L’ultima (per ora) assoluta, pura follia di Roberto Capucci
“You may say that I’m a dreamer/But I’m not the only one/I hope someday you’ll join us/And the world will be as one” (Imagine, John Lennon).
Nessun sito come il nostro, forse, ha dedicato tanto spazio e rilievo come a quel grande sognatore che a 94 anni è ancora Roberto Capucci, l’immenso stilista romano creatore di autentici capolavori di alta moda e arte pura in cui ha plasmato i tessuti più fini come uno scultore il marmo.
Egli stesso ha spiegato: “Devo tutto a mia madre, mi ha sostenuta nelle mie scelte di vita. Sapevo che non avrei m ai potuto diventare né ingegnere, né avvocato, amavo i fiori, amavo i colori; ogni tipo di sfumatura, di nuances cromatica è sempre stata alla base delle mie creazioni, una moda diversa da quella firmata dai miei colleghi. Provenivo dal liceo artistico, ho sempre adorato abiti più strutturati, una moda più geometrica, che richiama l’architettura”.
Un couturier sapiente e curioso, ma soprattutto libero da qualsiasi condizionamento che non sia il suo estro, sempre desideroso di apprendere e di cimentarsi in vari ambiti, diversificando le sue attività nel settore fashion, ma anche nel campo della cultura, come testimonia pure l’ultimo progetto di cui è protagonista: un docufilm che è stato presentato in anteprima alla Camera dei Deputati e poi sarà trasmesso da Rai5 il 13 giugno.
“Le creature di Prometeo – Le creature di Capucci”, questo il titolo (che ricalca quello dell’unico balletto composto da Ludwig van Beethoven nel 1801), è nato da un’idea di Daniele Cipriani scaturita nel 2020, sviluppata e poi diretta da Maxim Derevianko, e consiste in una serie di “immagini di assoluta, pura follia”, come lo stesso stilista ha definito i fantasiosi bozze, scelte, trasformate in sculture “danzanti” coreografate da Simona Bucci, che ha guidato i giovani talenti della compagnia di ballo di Daniele Cipriani.
Ha dichiarato il Maestro Capucci a Adnkronos: “Finalmente i miei abiti sfidano la forza di gravità, li vedo librarsi in volo, danzare. È quello che provo quanto disegno, mi sento come distaccato dal mondo, in estasi. Il mio lavoro mi aiuta moltissimo, non potrei farne a meno. Quel gesto apparentemente semplicissimo e quotidiano è tutta la mia vita”.
L’archivio dello stilista annovera oltre 200mila bozzetti, diligentemente catalogati. “Ho fatto tanto, ho
disegnato moltissimo, ma non voglio smettere – ha aggiunto il couturier – Continuo a disegnare perché ne ho un grande bisogno, non materiale, ma spirituale. Quando comincio a schizzare i miei bozzetti disegno un punto al centro del foglio. Un rito curioso, sempre lo stesso. È come se mettessi il mio cuore al centro del mondo, delle mie creazioni”.
“Le Creature di Prometeo – Le Creature di Capucci”, film realizzato con il contributo del Ministero della Cultura – Direzione Generale Cinema e Audiovisivo, è stato definito un’esplorazione dell’amore, la fonte prima dell’arte che si declina in varie forme e conferisce una potenza assoluta anche nei confronti dell’ (apparentemente) impossibile, come dimostra pure questa avventura cinematografica nata in tempi bui di Covid, una produzione del Teatro Carlo Felice di Genova per il Festival dei Due Mondi di Spoleto. Lo spettacolo ha debuttato in prima mondiale al Festival dei Due Mondi di Spoleto il 28 agosto 2020 con anteprima il 1° agosto al Festival Internazionale della Musica e del Balletto di Nervi.
Il tutto concepito sotto l’egida musicale di Beethoven – come accennato sopra – che compose appunto “Die Geschöpfe des Prometheus”, Op. 43, in cui troneggiano gli Dei olimpici e le Muse, ma soprattutto il Titanico Prometeo che ruba il fuoco agli Dei per donarlo alle sue “creature”, gli uomini della terra. Ed è proprio il fuoco il fil rouge che si connette a Capucci, alla fiamma della sua creatività infinita e alla luce del suo genio che si esprime in piena libertà.
E mentre le creature del Prometeo beethoveniano sono uomini e donne in carne e ossa, quelle di Capucci
sono “immagini di follia”, esaltate da 15 costumi di altissima sartoria, coloratissimi e fantasiosi, che si
rifanno a bozzetti originali. Di questi, 3 erano stati esposti nel 2018 a Palazzo Pitti di Firenze (Capucci
Dionisiaco) e a Palazzo Scarpetta di Napoli (Spettacolo onirico. Disegni per il teatro); gli altri 12 invece sono assolutamente inediti.
Si tratta dunque di un’impresa colossale, rispetto ai mezzi ed alle circostanze, animata dalle conversazioni tra Capucci e Cipriani, di cui sono co-protagonisti, degni di menzione, anche la costumista Anna Biagiotti e Paola D’Inzillo, responsabile della Sartoria D’Inzillo, che, con tessuti e ricami preziosi, ha dato vita alle “Creature”, i danzatori, il M° Andrea Battistoni, i professori dell’Orchestra…
Del resto, Capucci non è nuovo ad incursioni nel mondo della danza: basti pensare allo spettacolo itinerante di moda, danza e musica “L’Uomo che Danza” a Castel Sant’Angelo nel 2022, sempre a cura di Daniele Cipriani, dove i ballerini si esibivano adornati di esotiche gale, nastri, piume, maschere, gorgiere, persino carapaci, trasformati in ogni genere di creatura uscita dalla fantasia onirica di Capucci.
Un Capucci prometeico dunque, che ha colto di quel lontano mito la sua parte più contemporanea: in
effetti, tutto quanto l’Homo Sapiens ha conquistato nei 500mila e passa anni della sua esistenza è ancora
celebrato nella storia leggendaria di Prometeo, grazie a cui l’uomo esce dello stato ferino verso la civiltà…
anche se questa conquista la paga con la perdita dell’antico paradiso e gli resta solo la Speranza. In un
mondo migliore.
“Non si è mai troppo vecchi per fissare un nuovo obiettivo o per sognare un nuovo sogno” (C.S. Lewis)