Lo squadrone di Louis Vuitton. Parte Quarta: Alicia Vikander
Mettere sotto contratto l’attrice svedese Alicia Vikander è stata un’abile mossa d’anticipo di Louis Vuitton: per quanto sconosciuta ai più, questa ventisettenne si appresta a diventare una delle attrici dell’anno, grazie alla sua intensa interpretazione in “The Danish Girl” di Tom Hooper; il film visto a settembre al Festival di Venezia probabilmente le frutterà una nomination all’Oscar. L’attrice può comunque vantare una lunga lista di titoli usciti quest’anno, come “Operazione U.N.C.L.E.” di Guy Ritchie, “Ex-Machina” di Alex Garland e “Testament of Youth” di James Kent e presto la vedremo in “Il sapore del successo” di John Wells, “Tulip Fever” di Justin Chadwick e “The Light Between Oceans” di Derek Cianfrance. E’ sicuramente è una delle attrici più corteggiate del momento, tanto da essere stata fortemente desiderata per il nuovo episodio della saga di “Jason Bourne” accanto a Matt Damon atteso per il 2016, anche se questo ruolo l’ha costretta a rifiutarne altri altrettanto ambiti: insomma non si può negare che ne ha fatta di strada dal 2012, anno del suo debutto hollywoodiano in “Anna Karenina” di Joe Wright, dopo essere stata acclamata nel film danese di Nikolaj Arcel “A Royal Affair”.
Louis Vuitton non se l’è lasciata fuggire, scegliendola come testimonial della campagna pubblicitaria autunno/inverno 2015-16 accanto alla Connelly.
La Vikander è riuscita a mantenere il romanticismo e la femminilità del suo stile, resi contemporanei grazie alla semplicità quasi minimale che caratterizza soprattutto lo styling, per questo motivo la si può considerare l’ambasciatrice della nota casa di moda meglio vestita.
In effetti, non sembra che il suo stile abbia subito un drastico stravolgimento dai suoi primi giorni sul tappeto rosso, in cui indossava prevalentemente delicati abiti di Chanel, uno dei pochi marchi disposti a vestire le giovani attrici sconosciute.
Erano abiti della collezione haute-couture come quello lungo ed etereo formato da sottili strisce di chiffon rosa alternate ad altre semitrasparenti dello stesso colore, orizzontali sulla gonna e verticali sul corpetto, vita segnata, ampio colletto piatto ed una serie di minuscoli bottoncini sul davanti, reso unico dalle alte fasce di chiffon sfilettato poste sulla gonna, una sotto il bacino e l’altra sopra la caviglia, ed a formare le ampie maniche corte; oppure quello sfoggiato ai Golden Globes del 2013, sempre lungo, accollato, con maniche corte, e formato da strisce di chiffon sfilettato grigie e rosa chiaro, sono stati questi tra i primi outfit sfoggiati alle sue prime apparizioni hollywoodiane.
La collezione Resort 2016 di Louis Vuitton sembra essere tagliata apposta per lei: dopo una serie di stagioni focalizzate su volumi molto anni Sessanta come minigonne, vestitini, maglie accollate, linee aderenti e giacche corte, Ghesquière ha deciso di orientarsi più verso i Settanta, proponendo gonne lunghe e fluide, pantaloni ampi e camicie accollate e morbide.
Questa vena maggiormente romantica ha conquistato l’attrice svedese, che in pochi mesi ha indossato diversi capi appartenenti a questa collezione, soprattutto i completi in tonalità scure formati da top senza maniche e gonne morbide e fluide lunghe fino alla caviglia, senza dimenticare quello bianco sfoggiato quest’estate alla premiere di New York di “Operazione U.N.C.L.E.”: la gonna a vita alta lunga fino ai piedi ed il top accollato senza maniche attraversato da esili righe verticali nere, che lasciava una sottilissima striscia di addome in vista; nonostante i dettagli leggermente aggressivi ed alternativi come la zip nel centro dell’inserto di tessuto bianco sul davanti del top e gli inserti di pelle marrone sui fianchi incrociati nella parte bassa del top, -quasi una sorta una cintura-, l’attrice comunicava un’eleganza che le altre ambasciatrici del marchio non riescono ad eguagliare. Questi stessi abiti sono al centro dell’ultima campagna della casa di moda francese, “Spirit of Travel”, indossati dalla Vikander e da Michelle Williams sullo sfondo del deserto, una location decisamente azzeccata per comunicare la libertà di movimento che questa nuova collezione sembra permettere.
Per la giovane attrice Louis Vuitton ha realizzato anche abiti su misura, tendenti al minimalismo come quello lungo nero accollato e senza maniche attraversato da diversi tagli in tre diversi tessuti (pelle, raso e crepe di seta), sfoggiato a settembre durante il Festival di Toronto; oppure che virano verso il romanticismo quasi da fiaba, come quello indossato pochi giorni prima al Festival di Venezia: color avorio, con scollo a V e maniche a tre quarti con balze sul giromanica e sull’orlo; il già forte richiamo ai costumi del folklore dell’est europeo era rafforzato dal motivo floreale stilizzato nero stampato sul corpetto, sulle maniche, e nella gonna sulla parte alta dei fianchi, sulla sezione centrale e sull’orlo; interamente rifinito sugli orli e sui tagli da bordature nere realizzate a mano risultava un meraviglioso esempio di maestria artigianale. Vestiti come questo non si vedono spesso sul tappeto rosso, chi lo indossa rischia di cadere nel ridicolo, ma la Vikander con la sua grazia ed eleganza è riuscita a creare un momento unico.
Non si può non ricordare l’abito di Rodarte sfoggiato alla premiere di “Anna Karenina” a Los Angeles nel 2012: lungo fino ai piedi, con maniche lunghe terminanti con una piccola balza, scollo a barchetta e profonda scollatura sulla schiena, realizzato in diversi strati di tulle grigio, trasparente sulle maniche e sul corpetto, con dei drappeggi sui seni, con lo strato più esterno decorato con un motivo ricamato a forma di spiga di grano, verde scuro nella parte superiore e grigio metallizzato in quella superiore, con bordature grigio scuro sotto il seno, sulla linea del ginocchio e sulla balza delle maniche. Non c’era il richiamo a un costume tradizionale, ma era impossibile osservarlo senza pensare alle immense praterie nordamericane.
Anche agli eventi per cui non è richiesto l’abito da sera riesce a rimanere fedele al suo stile pur fungendo da ambasciatrice al marchio francese. Alle sfilate si presenta solitamente indossando una gonna nera abbinate ad un top, come a quella per la primavera/estate 2016: alla gonna nera svasata lunga fin sopra il ginocchio ha abbinato un top a maniche corte in sangallo bianco rifinito con ricami uguali a quelli dell’abito che ha indossato al Festival di Venezia e con sullo scollo una balza dalla bordatura nera.
Questa giovane attrice svedese non combina mai disastri sul tappeto rosso, per quanto talvolta possa capitare che sfoggi un look poco convincente, solitamente quando tenta qualcosa di un po’ più alternativo. E’ l’ambasciatrice di Louis Vuitton che dimostra maggior buon gusto e raffinatezza, ed è significativo il fatto che, a differenza delle altre testimonil del marchio francese, indossa con una certa frequenza anche creazioni di altri stilisti.
Quando sfoggia lunghi ed eleganti abiti da sogno è un incanto, una vera e propria principessa dei giorni nostri. Al Festival di Cannes di quest’anno ha sfoggiato un lussuoso Valentino Couture di velluto argento senza maniche con ampio scollo, taglio sotto il seno, corpetto rigido ed un lungo manto a strascico, proprio come un costume di altri tempi, con pochi e discreti gioielli di diamanti di Boucheron ed uno stretto chignon a completare il tutto. Nel 2013, al Festival di Toronto, aveva offerto un momento simile: nel lungo abito firmato Erdem, dalla scollatura a cuore, con una fascia sotto il seno da cui partivano delle pieghe che terminavano nella voluminosa gonna, sempre con un manto a strascico, stavolta meno lungo che, complice il disegno jacquard di fiori in diverse tonalità di rosa su sfondo di foglie color verde marino, assomigliava ad una versione contemporanea dell’abito noto come andrienne o robe à la francaise in voga per gran parte del XVIII secolo.
Lo styling sempre ridotto al minimo è un’altra delle sue carte vincenti: trucco acqua e sapone, nessun gioiello né clutch o pochette in mano e capelli raccolti in un largo ed ampio chignon basso. Sfoggia sempre i suoi lunghi capelli mossi castano chiaro raccolti, in uno chignon, in un’alta coda di cavallo oppure in una mezza coda, così come difficilmente sfoggia un trucco un po’ più accentuato od importanti gioielli. Inoltre, sembra essere riuscita a sfuggire alla clausola del contratto che le impone di portare gli appariscenti stivaletti di Ghesquière, poiché indossa sempre sandali col tacco alto, neri o dorati, a volte con pietre o borchie applicate, oppure più raramente decollettes nere od in più colori.
Questo styling essenziale è senza dubbio una carta vincente anche quando indossa creazioni più contemporanea ma al tempo stesso femminili, che si tratti di vestiti da sera, come il lungo nero Victoria Beckham estremamente semplice ma di grande impatto grazie all’intricata scollatura asimmetrica, o look da giorno come il vestito bicolore formato da corpetto nero e gonna bianca con scollatura a fascia, lungo fino alla caviglia con piccolo spacco sul centro dietro, creato da Rosetta Getty, sfoggiato al Festival di Toronto a settembre.
Con la stagione dei premi ormai alle porte, non resta altro che vedere cosa riserverà. Le preoccupazioni derivate dalla presentazione della nuova collezione di Louis Vuitton per la primavera/estate 2016, la più sperimentale ed all’avanguardia realizzata finora da Ghesquière per il celebre marchio di moda, un chiaro omaggio alla tecnologia ed al cinema ed ai videogiochi di fantascienza, per ora si sono rivelate infondate. La Vikander ha già sfoggiato un abito appartenente a questa collezione, corto ed in pelle scamosciata grigia, interamente attraversato da variegati e colorati motivi verticali simili a cuciture, che ricordava una giacca da motociclista per la chiusura del collo e la zip, con una sottile cinturina nera inserita nella vita abbassata, gonna leggermente a palloncino e maniche a tre quarti. Forse non sarà uno dei suoi look più memorabili, ma con la sua grazia ed eleganza è riuscita a renderlo qualcosa di diverso, più adatto al suo stile.