Le infradito: colpevoli o innocenti?
Vorremmo salvare da un un’orgia di critiche che spesso assomigliano ad un leit-motiv ormai noioso queste piccole calzature formate da due semplici (semplici?!) striscioline di vari materiali appoggiate su una suola preferibilmente rasoterra.
Sappiamo bene che alcuni guru della moda ritengono le flip-flop (così le chiamano le americane) decisamente controproducenti se indossate in ambito diverso da quello per cui sono nate, vale a dire piscina, spiaggia e luoghi affini. Ma qui entra in gioco il discorso legato, oltre che all’adeguatezza o meno, all’armonia dell’insieme.
Mi viene in mente un’immagine garbata di una raffinatissima sposa che,con un abito di raso semplicissimo che sottolineava la figura esile e minuta, portava con una grazia incredibile un paio di infradito bianche del medesimo tessuto. Nessun altro tipo di calzatura, ve lo garantisco, avrebbe trasmesso, considerata la foggia dell’insieme, vagamente nipponica, altrettanta coerenza. Quello era lo STILE “giusto”.
Da non confondere con le infradito nuziali con tanto di solitario incastonato che Eva Longoria si è fatta fare per il suo matrimonio!
Stile, appunto.
Va da sé che una donna sicura del proprio modo di essere, che segue la moda, ma non si fa inseguire da essa, sa bene che le infradito di pelle portate con un pantalone affusolato alla caviglia e un dolcevita smanicato fanno tanto “stile-Capri”, e sa altrettanto bene quanto quelle di plastica multicolor e divertenti debbano invece essere tenute nella sacca insieme al costume da bagno e alle pinne.
“Sua Eleganza”, come veniva chiamata Jackie Kennedy, icona di gran classe, ritenuta tale ancora oggi per la sua semplicità e raffinatezza, si innamorò di questi sandali che, nell’isola in cui trascorse momenti magici, un calzolaio autoctono confezionava per lei, anche di notte, in vari colori a partire dallo stesso modello. È tipico di chi possiede una certa “allure”, e questo vale anche per l’uomo, replicare il medesimo capo ritenuto adatto alla propria personalità.
Ci verrebbe da dire che è l’interpretazione sbagliata di uno stile, cosa che oggi vediamo in tantissime circostanze, a creare disarmonia e mancanza di adeguatezza, e non l’oggetto in sé che spesso demonizziamo tout court.
Dunque, come si esprimerebbe a proposito delle nostre ciabattine Massimo Catalano in una delle sue “massime”(hoops al gioco di parole!):
“Meglio un’ infradito bella e di buona qualità indossata con un abito fresco, femminile e grazioso che non una scarpa chiusa di finta pelle borchiata indossata con un abito aderente, trasparente e volgare”!
“¢ Fondamentale indossarle con piedi curatissimi e sempre intonate al colore dell’abito per creare un’immagine cromatica coerente.
“¢ Banale dire che quelle di feltro nella versione invernale non ci piacciono mai(sono paragonabili agli stivali in estate).
“¢ Le più belle sono quelle semplici, libere da decorazioni, strass, nastri e fiocchi. Solo quelle di Malìparmi, chiamate infrabijoux, ci affascinano e ci inducono, qualche volta, a trasgredire.
Per Lui
“¢ Il buon senso ci dice NO tranne che se indossate con i bermuda, con i pantaloni informali di lino morbidi e solo comunque per quei luoghi acquatici già citati in precedenza.
“¢ Di spugna, uguali all’accappatoio, daranno l’idea di ricercatezza anche in una SPA.