L’esercito de “I Puritani” di De Chirico in Cattolica
Campiture di colore piatte e uniformi. Tinte accese, vibranti e intense si stagliano su giubbe bianche in un abbraccio carico e potente fatto di decori essenziali e geometrici. Un esercito di manichini si anima e prende respiro catapultando gli spettatori in un luogo senza tempo e senza spazio, quasi surreale. L’impatto è di quelli che lascia sbalorditi e disorientati. Realtà o finzione? L’allestimento in Via Nirone, 15 a Milano – sede dell’Università Cattolica – è superbamente metafisico e immobile come il concetto che spinse De Chirico a creare la messinscena.
In realtà siamo nel XVII secolo, durante la guerra civile inglese (1645 – 1649) che vede contrapporsi i Puritani, guidati da Sir Cromwell e gli Stuart, guidati da re Carlo, all’interno della quale s’intrecciano i contrastati sentimenti amorosi dei personaggi. Ma il concetto espressivo è quello empirico della poetica metafisica dove predomina l’immobilità più assoluta.Un piccolo palcoscenico che schiera trenta degli oltre centottanta costumi creati per questa rara produzione custodita dall’Archivio Cerratelli, straordinaria memoria autorevole del costume di scena che vanta una collezione di oltre 30 mila costumi storici, teatrali e cinematografici.
Protagonisti indiscussi i manichini che De Chirico realizzò per le scene e i costumi de I Puritani di Vincenzo Bellini in occasione della prima edizione del Maggio Fiorentino nel 1933.
Il pennello enigmatico del maestro lascia assaporare in questi modelli quei tocchi carichi, netti e distinti di una logica decorativa irreale ma che nella sua semplicità araldica diventa suggestiva e tangibile. Costante dell’arte metafisica dechirichiana, il manichino da sartoria freddo e rigido prende il posto dell’essere umano.
I costumi sono nitidi e puliti, senza nulla di amplificato, deformato o di irriconoscibile, con toni carichi e contrasti fortissimi che si caratterizzano per l’ordine e la chiarezza compositiva.
Tuttavia questa “purezza” non fu capita. La critica insorse aspramente e il pubblico, influenzato ancora dal gusto delle rappresentazioni ottocentesche non ne comprese l’alta innovazione. Solo il tempo, più clemente, fu testimone della grande rivoluzione introdotta da De Chirico nell’estetica scenica. Nel 1989 quando l’opera tornò in scena, grazie alla regia di Sandro Sequi fu un successo che decretò il valore e rese merito alle idee avanzate del maestro in un contesto rinnovato di straordinaria originalità.
Fino al 17 ottobre l’esercito di Puritani e la sua corte possono essere osservati e analizzati da vicino, nella loro giusta potenza espressiva, simbolo dell’anticonformismo scenico, in un “palco” che dà risalto a siffatte opere un po’ al di fuori della realtà dove silenzio e immobilità si incontrano nel loro spazio naturale. I costumi ‘metafisici’ di De Chirico sono straordinariamente suggestivi, ambigui ed enigmatici, animati dall’apparente semplicità di ciò che mostrano; vanno “oltre”. Questa interessante ed appassionante testimonianza un po’ visionaria e fiabesca, visibile al pubblico e gratuita, è stata promossa dall’ Osservatorio di terminologie e politiche linguistiche Otpl dell’Università Cattolica di Milano diretto dalla Professoressa Maria Teresa Zanola e dal CeRTA (Ricerca sulla Televisione e gli Audiovisivi) diretto dal Professor Aldo Grasso, in collaborazione con la Fondazione Cerratelli guidata dal grande pilastro Floridia Benedettini e dal suo instancabile direttore Diego Fiorini.