Le sfide alla crisi di Paolo Gerani
A dispetto di una crisi finanziaria galoppante e di una generale sfiducia nei consumatori, per il prossimo autunno inverno Iceberg sorprende tutti e arriva in passerella con proposte che lasciano poco spazio alla sobrietà e alla morigeratezza. Un trionfo di pellicce, paillettes, tessuti techno o laminati, lane grosse e velluti, utilizzati e armonizzati sapientemente per un risultato di forte impatto che non passa inosservato.
L’intera collezione, dai cappotti, agli abiti ai tailleur, è pensata e studiata come un incastro dei materiali più eterogenei, valorizzati da colori basici come nero, rosso e bianco con pennellate di viola e fucsia. Poche, quasi nulle, le stampe, salvo qualche abito costruito su fitte geometrie e vestitini in lana rasata impreziositi da schizzi colorati finali. Punto di forza e capo chiave della collezione è di sicuro il cappotto, interamente in pelliccia o in trecce di lana grossa declinate su palloncini in tessuto techno. O ancora completamente in pelle, di pitone martellato, per un look stravagante e a tratti aggressivo.
Quasi inesistenti i tailleur, così come i pantaloni, ad eccezione di un singolo completo viola, stile tappezzeria ottocentesca, dalle gonfie e vistose maniche in pelliccia colore su colore. Tanti, tantissimi i tubini, neri, rossi, super fascianti, con dettagli in petali di paillettes o lana e grosse cerniere centrali. Gli abitini sono prevalentemente in jersey di seta, bloccati in vita da alti elastici che esaltano i disegni geometrici in lurex e paillettes. La gonna è squadrata e rigida per le proposte in pelle di pitone martellato oppure dalla forma a palloncino per tessuti più compatti e tecnici.
Altro capo chiave della collezione è la morbida e trasparente camicia lilla, con molteplici ruche centrali e maniche in pelliccia, portata su provocanti leggings neri.
Essenziali, unicamente per la quantità, gli accessori: stivaletti in camoscio, cavallino o pitone dai colori accesi, viola e fucsia in prevalenza.
Oltre all’uso non nuovo -perché presente nella precedente collezione autunno-inverno- ma certamente dirompente della lana tricot, grossa e intrecciata, utilizzata per abiti e cappotti, notevole è il mix dei tessuti e soprattutto degli inconfondibili e onnipresenti dettagli che, se da una parte impreziosiscono i capi, dall’altra, molte volte, diventano
invadenti e un po’ troppo vistosi.
Quella di Iceberg è una collezione insolita, dirompente, stravagante, quasi di sperimentazione, non tanto per i tessuti o i colori scelti, quanto per l’uso che se ne fa. È un grande mix di contrasti che provoca stupore e incertezza nel valutare un lavoro interessante dal punto di vista qualitativo, ma soggetto a forti dubbi riguardo alla sua flessibilità e versatilità.
Insomma Paolo Gerani si è lasciato prendere la mano costruendo capi aggressivi, poco portabili e non belli. Ci sembra che difficilmente incontreranno il favore delle consumatrici, a meno di semplificarli e ridimensionarli in fase di produzione e ciò sarà a vantaggio non solo di una maggiore vicinanza al gusto del consumatore ma anche delle reali esigenze del mercato.