Le pinocchiesche giocosità dei bijou
Pinocchio non è solo una favola. Anzi, forse non lo è affatto. È soprattutto un viaggio alla conquista della propria umanità, ovvero il percorso di un individuo – burattino del destino – che cerca la propria dignità di uomo. E’ vero che in esso la fantasia gioca una parte rilevante, rendendo tutto più lieve e surreale in virtù di tante avventure tristi e liete… ma la morale resta pur sempre serissima: dobbiamo seguire quello che il padre ci dice per essere degni di diventare uomini, altrimenti resteremo per sempre burattini! Si tratta di compiere un percorso di crescita “eroico”, che ha bisogno di strumenti di volontà e di forza per combattere le resistenze interiori.
Al celebre personaggio di Collodi il Museo del Bijou di Casalmaggiore ha dedicato una mostra intitolata “I gioielli di Pinocchio. Dai bijoux del Museo alle “fiabesche giocosità” di Beppe Pasciutti”, in programma fino al 15 Aprile, con il patrocinio della Fondazione Nazionale Carlo Collodi.
Esposte le fantastiche opere ceramiche di Francesco Vitale, dell’associazione Ceramicarte ed i pupazzi di stoffa di Ornella Schiroli, in collaborazione con la Biblioteca Civica Mortara di Casalmaggiore (che ha reperito le più originali e ricercate edizioni a stampa del libro di Pinocchio), mentre deliziosi bijoux attinti alle collezioni del museo, databili entro gli anni Trenta del ‘900 e mai presentati al pubblico, conferiscono alla rassegna il carattere di evento speciale e memorabile. In questi piccoli ornamenti – splendidi – i dettagli accurati ed i frequenti riferimenti iconografici al design pre-disneyano attestano l’interesse peculiare delle industrie bigiottiere di Casalmaggiore per le mode ed i trend dell’epoca nonché le strategie di marketing messe in atto per acquisire clienti e commesse, nella consapevolezza che Pinocchio sarebbe stato un successo.
L’intera iniziativa è partita da un progetto, ispirato originalmente alla favola collodiana, di Giuseppe “Beppe” Pasciutti, artista lomellino di caratura internazionale, che fra il messaggio educativo di una storia dell’Ottocento e le valenze etiche di oggi ha ideato bozzetti e gioielli a cui poi ha dato forma un’azienda orafa di Valenza.
“Come ora son contento di essere diventato un ragazzino perbene!” Si è soliti citare il libro di Collodi partendo dall’incipit (“C’era una volta… – Un Re!… diranno i miei piccoli lettori…”), e invece con questa mostra del Museo del Bijou si inizia dalla fine, da quel burattino diventato umano dopo le più drammatiche, divertenti, formative vicissitudini: è cresciuto, ha preso coscienza di sé, ha fatto sbagli e scelte, incontrato bulli e amici, ingoiato medicine amare e pere deliziose, ha trovato la sua dimensione nel mondo discernendo fra asini, lucignoli e fate, ascoltando il babbo, il grillo o il tonno, correndo con lumache e scansando i carabinieri. Di legno, ma dentro pienamente uomo: questa mostra è sicuramente riuscita – nel suo fiabesco, magico, modo – a stimolare la parte migliore di ciascuno di noi.
“Non è il vestito bello che fa il signore, ma è piuttosto il vestito pulito” (Collodi).