Lo Sguardo danzante-Affascinante Mostra di Ferragamo alla Scala

“La danza può rivelare tutto il mistero che la musica tiene nascosto” scriveva Charles Baudelaire. Che cos’è la danza se non una mimesi del labirinto che a sua volta è immagine del nostro pensiero? Alla danza e al suo spirito sapiente – dionisiaco e apollineo insieme – dedica una mostra al Teatro alla Scala di Milano la maison Ferragamo, facendo dialogare arte ed alta artigianalità, di cui la mitica scarpa “ballerina” è icona, sintesi ideale di bellezza e funzionalità.
Curata da Paola Calvetti e Livia Corbò, l’esposizione, che porta il titolo “Lo sguardo nascosto. La danza dietro al sipario”, si dipanerà sino al 14 settembre 2025, narra i retroscena della preparazione di uno spettacolo di ballo, dalla sala prove al momento del debutto, facendo percepire i silenzi pieni di emozione, gli sguardi d’intesa tra i danzatori ed i gesti in apparenza naturali che celano anni di rigore e sacrifici. Grazie al virtuosismo fotografico di Gérard Uféras, ogni immagine diventa uno storytelling per gli occhi, capace di trasportare lo spettatore sul palco della Scala, tempio della cultura italiana.
La liaison tra Ferragamo e il mondo della danza vanta ormai un secolo, risalendo agli anni Venti del Novecento, quando il fondatore Salvatore iniziò a concepire calzature per étoile talentuose come Anna Pavlova, Alicia Markova e Katherine Dunham. Nel corso del tempo la casa di moda fiorentina ha saputo coniugare grazia estetica e rigore ergonomico, moda e arte cinetica, creando scarpe apprezzate non solo da ballerini, ma anche da attrici divenute leggenda come Audrey Hepburn, Greta Garbo, Marilyn Monroe. Tuttora le “ballerine” sono tra i modelli più venduti dalla maison. L’archivio dell’azienda conserva bozzetti, fotografie e una collezione di calzature con il logo Ballerina by Ferragamo. Un modello raffinato ed essenziale, che incarna l’equilibrio tra forma e stile di movimento.
E ancora oggi Ferragamo rinnova il sodalizio con la danza, come dimostra la collezione P/E 2025 di Maximilian Davis ispirata proprio al balletto, con linee soft e toni cromatici che richiamano le quinte del teatro.
La mostra confluisce quindi in un viaggio affine alla filosofia dell’azienda, dove l’autentica essenza della bellezza – che è grazia e armonia – risiede nel processo creativo, nell’impegno e nella passione che la rendono, lungi dall’essere effimera, immortale.
Contemporaneamente alla mostra, è stato pubblicato il volume fotografico “Lo sguardo nascosto”, curato da Paola Calvetti, illustrato da 160 scatti, sempre di Gérard Uféras, che testimoniano la vita quotidiana del Corpo di Ballo della Scala, alternando immagini di backstage in bianco e nero a ritratti a colori che raffigurano il palcoscenico. Un libro quindi che racconta la danza come esperienza umana fatta di disciplina, dedizione, ricerca della perfezione.
“La danza, come arte espressiva, linguaggio primordiale di bellezza ed espressione artistica, fa parte del DNA di questo teatro sin dalla sua fondazione. Da troppo tempo mancava al museo teatrale della Scala una mostra dedicata alla danza e al corpo di ballo. E’ anche un modo per omaggiare gli artisti, che sono protagonisti e testimoni di una tradizioni secolare, e l’accademia di ballo che sin dal 1813 è una fucina di talenti che si sono affermati nel mondo”, ha affermato Donatella Brunazzi, direttore del museo teatrale.
Vogliamo concludere con qualche considerazione su danza, arte e spirito, a partire dal Davide biblico che “danzava con tutte le forze davanti al Signore” in occasione del trasferimento dell’arca a Gerusalemme, in segno di festa, per esprimere gioia e unione con il divino. Luciano da Samosata ipotizzava suggestivamente che la danza scaturisse dall’amore e prendesse origine dal moto degli astri (a tal proposito, come non ricordare il dantesco “Amor che move il sole e l’altre stelle”?). E’ anche interessante citare l’artista contemporaneo Eliseo Mattiacci che nello spazio dell’ex-fonderia Lombardini realizzò un’installazione dal titolo “Danza di astri e di stelle”, parte della collezione dei musei civici di Reggio Emilia (3 gigantesche lastre in acciaio corten alte 10 metri, collocate sui vertici di un ideale triangolo isoscele come grandi pagine di un antico libro di astronomia, recanti incise figure di geometria celeste).
Dunque, la danza nasce all’insegna del desiderio dell’uomo di relazionarsi al divino mediante l’imitazione dei ritmi della natura, seguendo però il ritmo del proprio cuore.
“La danza è l’unica arte dove la nostra anima è il nostro corpo” (Martha Graham).


