Leggere di Moda
Autunno, tempo pensieroso. I primi freddi, le giornate brevi, i colori morbidi che si stemperano nelle brume invogliano a trascorrere più tempo tra le pareti domestiche, ad assaporare il gusto dell’intimità familiare, a ripiegarsi dolcemente sul proprio spirito. E a dedicare qualche momento in più alla lettura. Il massimo per chi è appassionato di stile, cultura e tendenze fashion è poter sfogliare un volume intriso del fascino della moda. Ben vengano allora biografie di stilisti, icone di eleganza, cataloghi fotografici o di documentazione storica da consultare di tanto in tanto. Ecco qualche titolo.
Il futuro della moda comincia dall’Africa
Il fascino delle texture africane ha da tempo conquistato l’estro creativo di molti stilisti, conferendo carattere a capi che vogliono richiamare i motivi della savana tropicale (si pensi alle tuniche “terra” di Donna Karan, ad esempio) e della foresta vergine (come non evocare Hermès che si fa spesso suggestionare dai colori equatoriali del Continente Nero?). E l’Africa è ora protagonista della moda su scala planetaria nelle belle pagine del libro “Haute Africa. People, Photography Fashion” di Christophe De Jaegher e Ramona Van Gansbeke (Lannoo Publishers), un’opera potente e icastica che, senza manierismo neo-colonialista e senza farsi deviare da tentazioni paternalistiche, sposta il baricentro dell’haute couture da Parigi, Milano, Londra e New York per proiettarlo nel cuore del gigante africano.
Lo fa creando un nuovo concetto di fashion che sfida le tradizionali idee preconcette sull’Africa, mostrando una terra in cui la moda e il design riescono a generare ricchezza e progresso, una realtà palpitante di vita e speranza, innervata da una borghesia che cresce a ritmo sostenuto, tanto che è proprio da qui che si attendono le maggiori sorprese nei prossimi anni. Ecco perché il libro dà molto spazio, oltre ai creativi ed ai loro linguaggi espressivi, agli imprenditori e ai fotografi che animano la scena della moda, contribuendo a loro modo a costruire una nuova identità africana attraverso la valorizzazione delle radici culturali, del paesaggio, della storia. “Haute Africa” è quindi un volume prezioso non solo perché ci dischiude mondi per molti aspetti sconosciuti, ma soprattutto perché ci fa riflettere sui segni del presente, ponendoci domande più che darci risposte.
Mani preziose
Al “mito” di Van Cleef & Arpels Franco Cologni ha dedicato un prezioso libro – “Elogio della mano”, edito da Marsilio e illustrato con dovizia – rendendo omaggio al lavoro, discreto ma essenziale, dei maestri d’arte che hanno reso la maison parigina un’icona mondiale dell’alta gioielleria. Il volume è un invito a compiere un viaggio affascinante tra i capolavori delle “Mains d’Or” da preservare con cura; in effetti ad ogni mestiere è riservato un capitolo che ne ripercorre le vicende e le peculiarità. In questo modo viene indagata ogni tappa della creazione di un gioiello sublime, dal momento in cui esso viene ideato e disegnato fino alla sua realizzazione finale, per scoprirne non solo il valore intrinseco ed estetico, ma anche e soprattutto la sua straordinaria storia, fatta di maestria, di disciplina, di tante ore di studio e di lavoro. Fondata a Parigi nel 1896, Van Cleef & Arpels svela in questo libro dell’italiano Cologni, forse per la prima volta, tutti o quasi i suoi segreti. Scrive l’autore: “L’Alta Gioielleria è l’universo del sogno, del lusso autentico, della preziosità degli oggetti che la mano dell’uomo riesce a foggiare partendo dai materiali più nobili offerti dalla Terra. Ciò nonostante, le numerose operazioni necessarie per la creazione di un pezzo d’Alta Gioielleria non sono sempre conosciute e valorizzate, benché si tratti, secondo me, di un fattore importante. È proprio la straordinaria abilità dei suoi artigiani che contribuisce alla distinzione di una Maison”. Cologni, già top manager di Cartier (Gruppo Richemont), è Presidente della omonima Fondazione dei Mestieri d’Arte (con sede a Milano) che ha fondato nel 1995 nell’intento di salvaguardare e promuovere il patrimonio dell’artigianato artistico di eccellenza.
La poesia contemporanea del fashion design
La spagnola Paz Diman è l’autrice del curioso volume “The Poetry of Fashion Design: A Celebration of the World’s Most Interesting Fashion Designers”, edito in italiano da Logos col titolo “La poesia della moda. 100 stilisti e le loro collezioni”, il cui assunto di base è: la moda al pari della poesia è composta da diversi elementi che narrano una storia con un ritmo ed uno slancio tendenti all’armonia. L’unica differenza è che si tratta di una poesia in continuo cambiamento ed evoluzione. Allora ecco che il libro della Diman presenta 108 “sonetti” (tanti quelli contenuti in “Astrofel and Stella” di Philip Sydney) che formano e definiscono il mondo della moda oggi e costituiscono una fonte unica di ispirazione per gli attuali designer e meri appassionati. Vi si trovano raccolte, in effetti, le opere di stilisti che non accettano di essere imbrigliati nei limiti di una definizione, ma vogliono esprimersi in modo creativo e sperimentale nelle loro multiformi collezioni. Così, accanto a nomi di primo piano, emergono giovani capaci di imporre una visione personale all’universo del fashion design: dallo stile esoticamente bamboleggiante di Aldo Lanzini agli outfit più sofisticati di Deryck Walker, dalle leganti tenute da cavallerizza di Mary Wint To ai look da lottatore di Andrea Cammarosano. Perdono senso, in questo modo, parole come trend o ispirazione che banalizzano la moda, in ottica di visione sempre più frammentaria e a breve termine del sistema. Come ben evidenzia Paz Diman nella sua carrellata di giovani designer, in futuro nessuno studioso del costume potrà trarre un “significato comune” dalle collezioni di questi creativi, mentre dovrà sottolinearsi sempre più la rete di connessioni con la musica, l’arte e la narrativa. Ogni capo infatti racconta delle storie, comunica dei valori, certifica la propria autenticità, secondo un processo di ibridazione in totale libertà.