Linee
Con il termine linea ci si riferisce ad un particolare tipo di taglio scelto per un capo d’abbigliamento che, a seconda della forma conferitagli, assume una serie di significati, perfettamente collocabili nel tempo e ascrivibili a diverse personalità della storia della moda.
La prima decodificazione di tale concetto, che la storia del costume annoveri, risale a Charles Frederick Worth, il primo ad essersi discostato dalla figura del sarto per assurgere a quella di vero e proprio stilista. Stiamo parlando della Linea Princesse, priva di tagli in vita e caratterizzata da profonde pieghe che cadono morbide fino all’orlo, il tutto completato da una lunga fila di bottoni sul davanti che fungono da chiusura per l’intera figura. Dalla metà dell’800 in poi tale linea imperversò nelle case reali e finì per diventare un taglio standard per le dame di corte.
Dobbiamo poi aspettare l’arrivo del New Look nel dopoguerra per avere una serie di altri tipi di linee, che vanno a rivoluzionare i tagli esistenti, per imporsi in maniera definitiva lungo tutto l’arco del secolo scorso e, inevitabilmente, fino ai nostri giorni.
La Linea Trapezio viene introdotta nel ’58 da Yves Saint-Laurent e si manifesta come il primo grande successo del designer nell’ambito dell’alta moda. Questo particolare tipo di taglio è caratterizzato dall’assenza del punto vita, per cappotti e abiti che, partendo da spalle minute, scendono dritti fino all’orlo a sfiorare il ginocchio.
Agli inizi degli anni ’50, Balenciaga inventa due peculiari tipi di taglio, la Linea a Sacco e la Linea a Tenda. La prima si differenzia per un taglio dritto, dalle spalle fino all’orlo, con un lieve restringimento al di sotto del ginocchio. Se pur apparentemente banale, il taglio a sacco si caratterizza per un raro equilibrio che conferisce leggerezza e dinamicità alla figura. La Linea a Tenda nasce invece per soprabiti e spolverini estivi, data la sua forma a campana, tenuta da spalle e collo minuti.
Tutti gli altri principali modelli di linee finora partoriti si devono al genio e all’abilità di Christian Dior, che nel dopoguerra imperversò con il New Look per dare vita ad un nuovo concetto di moda e femminilità.
La Linea A dà forma ad una silhouette dalle spalle strette, che vanno ad evidenziare i fianchi caratterizzati da una vita abbassata, per poi finire in un’ampia gonna svasata.
La Linea H, per la parte alta, consiste in una rivisitazione in chiave moderna della linea princesse, meno attillata, con una fusciacca o una cintura a sottolineare la vita abbassata e i fianchi stretti.
La Linea L si caratterizza invece per un graduale allargamento che dalle spalle conduce alla vita, con l’intento di formare i due lati di un immaginario triangolo, che viene poi chiuso dall’orlo della gonna, qualificabile come terzo lato.
Per finire la Linea Y, costruita attraverso gonne affusolate e aderenti che fanno da sfondo ad importanti colli aperti sulla schiena o profondi risvolti a forma di V.
Nel novero dei tagli che hanno caratterizzato le silhouette del secolo scorso, non si può tralasciare il lavoro di Roberto Capucci, un artista più che un semplice stilista. Le linee più innovative, riconducibili al genio di una delle colonne portanti della moda italiana, sono la Linea a Bocciolo e la Linea a Scatola. La prima caratterizza creazioni molto semplici e pulite, tubini o abiti scivolati al ginocchio, cinti ai fianchi da una struttura semirigida che si apre come i petali di un bocciolo in fiore, insomma delle ali immaginarie; oppure vere e proprie sovrapposizioni di tessuto per costruire un bocciolo. La seconda linea, invece, testimonia quanto le geometrie e la precisione siano fondamentali nella concezione di un abito. Il taglio cosiddetto a scatola si sviluppa attraverso una sovrapposizione di volumi squadrati, disposti sapientemente dall’alto verso il basso in accordo con le forme e le misure femminili.