L’eredit di Fausto Sarli
Un’attesa di quasi due ore per poter accedere alla sala stampa e iniziare a lavorare. Non decolla la manifestazione, ma neppure l’organizzazione. Non vogliamo fermarci alle polemiche perchè la prima sfilata commemorativa di Fausto Sarli, ci ha fatto dimenticare i disagi.
Se non ci fossero state le immagini iniziali commemorative, che raccoglievano ricordi e interviste a Fausto Sarli, non ci saremmo ricordati che lo stilista napoletano è recentemente scomparso, segno che la collezione era nell’insieme già pronta, almeno nei suoi tratti essenziali; oppure che chi ha già preso e redini della maison ne vuole mantenere inalterato il segno distintivo. D’altra parte i suoi assistenti erano con lui da tanto tempo e Alberto Terranova braccio destro del Maestro ha tenuto a precisare che vuole portare avanti l’azienda “nel segno della continuità, come lui sicuramente voleva.” Ciò non toglie che esistano altri progetti come un liena di pret couture per ampliare la clientela. Una continuità che Rocco Palermo, che da anni affiancava Sarli e ha completato la collezione che abbiamo visto in passerellae, manterà insieme al manager della maison, Alberto Terranova. L’eredità non è semplice, ma sapranno sicuramente attingere all’immenso archivio lasciato dallo stilista.
Cosa ammirare di più?
I colori? Sfumature di blu che virano verso il violetto, i verdi intensi e marini arricchiti della luce dell’organza; il rosso corallo della tunica a rete, il rosso acceso dell’abito corto costruito da petali rigidi; gli accostamenti di verde e blu degli abiti double; ma anche bellissimi i double bianco e rosso che appena si intravede , viola e bianco. E cosa ispirano i bianchi Sarli illuminati da dense volute oro che costruiscono il corpino, oppure illuminati da cristalli? Anche l’unico capo nero conquista il pubblico se l’abito è lungo e dalla scollatura sul dorso partono pannelli ad ali.
Oppure dobbiamo fissare la nostra attenzione alla precisione delle linee geometriche? Triangoli e spirali, cerchi e ed ellissi che scolpiscono l’abito, lo arricchiscono senza alterarne la semplicità: cascate di organza nell’abito bianco, plissè a girasole, plisse ad ellisse , decori neoclassici . Il discorso di Sarli è semplice, l’eleganza se pur sofisticata è essenziale, i dettagli necessari, il risultato è scultoreo.
Oppure dobbiamo sottolineare la sartorialità? Ha accompagnato sempre lo stilista partenopeo e ha reso possibili e credibili le sue creazioni. Qualcuno gli ha chiesto, non si stanca del suo lavoro: “non posso stancarmi; è la mia vita” ha risposto.
L’ultimo abito è della collezione del Cerchio del 1986. Poi ancora immagini di repertorio: Mia Martini e Roberto Murolo che celebrano la Napoli di Sarli.
Organizzazione a dir poco scandalosa, per una manifestazione che non sa difendere l’immagine Italiana neanche nell’organizzazione.
Invece di puntare ad una cassa di risonanza sempre maggiore, Altaroma rende complicato il lavoro dei giornalisti, non risolve i problemi e si presenta all’appuntamento con spazi e strutture sottodimensionate all’appuntamento Italiano (e Mediterraneo) più importante per l’Alta Moda.
Per arrivare a sfiorare Parigi , non basta atteggiarsi a grande evento. Bisogna esserlo.
Da dimenticare.