Le contraddizioni di Guillermo Mariotto
Indecisa? Contradditoria? Politicizzata? Come la moda di oggi. E’ questa la sfilata di Gattinoni, disegnata da Guillermo Mariotto, lo stilista solare, che arriva dal Sud America, ma che ha saputo italianizzarsi benissimo. Mancano infatti i colori nella sua collezione. A parte il verde e il blu. “Amo gli acquerelli e soprattutto la luce – dice Guillermo Mariotto”. Intanto rappresenta tanti tipi di donna: dea, romantica, guerriera, aggressiva, dolce. C’è di tutto. Anche la Roma Veltrona
E’ proprio vero, le tendenze non esistono più. E gli stilisti che fanno? Pensano alle altre arti. Si ispirano altrove. Come ha fatto Guillermo Mariotto, facendo sfilare i suoi capi, intorno alla statua equestre di Marco Aurelio in Campidoglio. Ogni abito è dedicato a un’arte. Dalla pittura alla scultura, all’astronomia, alla storia, anche la politica c’entra. Con maglietta con il ritratto di Veltroni. “Veltroni ha fatto molto per Roma – dice Guillermo Mariotto, che firma la collezione Gattinoni -. Ho dedicato la maglietta alla moglie Flavia”.
Tutto nell’intento unitario di mettere insieme i fili.
Questo è bello. Cercare un’unità, tipico della filosofia.
Ma quale donna rappresenta la maison Gattinoni? “Tante donne. Tutte quelle che si sentono rappresentate”.
Buia, scura, nera, ma anche tutta un luccichio con paiellet e frange d’argento. “Per me più che i colori conta la luce – al massimo i colori acquerello, come s’è visto”.
Anche i tuoi tessuti esprimono luce?
“Cerco di mischiare quelli tradizionali con quelli innovativi. La microfibra giapponese, molto leggera, impalpabile, costa 40 volte la seta, ma dà un incredibile risultato. Mi piace unire i tessuti, alla ricerca della luce”.
Donna svolazzante e romantica e nello stesso tempo choc, con borchie e look aggressivo (stivali alla coscia, maculato, pelliccie che incorniciano il volto, come fiere). Anche se Guillermo spiega: “Le borchie che possono sembrare aggressive, se le vedi da vicino esprimono tenerezza, sono prodotto di alta sartoria, ho utilizzato pure i cristalli”.
“Rappresento tanti personaggi. Tanti tipi di essere donna. Dalla donna potente a quella semplicissima. E le ho volute inserire, raccontando una storia”.
Come sempre lo spettacolo è assicurato nella Roma capitolina con finale teatrale.
Forse la maison Gattinoni, più che unità, dà idea di ispirarsi a molte cose: dall’antichità, al futuro, dall’arte alla cronaca, dalla storia allo spazio: fare sintesi diventa difficile. Anche se lo stilista conferma: “L’altamoda è unicità, come le donne. Amo le donne che rischiano per essere diverse, e non si copiano”.
L’abito che costa di più? “quello dell’atomo, parte della fisica, in microfibra giapponese”.
L’altamoda appunto è spettacolo. E da Gattinoni è dato dal filo diretto con la contemporaneità, la politica, le vicende cittadine e un tentativo di collegare -come in molti cercano di fare – la moda (che forse non ha più nulla da dire?) all’arte, alla storia e al futuro.
Ma noi donne cosa vogliamo essere? principesse, dee, spose o pantere? romantiche dolci o aggressive? Prima di comprare un abito è meglio se capiamo cosa vogliamo comunicare di noi, in modo da crearci uno stile personale.
Intanto Guillermo Mariotto consiglia di conoscersi “Ogni donna è unica. Ha molto da dire e lo può fare con l’abito. Non serve mascherarsi. Le donne più consapevoli di se stesse non amano apparire a tutti costi”.