo prestigioso Teatro alcuni designer emergenti e molto promettenti: Christian Pellizzari, Julian Zigerli, Stella Jean, Au Jour Le Jour, da ultimo Angelos Bratis.
Si è presentato da protagonista l’ottimo Angelos Bratis, proponendo una collezione ispirata alla sua terra d’origine, la Grecia, dove ha trovato la sua Musa negli affreschi erotici e nelle strutture architettoniche dei templi e delle dimore aristocratiche di epoca classica, rielaborandoli in grafismi astratti espressi in triangoli, semicerchi, rettangoli riportati su capi leggeri da spiaggia che sembrano sciogliersi in foulard. Ricercati caftani, di taglio sartoriale “cartesiano”, elegantissimi, sono i pezzi forti del suo guardaroba femminile P/E 2015, caricati di ulteriori suggestioni con gioielli importanti creati da Maria Mastori: sono piccole sculture in legno, foglia d’oro e ottone. La palette cromatica spazia dal blu al rosa, dal bianco al nero, dal giallo al grigio. L’effetto è di un neutro sublime. La donna di Bratis appare una creatura misteriosa e inafferrabile, pura e sensuale allo stesso tempo, concepita in una dimensione monumentale e semi-divina, il look della quale è costruito per sottrazione, “liquefacendo” i tessuti di seta e cotone per poi vederli rianimati indosso ai corpi. E’ insomma una prova d’autore, con punte virtuosistiche, quella di Bratis, che può ormai considerarsi completamente emerso più che emergente; va dunque riconosciuto ai giurati del concorso Who’s On Next di aver visto lontano quando nel 2011 lo proclamarono vincitore. Lo stilista italo-ellenico, la cui forma mentis in fondo è molto “armaniana”, si è detto naturalmente onorato di essere scelto da Re Giorgio per presentare la sua nuova collezione: “Il grande maestro italiano è per me il perfetto esempio di designer che ha valori profondi, espressi in una lunga carriera. Quegli stessi valori che cerco di esprimere nel mio lavoro: la femminilità e un’eleganza pura e senza artifici”.
Il trevigiano Christian Pellizzari, che Armani non perde occasione per incoraggiare, punta ad una moda fusion, ricca di contaminazioni in divenire che riguardano sia la proposta dei tessuti (tutti rigorosamente made in Italy, in primis i magnifici jacquard, sua passione) sia le forme audaci ma sapienti (audaci perché sapienti) sottese di profonda cultura sartoriale che attinge al meglio della tradizione artigianale. Formatosi al Polimoda di Firenze, poi perfezionatosi sul campo a Milano, Londra e Parigi, muovendosi a proprio agio in ogni contesto, il giovane veneto ha portato avanti la sua ricerca individuale di uno stile libero, in cui nuovi concetti si impongono con apparente disinvoltura.
L’ha dimostrato anche la sua ultima collezione uomo P/E 2015 che ha presentato camicie classiche sdrammatizzate da ricami retrò, talvolta abbinate a maxi-impermeabili o parka laconici; e poi pantaloni fluidi con orlo al di sopra della caviglia, facili da indossare, così come le gonne mini, ariose e assai intriganti. A livello cromatico, dominano monocolori esaltanti in cui si inseriscono motivi floreali ed elementi geometrici. Il proposito è quello di dar vita ad un look virile tanto per la sera quando per il giorno che allo stesso tempo risulti raffinato e pratico, urbano e casual. Pellizzari ha spiegato: “Ho lavorato molto sulla costruzione del capospalla per creare dei nuovi concetti di giacca completamente svuotati e decostruiti. Giacche fatte solo ed esclusivamente di tessuto senza alcun tipo di rinforzo, fodera, adesivo”.
Anche lo zurighese Julian Zigerli, alla sua seconda partecipazione al salone milanese dopo aver maturato significative esperienze in ambito internazionale che hanno spaziato da Parigi a Seoul, da Londra a New York, ha meritato i riflettori templari di Armani. Il suo modello per la P/E 2015 ama abiti strutturati benché ironici, e predilige i coordinati (accessori compresi), scegliendo di sperimentare in modo artistico e innovativo diversi tipi di trama cromatica e tessile, insistendo comunque su texture geometriche e fantasie iridate a volte un po’ fumettistiche. L’effetto non lascia indifferenti. Vincitore del Swiss Design Award nel 2012, Zigerli da sempre promuove uno stile maschile che vira deciso sul comfort tecnico senza rinnegare l’eleganza metropolitana. Sorprendenti sono i suoi accessori, in particolare gli occhiali da sole specchiati a mezza lente, destinati a diventare un must per i fashion victim. Zigerli ci era piaciuto anche al salone milanese di White, quando aveva proposto la sua collezione A/I 14/15 ricca di stampe (eseguite dal trio francese Golgoth), confluite in outfit pieni di colore e joie de vivre, in cui volumi, disegni, nuance dialogano e giocano fra loro intelligentemente.
La romana Stella Jean, stilista di origini haitiane, ha invece presentato una collezione femminile P/E 2015 che attua un curioso sincretismo etico ed estetico tra Haiti, Burkina Faso, Mali e Italia, declinato attraverso la trama e l’ordito del tessuto che recuperano tradizioni secolari per promuovere concetti e significati diretti ad una donna contemporanea cosmopolita.
Affascinata dalla pittura naïf caraibica, la giovane designer ne ha trasposto la poetica gioiosa nei suoi capi leggeri, generosamente colorati ed estrosi, di buon gusto, scolpiti con cura. Stella Jean mira al cuore dell’eleganza, ma la vivacizza con qualche capriccio casual, ad esempio nell’accostamento delle mega t-shirt da giocatore di football alle gonne longuette a quadri o raffiguranti paesaggi esotici come tele dipinte. Splendidi gli abiti lunghi, morbidi e sciolti come piante tropicali lambite dalla brezza oceanica, coperti di fantasiose stampe afro realizzate con la tecnica a cera che rafforza le tinte, e incantevoli sono pure le ampie bluse a mezza manica che accarezzano la pelle.
Anche dal suo guardaroba classico la stilista ha tratto alcuni pezzi forti quali le sottane a ruota a vita altissima e quelle al ginocchio pieghettate e destrutturate, le silhouette da sirena, le camicette tartan, i capispalla ben impostati, su cui liberano i loro bagliori le tinte energetiche di luoghi mitici.
Au Jour Le Jour, ovvero Mirko Fontana e Diego Marquez, su un altro fronte hanno messo in scena al Teatro Armani una moda chic&fun, facile e sbarazzina, ideale per uno street style distintivo, con colori vitaminici e stampe pop che strizzano l’occhio ai manga giapponesi per far breccia sicura nel pubblico giovanile. Ironici e scanzonati, i due creativi hanno lanciato un messaggio culturale story-telling all’insegna della sinergia tra diverse correnti di design al servizio del modern living. Hanno così raccontato uno studente contemporaneo che ama completi sartoriali in tessuti di pregio, capi sportivi e ricami scintillanti incrostati di pailettes. Il loro riferimento-target è un adolescente che sceglie grafiche tartan, ma anche stampe dai cromatismi accesi e color-block che richiamano le tute da ginnastica. Le immagini di articoli di cancelleria e scuolabus si alternano a quelle di mele e lettere dell’alfabeto scritte su quaderni delle elementari. Tra gli accessori spuntano borse a forma di leone, rinoceronte e medusa, nonché a testa d’asino per eventuali scolari pigri e svogliati; e ai piedi comodi mocassini con frange e cut-out, sandali “seppia” e con doppia fibbia laterale, rialzati dalla para in gomma. Anche la donna di Au Jour Le Jour si rifà alle atmosfere fumettistiche degli anni ’80 di ispirazione nipponica, muovendosi su un campo di pallavolo (in passerella erano sistemate due reti); nondimeno è patita di stampe “golose” che evocano sushi, uramaki, frutta e brik di latte. In termini stilistici questo sentiment si riversa in abiti-uniforme di taglio sportivo, vestitini con gonne ampie, capispalla rigidamente strutturati, grembiuli che subiscono una metamorfosi in abiti, sexy bustier indossati sotto giacchine e divise che paiono kimono. Tra gli accessori, le borse vedono un trionfo di vezzosi gattini e bamboline, ma soprattutto si impongono nelle versioni smocking, lollipop e bolle di sapone, mentre la bento-box di culto tra le collegiali di Tokyo diventa una clutch in plexiglass stampato. Che dire? Sì carino, ma si poteva fare di più forse, senza tanti lezi e con maggior sostanza. Sarà per un’altra volta.
Un applauso a tutti comunque, a cominciare dal grande Armani che ha dimostrato ancora una volta di credere nei giovani, quindi nel futuro… a dimostrazione che egli stesso è ancora un ragazzo!