L’unicit di Cristobal Balenciaga
La letteratura di moda si è costantemente soffermata ad analizzare le relazioni e le influenze provenienti dal mondo dell’arte, dell’architettura e del design. Sono sorte infinite querelle sulla liceità di tali accostamenti e ancora oggi si continua a dibattere sul ruolo e l’incidenza culturale del fenomeno. Se però si pensa ai grandi nomi che hanno fatto la storia della moda, diventa inevitabile apprezzarne e sottolinearne le molteplici doti artistiche e, di conseguenza, il peso socio culturale che ne deriva.
In tal senso, una figura emblematica, che ha fatto confluire nelle sue creazioni tecniche architettoniche e ispirazioni artistiche, è senza dubbio Cristobal Balenciaga. Spagnolo, figlio di una sarta, a soli vent’anni apre la prima maison di alta moda a San Sébastian, il cui grande successo gli permette le due successive aperture a Madrid e Barcellona. Nel 1937 arriva in Avenue George V, civico 10, a Parigi. Ed è proprio la capitale della haute couture che lo consacra come simbolo indiscusso di stile ed eleganza o, riprendendo le parole di Christian Dior, “il couturier dei couturier, il maestro di noi tutti”.
Intuizioni geniali e sorprendenti innovazioni, unite ad una precisione maniacale, sono i presupposti di tutte le sue creazioni: camicie senza colletto, colletti per allungare la nuca, scollature piatte, abiti a palloncino, a tunica, a sacco e scamiciati. L’intensità geometrica, tratto distintivo dello stilista spagnolo, è sublimata dall’uso e dalla scelta dei colori, colori forti e profondi, come il verde bottiglia, il giallo limone, il viola, il nero, il rosa confetto e il rosso. Balenciaga amava i contrasti e l’utilizzo dei tessuti ne è un esempio lampante. Riusciva ad abbinare preziose stoffe tradizionali, come la seta, il taffettà, il tweed e il canvas a tessuti nuovi, sperimentali, come il nylon.
La stampa, i critici e finanche i suoi diretti concorrenti sono stati tutti concordi nel ritrovare in Balenciaga doti architettoniche, pittoriche e scultoree. Lo stesso couturier considerava tali caratteristiche quanto mai necessarie per l’estro e lo spirito di un creatore di moda. Ed infatti, per Cristobal Balenciaga, un vero stilista doveva essere un architetto nel design, uno scultore nelle forme, un pittore nei colori, un musicista nell’armonia e un filosofo nella moderazione. Era architetto in virtù dei tagli impeccabili, grazie ai quali la precisione delle linee non veniva in alcun modo modificata dai movimenti del corpo. Pittore non solo per la scelta dei colori ma anche e soprattutto per le evidenti influenze di artisti quali Velázquez e Goya, cui si ispira nell’impiego di tonalità prettamente scure. Scultore per la predilezione di stoffe preziose, in prevalenza rigide, adatte ad assecondare le forme progettate: “un bel vestito segue il corpo, e solo il corpo”. Gli ultimi due tratti, l’armonia e la moderazione, li ritroviamo nella profonda dedizione al proprio lavoro, approccio evidente dalle sincronie dei tagli, delle linee e dei colori che donano alla figura una rara eleganza. Era un uomo paziente e metodico, seguiva personalmente ogni tappa delle sue creazioni ed era letteralmente ossessionato dalla ricerca della perfezione. La sua era un’arte sobria e raffinata, priva della minima tendenza all’ostentazione, che esaltava la dignità della donna, rendendola simile a un ritratto di Velázquez.
Couturier ufficiale della casa reale spagnola, apprezzato e osannato dall’aristocrazia europea e dalle più belle donne dell’epoca, Balenciaga ha creato uno stile, una tecnica e l’ha fatto per una ristretta elite, per un circolo di persone in grado di indossare e rendere omaggio alla sua arte eletta.
Tantissime le lodi tributategli dai più grandi esponenti del mondo della moda che, sebbene fossero suoi diretti concorrenti in passerella, non potevano non riconoscere l’unicità di questo magnifico creatore.
“Non fa mai errori, sceglie sempre lo stile migliore” (Madeleine Vionnet).
“Solo Balenciaga è un vero couturier. Solo lui è in grado di tagliare il tessuto, assemblarlo e cucirlo con le sue mani. Gli altri sono semplici disegnatori” (Coco Chanel).
“L’alta moda è come un’orchestra e Balenciaga ne è il solo direttore. Tutti noi siamo semplici musicisti che seguono le sue direttive” (Christian Dior).
Nel 1968, diventato oramai un simbolo incontrastato dell’alta moda e dell’eleganza, si ritira dalle passerelle. Nell’era del boom economico e della rapidissima ascesa del pret-à-porter, quindi della compiuta democratizzazione della moda, non c’è più posto per il suo estro e il suo genio creativo. All’apice della fama e della carriera, prevedendo un inevitabile declino, preferisce uscire di scena, lasciando un’impronta indelebile nella storia della Moda.