Lo spettacolo della Moda. Una tesi di laurea
Sono oramai molti gli studenti – si tratta quasi sempre di studentesse- che interpellano l’Associazione Moda e Modi o la rivista IMORE per avere suggerimenti per il loro lavoro di tesi. Siamo lieti di dare spazio a Luana Rosato.
Ci offre una breve sintesi del lavoro di ricerca che ci ha fatto pervenire. LO SPETTACOLO DELLA MODA
Dagli Anni Ottanta ad oggi: le passerelle anonime si trasformano in fashion show.
TESI DI LAUREA IN ALLESTIMENTO SCENOGRAFICO TEATRALE E CINEMATOGRAFICO di Luana Rosato UNIVERSITÀ DEL SALENTO: Facoltà di Beni Culturali Corso di Laurea Triennale in Scienze e tecnologie delle arti figurative, della musica, della moda e dello spettacolo.
Relatore: Prof. Donato Giancarlo DE PASCALIS
I fantastici Anni Ottanta, trasgressivi, stravaganti e sregolati hanno radicalmente cambiato la società italiana e, con essa, la moda: non più solo sinonimo di creazioni sartoriali eleganti e raffinate, ma anche di luccichio e frastuono.
Il fashion system rispose ai desideri di narcisismo dell’epoca trasformando le sfilate, strumento di comunicazione prediletto, in momenti di vero e proprio spettacolo durante i quali irretire gli spettatori con luci abbaglianti, musiche assordanti e scenografie hollywoodiane, in luoghi fuori dal tempo dove il main character del catwalk non era più solo ed esclusivamente l’abito.
Così le sfilate divennero fenomeni mediatici, presi d’assalto da fotografi, cameramen, addetti ai lavori e aspiranti partecipanti allo showbiz, che si accalcavano agli ingressi di ex sale da ballo, tendoni da circo o
hangar espositivi trasformati per l’occasione in suggestive e incantevoli locations, pronte ad ospitare lo spettacolo della moda.
Gli stilisti risposero alle richieste della bella epoque dell’immaginocrazia, smaniosa di trasgressione e unicità, con spettacoli mirabolanti e di forte impatto emotivo. Moschino, l’enfant terrible del fashion system, sfruttò le potenzialità comunicative della sfilata per risvegliare quella società vittima della moda, sottomessa ai suoi dettami ed incapace di reagire e dichiarare la propria libertà di essere, proponendo sulle passerelle modelle che sfilavano carponi o interrompendo lo show con un blitz che metteva fine, con largo anticipo, all’evento. Ma, se Moschino decise di usare il catwalk come pungolo nei confronti di una società più attenta all’apparire che alla consistenza dell’essere, Versace scelse di soddisfare tali esigenze trasformando le sfilate in momenti in grado di catalizzare l’attenzione dei media: ospitò Sting ed Elton John, riportò gli insegnamenti appresi dalla collaborazione col coreografo Béjart sulla passerella, regalando alla sfilata una regia più narrativa di chiara derivazione drammatica, ma, soprattutto, propose sul palcoscenico le top models, vere e proprie attrici in grado di interpretare differentemente ogni singola creazione.
Se alcuni stilisti scelsero di allinearsi, secondo il proprio stile e le proprie idee, al decennio barocco, altri, quali Armani e Ferrè ,rimasero fedeli a sé stessi, rifiutandosi di trasformare le presentazioni delle collezioni in momenti di sovreccitazione e frastuono. I loro shows erano dei riti privati, momenti durante i quali l’abito continuò ad essere l’unico elemento da cui rimanere rapiti all’interno di spazi minimalisti, su passerelle lineari volte a rendere ogni creazione una sorta di divinità.
Le sfilate divennero così degli eventi imperdibili, momenti di puro spettacolo durante i quali ammirare incantati abiti tempestati di strass o bluse geometriche, accessori stravaganti, maglie in metallo o tailleur sobri, che
incedevano avvolti in atmosfere fiabesche o rockettare accompagnati da musiche turbanti e luci sfolgoranti.
Così i fashion shows concedevano, e continuano tuttora a farlo, istanti di trans, seducono ed incantano, stupiscono e stordiscono.
Ancora oggi molti fashion designers ricorrono all’uso di effetti sorpresa, mescolano la moda con il cinema, il teatro e l’arte, recuperandone stili, espressioni e motivi, dando vita a shows brillanti e sofisticati, rumorosi e sorprendenti, perché, così come ha affermato Lacroix, la moda influenza lo spettacolo e lo spettacolo nutre la moda.