Le gemme del Papa
Non v’è chi non abbia mai notato la magnificenza dei paramenti, dei decori e dei gioielli impiegati dai pontefici romani. Pochi sanno che esiste un’apposita sagrestia incaricata di custodirli, della quale si hanno notizie risalenti addirittura al IV secolo. Più precisamente, è dal palazzo del Laterano che è iniziata la tradizione di una sagrestia unica per il pontefice, annessa ai suoi appartamenti privati. Fu Papa Alessandro VI, nel 1497, a conferire in perpetuo all’ordine di Sant’Agostino il privilegio di scegliere tra i monaci quello che sarebbe divenuto “sacrista apostolico”, ovvero custode ed amministratore della preziosa sagrestia. Ma non solo: il sacrista col tempo accrebbe le sue competenze ed il suo potere diventando anche parroco del Santo Padre e dei palazzi pontifici, vicario di Sua Santità per la Città del Vaticano, nonché titolato ad entrare in conclave.
Dal Laterano la sagrestia venne poi trasferita in Vaticano, quindi al Quirinale (sede pontificia) e, dopo la presa di Roma da parte delle truppe piemontesi nel 1870, ancora in Vaticano, questa volta definitivamente.
Attualmente i più preziosi oggetti liturgici ed i paramenti non più in uso sono conservati in un luogo a cui si accede direttamente dalla Cappella Sistina, mentre in un locale raggiungibile dalla Sala Regia sono mantenuti solo alcuni oggetti che il papa usa ordinariamente. Gli agostiniani sono tuttora al servizio della sagrestia sacra.
Esaminiamo adesso alcuni dei “gioielli” papali più impressionanti per bellezza e ricchezza gemmologica, a partire dal triregno di papa Pio VII, donatogli da Napoleone Bonaparte nel 1805.
Esso fu realizzato secondo un disegno di tipo tradizionale derivante dall’impianto barocco delle tiare papali. Oggi, purtroppo, si presenta mutilato del suo antico splendore, perché in diverse circostanze i pontefici fecero asportare gemme e perle per finanziare opere umanitarie. Di originale resta solo il meraviglioso smeraldo che apparteneva già al triregno di Gregorio XIII (nella seconda metà del Cinquecento). In seguito a complesse vicende politico-diplomatiche, nel 1797 Napoleone impose al papa Pio VI (predecessore di Pio VII) di smontare tutte le tiare conservate nel Sacrario liturgico, nonché i tesori del Quirinale, e di inviarli in Francia. Tra i preziosi carpiti vi era anche il suddetto smeraldo che venne esposto presso il Museo di Storia Naturale di Parigi, finché non lo si prese nuovamente in considerazione per realizzare un nuovo triregno per il papa che avrebbe assistito all’incoronazione imperiale di Napoleone, Pio VII appunto. L’orafo di corte incaricato della delicata manifattura fu Henry Auguste, che si avvalse della collaborazione del celebre gioielliere parigino Nitot, abilissimo nell’incastonare pietre preziose.
Passando a descrivere la tiara, rileviamo che su fondo di velluto bianco sono poste tre corone d’oro incastonate con gemme, al centro delle quali vi sono tre bassorilievi di soggetto sacro. Nella corona di base sono incastonati 8 smeraldi, con 54 rubini, 819 diamanti tagliati a brillante e 111 tagliati a rosa, oltre a 412 perle naturali. La corona centrale è ornata con 8 rubini, 54 smeraldi, 815 diamanti a brillante e 104 tagliati a rosa, più 430 perle naturali. La terza corona, quella superiore, è decorata con 8 zaffiri, 54 rubini, 828 diamanti tagliati a brillante e 119 a rosa, 386 perle naturali.
La calotta della tiara è chiusa con un fregio di carattere simbolico, ornato con 8 rubini, 24 perle naturali ed il grande smeraldo di cui sopra. Alla sommità si erge una croce con 12 diamanti a taglio brillante e 18 a rosa. Vi sono anche due infule (fasce laterali) decorate con 6 smeraldi, 2 zaffiri, 143 rubini, 152 brillanti e 1738 perle.
In totale il triregno contava 3345 pietre naturali sfaccettate e 2990 perle. I 2636 diamanti assommavano a 367,30 carati; i rubini a 236 carati; gli smeraldi a 147,75; gli zaffiri a 94,20 carati. A proposito del grande smeraldo, che misura circa 3 cm di base e 3,7 di altezza, sveliamone finalmente la consistenza: circa 400 carati!
Analizziamo poi il triregno di papa Pio IX, omaggio della regina di Spagna Isabella nel 1854. Esso è stato elaborato secondo un disegno di linea tradizionale con fusto a cupola semisferica, tre corone e due infule.
La tiara è modellata su un fusto in broccato d’argento e le corone sono realizzate in oro giallo, di colore molto pallido. Tra una ghirlanda di castoni e l’altra sono collocate altrettante losanghe d’oro, incastonate con un rubino ed uno smeraldo tagliati a rombo e contornati da altre pietre del medesimo tipo. Le punte dei simboli araldici hanno forma di foglie di fragole, al centro delle quali è inserito un castone recante dei diamanti naturali.
Il numero complessivo dei diamanti incastonati sul triregno è di 14988 ed il peso di ogni gemma varia da un minimo di 0,002 carati ad un massimo di 1,80. Tutte sono di origine brasiliana. Le perle, che attualmente sono d’imitazione, in origine erano naturali e sono andate perdute nel tempo con l’uso. Gli zaffiri del globo che sormonta la calotta della tiara sono 280.
Sebbene fosse il dono di una sovrana spagnola, pare che la tiara sia stata realizzata parzialmente in Germania: infatti, il laboratorio madrileno che ebbe l’ordine di esecuzione dalla regina Isabella non sarebbe stato in grado di eseguire per tempo tutto l’oggetto e, per soddisfare le esigenze reali, sarebbe stato costretto a ricorrere ad un centro specializzato in quel di Magonza. In Spagna, comunque, furono di certo effettuate le rifiniture.
Questo triregno misura 35 cm di altezza e 24 di diametro, presentando un peso di 1,870 Kg. Con esso furono incoronati i pontefici Leone XIII e Pio XII, ma venne indossato anche da tutti i loro successori, ad eccezione degli ultimi quattro.
Alcune tiare papali di recente sono state accuratamente restaurate e restituite al loro antico splendore: in particolare sono state aggiunte le pietre preziose che negli anni si erano staccate, in primo luogo i diamanti più grossi che, posti sulla massima circonferenza delle corone, cioè dove normalmente posava le mani chi doveva collocare il triregno sul capo del papa, non erano più stati risistemati.