Addio all’eleganza bon-ton di Lorenzo Riva
Conosceva il mondo della moda fin da bambino. A 11 anni – come ricorda in una intervista- aveva creato l’abito da sposa per una delle sue sorelle in collaborazione con la madre che da mannequin si era improvvisata sarta per cucire abiti per sé e per qualche amica.
La fama di Lorenzo Riva, scomparso a 85 anni a Monza -sua città d’origine- il 16 dicembre 2023, è legata ai suoi abiti da sposa, ma le sue creazioni di alta moda hanno vestito donne come Virna Lisi, Whitney Houston, Isabella Rossellini, Penélope Cruz, Emmauelle Seigner, Carmen Maura, Ivana Trump, Mafalda d’Aosta, Lana Marks, Chiara Mastroianni, Carolina di Monaco.
Amava definirsi un couturier; si “vantava” di venire dall’Alta Moda e di essere approdato al pret-à-porter quasi per necessità, a differenza di altri che avevano iniziato a fare Alta Moda venendo dal pret-à-porter: ciò segnava per lui una differenza importante nel fare moda; non si paragonava a loro, ne riconosceva il valore, pur sostenendo che la formazione di base nell’Alta Moda era un segno distintivo. Spesso, dopo le sfilate milanesi, lo si sentiva commentare con orgoglio che la collezione e appena presentata era già tutta venduta.
La prima vera collezione risale però al 1972, con una sfilata a Palazzo Pitti a Firenze che gli spalanca le porte dei mercati internazionali. È nel 1991 la sua prima volta sulle passerelle romane; poi è presente spesso ad Altaroma quando ancora la manifestazione della capitale riuniva i più famosi sarti romani da Sarli a Balestra oramai scomparsi, Gattinoni e altri couturier più giovani dedicati all’Alta Moda.
Le sue esperienze lavorative non sono particolarmente note al pubblico italiano: ad esempio è quasi dimenticato il fatto che a metà degli anni Settanta era stato chiamato ad essere direttore creativo della maison Balenciaga, dopo la morte del Fondatore avvenuta nel 1972: una esperienza di cui andava fiero perché ammirava profondamente il couturier spagnolo, tanto da stigmatizzare profondamente e pubblicamente il nuovo corso della griffe. Oggi alcuni suoi abiti e molti disegni realizzati per la maison Balenciaga sono esposti nel museo di Getaria, un piccolo comune di pescatori sulla costa di Guipúzcoa nei Paesi Baschi Spagnoli dedicato a Cristóbal Balenciaga, che vi era nato nel 1895.
Nel 1984 inaugura due atelier in Italia in società con Luigi Valietti, introducendo poi la linea wedding che fece sì che il successo della carriera di Lorenzo Riva aumentasse rapidamente specialmente all’estero. Ad essa dedicava molto sforzo e per questo poteva dire con fierezza e una punta di orgoglio “resterò nella memoria come il sarto degli abiti da sposa più belli.” Nel 1995 lancia una linea di prêt-à-porter che fa sfilare a Milano; le sue collezioni terminavano sempre con un abito da sposa; e poi appariva lui elegantissimo, e anche talvolta un po’ eccentrico. Le sfilate milanesi mettevano a nudo il suo stile capace di vestire in modo misurato ed elegante, lievemente sensuale regalando alla donna una femminilità gentile garbata e raffinata, come scrivevamo commentando la collezione primavera/estate 2013.
Le sue collezioni coprivano lo svolgersi dell’intera giornata mattino, pomeriggio di lavoro, pomeriggio elegante e sera. Ognuno di questi momenti -insegnava- ha un suo codice di abbigliamento che bisogna rispettare. L’abito adeguato all’ora del giorno e alla circostanza era per lui un fattore importante per assicurare una immagine elegante alla donna di oggi che nella visione di Lorenzo Riva è impegnata, cosmopolita, ma innanzitutto femminile e chic: è ancora un nostro commento alla collezione primavera/estate 2012.
Le sue collezioni prêt-à-porter erano sempre all’insegna della classe e del gusto: la silhouette poteva essere fasciante ma non eccessivamente stretta, gli orli sempre al ginocchio e le scollature rese più gentili dai fiocchi appuntati sulle spalle e sul décolleté -scrivevamo per l’autunno/inverno 2010/11. In quella occasione notavamo come, attingendo agli anni Settanta, aveva costruito una silhouette rigida con abiti a tubo, segnati in vita; accorciato l’abito lungo, e irrigidendo l’orlo, lo aveva trasformato in una corolla.
Talvolta si staccava dalle realtà, scatenava la fantasia per creare tailleur e abiti da cocktail in cui le balze -una o anche due- sollevate, restavano perpendicolari alla struttura dell’abito trasformando completamente la silhouette impedendo una qualsiasi posizione di riposo -peggio delle sottostrutture degli abiti dal XVI al XIX secolo-: il verdugale, il panier, la crinolina e la tournure di fine ‘800- come fece per la collezione presentata ad AltaRoma gennaio 2010. Queste creazioni un po’ irreali e surreali, nell’insieme del lavoro di Lorenzo Riva, possono essere considerate come ironiche licenze “artistiche”.
Talvolta abbiamo sottolineato, come per la collezione a/i 2009/10, un doppio registro nella definizione della donna che intendeva vestire. I capi del mattino rispecchiavano la tradizione sartoriale dello stile Riva che si rivolge a una donna dall’eleganza accuratissima ma comunque severa e sobria nell’insieme. Per la sera lo stilista sceglieva in quella occasione una rappresentazione femminile più disinvolta, di una donna che mira a sedurre con l’abito e con il corpo.
Viene da chiedersi cosa fosse l’eleganza per Lorenzo Riva. In una intervista rispose in modo lapidario: “è qualcosa che non si vede, ma che si sente…”
Nel 2012 decide di cedere ad alcuni imprenditori il marchio, di cui nel 2015 viene dichiarato il fallimento. Per ultimo non vanno dimenticate le sue collaborazioni nel mondo del cinema: “I panni sporchi di Monicelli” del 1999, “Il tempo delle mimose” di Bracco del 2013 e “La migliore offerta” di Tornatore del 2015 sono i titoli di film per i quali Riva ha creato i capi delle attrici.
Ultimamente a quasi 80 anni aveva lanciato una nuova linea ‘L’Or by Lorenzo Riva’ presentata in anteprima al Casinò di Campione d’Italia nel 2017.
Per celebrare i suoi 50 anni di attività il Museo della seta di Como ha allestito una mostra ‘Il maestro è nell’anima. Lorenzo Riva – Cinquant’anni di alta moda’ ospitata dal 29 ottobre 2019 al 31 marzo 2020. Attingendo all’archivio del couturier erano esposti abiti, bozzetti, accessori, rassegne stampa internazionali, fotografie.
Bianca Passera, presidente del Museo della Seta di Como, racconta la genesi della creazione di questo omaggio al celebre stilista: “L’occasione di costruire questa mostra è nata dalla donazione che il museo ha ricevuto di un magnifico abito creato da Lorenzo Riva in occasione della presentazione dell’edizione dello scorso autunno di Tess, la rivista dedicata alla moda nel mondo e alla creatività comasca. Un abito sartoriale verde smeraldo, di una meravigliosa seta tecnica di nuova generazione della Tessitura Imperiali: una bellissima creazione che Lorenzo Riva ha realizzato, donandocela. Se aggiungiamo il forte legame con Como che Lorenzo ha sempre avuto – qui sceglie i suoi tessuti, qui ha tratto molto della sua ispirazione e qui viene per momenti di relax – tutto ci è sembrato perfetto per celebrare la sua fama internazionale a tutto tondo: sia come stilista di abiti da sposa e di star, sia il suo legame con l’arte e, infine, con il nostro territorio”.
Di lui ricordiamo infine la preoccupazione dell’andamento della formazione delle future generazioni. Dopo un sfilata collettiva di allievi di una rinomata scuola di Moda Milanese lo abbiamo sentito commentare con un certo rammarico e una punta di sarcasmo ” ….speriamo che crescano”, perché non amava la disarmonia, l’abito “incompleto” o eccessivamente complicato da orpelli, la linea interrotta da sovrapposizioni, gli orli cuciti a macchina e tanto meno sfilacciati, tutto ciò insomma che impediva una lettura lineare, pulita della silhouette, anche se mai minimalista o pauperista. Sembrava uno slogan ciò che rispondeva in una nostra intervista alla domanda di cosa suggerire quindi a chi volesse intraprendere un percorso nel campo della moda: “La creatività tenuta a freno dal buon gusto”