Le Ballerine: sempre raffinate, sempre eleganti, sempre romantiche

La stagione A/I 2025-26 conferma tacchi alti anche vertiginosi e fantasiosi come il tacco Infinity di Casadei; borchie, cristalli, perline a profusione decorano le scarpe e gli stivali, i più semplici sono bicolori o animalier. Il ritorno più clamorose della stagione è quello delle punte leggermente rialzate che pare siano importanti per il movimento del piede; ma spicca anche la tendenza a utilizzare cinturini frontali che trasformano semplici décolletées in mary-jane.
E infine le semplici classiche ballerine sempre bon ton, sempre raffinate, sempre comode, sempre romantiche, confortevoli ed eleganti, appaiono timidamente tra tanto arrogante glamour, rivisitate in ogni stagione, come abbiamo potuto comprovare nella ultima Fashion Week milanese.
Le abbiamo viste da Mario Valentino in vernice rossa e nera, da AGL spiritosamente adorne di fiori, da Casadei con cinturino. Accompagnavano alcuni abiti di Balenciaga nella mostra a lui dedicata a Palazzo Morando; in versione tipicamente spagnola, decorate di pizzo nero come la eleganti mantillas che usano le donne spagnole nelle grandi feste, o come le più modeste espadrillas decorate con fiori in richiamo evidente all’abito esposto.









Fermiamoci sulle ballerine. La loro storia è ben nota. Dobbiamo risalire fino al 1700 per trovarne l’utilizzo, in modo ancora embrionale e potremmo dire strumentale, quando nella prima metà del ‘700 Marie Camargo la più famosa ballerina francese del secolo, decide, non solo di accorciare l’abito da ballo, ma anche di rimuovere il tacco dalle sue scarpe per potersi muovere con una maggiore libertà di movimento. In quell’epoca il ballo da palcoscenico non prevedeva grandi elevazioni delle ballerine. Marie Camargo, che era capace di eseguire virtuosismi propri della tecnica maschile come salti acrobatici, rapide pirouettes, passi di grande difficoltà come era allora l’ entrechat quatre, da lei eseguito per la prima volta da una donna a 16 anni al suo debutto con Il Balletto dell’Opéra di Parigi, trovava grande impaccio dal tacco, e ben presto adotta scarpe piatte.
Grazie a lei le scarpe senza tacco ebbero una certa diffusione al di fuori del palcoscenico, innanzi tutto alla corte e tra i nobili; dovettero però passare due secoli prima che diventassero accessorio di abbigliamento diffuso per i ballerini. Sarà Jacob Bloch, un calzolaio che emigrò dall’Europa orientale in Australia, che intorno agli anni ‘30del 1900 iniziò a realizzarle per primo, inizialmente su commissione per i ballerini Tamara Toumanova, David Lichine, Helene Kirsova e altri ballerini russi in visita in Australia. Ancora oggi le principali compagnie di danza di tutto il mondo si affidano a Bloch per dotare i propri ballerini del miglior abbigliamento specifico, tra cui il Royal Ballet, l’American Ballet Theatre, il Bolshoi Ballet e l’Australian Ballet, solo per citarne alcuni. L’ utilizzo delle scarpette da punta moderne è spesso attribuita alla danzatrice russa Anna Pavlova, una delle più importanti e influenti ballerine degli inizi del ‘900.
Altro nome miliare in questa storia è quello di Rose Repetto madre del ballerino e coreografo Roland Petit che produceva proprio scarpe da ballo. Roland Petit chiese alla madre di modificare le scarpe da ballo in uso, inizialmente per uso personale, successivamente per diffonderle tra gli altri ballerini. A questo fine Roland dà alla madre indicazioni ben precise creando così le scarpe da ballo attualmente in uso.
Proprio nel calzaturificio Repetto nascono quelle che noi conosciamo come ballerine, le prime vere ballerine, le scarpe potremmo dire da strada, le ballerine Repetto Centrillon. Ne è promotrice nel 1956 Brigitte Bardot anche lei originariamente ballerina, che suggerisce a Rose Repetto di realizzare delle scarpe confortevoli simili alle scarpe da ballo da poter indossare quotidianamente. Brigitte Bardot le indosserà nel film “E Dio creò la donna”.
Era il 1954 quando Salvatore Ferragamo creò la sua prima ballet shoe – dalla punta arrotondata, di camoscio e quasi rasoterra-, per Audrey Hepburn dopo un lungo periodo di sperimentazione e di studi sull’anatomia del piede – frequentando persino un corso di anatomia in università- e dopo aver messo a fuoco il segreto per una scapa comoda, cioè, dare sostegno all’arco plantare. L’attrice le indossò in Vacanze romane, Cenerentola a Parigi, Sabrina, Colazione da Tiffany. Il modello di Vacanze Romane rimane il più iconico e porta il nome di Audrey; per il film Sabrina Ferragamo creò per lei delle scarpe appuntite, con piccoli tacchi arcuati, conosciute successivamente come “alla Sabrina”. Audrey Hepburn le indossava quasi sempre sul set per non essere più alta dei suoi compagni di scena, ma anche nel tempo libero.
Dagli anni ‘50 fino ad oggi le ballerine di Ferragamo restano un simbolo di eleganza: senza tacco assolutamente piatte o con tacco molto basso, punta morbida o rinforzata, squadrata e arricciata, infine allacciate con il cinturino; scollo tondo o anche a mandorla. Nel 1989 le ballerine Ferragamo evolvono nel modello Vara disegnato dalla figlia di Salvatore, Fiamma. Si tratta di un décolleté con il tacco basso e la punta stondata. Per completare la tomaia la stilista aggiunge un fiocco in gros grain impreziosito da una fibbia dorata con il logo della Maison. Ancora oggi viene considerata il simbolo della femminilità, dell’eleganza e della versatilità del brand: si tratta del modello più venduto in assoluto.



