M I H A T A M I e l’odore delle terre di Persia A/I 2017-18
Narguess Hatami nasce qualche lustro fa a Theheran, capitale dell’Iran.
Ha la Persia nel dna Narguess, giovane donna dalle forme minute le idee chiare e la mente gravida di studi approfonditi; una mente straripante, come un fiume in piena che sradica gli argini, ma archivio ben organizzato dove poter attingere, rivedere, approfondire, elaborare: luoghi, tanti, esperienze, odori, sapori, immagini, dove ritrovare sguardi, vite, e parole, e famiglia, e calore, e accoglienza. Ha la mente aperta e libera Narguess, ed uno sguardo sul mondo, acuto, profondo, internazionale e intelligente. Lo si legge chiaro e tondo da ciò che più parla di lei: il suo percorso e il suo linguaggio dell’abito.
Vincitrice del secondo premio nella categoria prêt-à-porter di “Who is on the next?” 2016 per -così dice la motivazione del premio-“il senso del colore e la decisione di utilizzare alcuni dettagli della cultura persiana”; e reca con se un trascorso da Paola Frani.
La proposta, presentata in occasione della appena conclusasi edizione di Altaroma gennaio 2017, ha il profumo carico delle terre di Persia, la solennità del deserto e delle etnie che lo vivono: i nomadi popoli itineranti, che trascorrono lunghi periodi di vita accampati sotto la protezione del cielo e delle loro tende in pelo di capra. Le donne indossano vesti sovrapposte dai colori sgargianti e gli uomini tuniche corte e cappelli a falda larga; intrecciano a mano preziosi tappeti Kilim, e muovono i loro passi due volte l’anno per trasferire i pascoli da un posto all’altro a seconda della stagione più favorevole.
L’impronta dei nomadi è nelle stampe, nelle fogge delle mise e nelle tinte, nell’uso delle frange e nel punto croce, nella lavorazione dei tessuti e nelle trame delle stoffe, nella moltitudine di immagini, mischiate, poi organizzate e rese nitide nei disegni; è nel vortice di mosaici sovrapposti, suggestivi, caleidoscopici e dall’effetto tridimensionale.
E’ nelle stoffe, rare e preziose, nei colori caldi, corposi e densi che virano dal rosso carminio a sfumature sottili di altre tonalità, inframmezzate dai panna e da punte di azzurro intenso.
E’ nel color cammello e nel giallo carico espressione di forza e vigore mentale, e nel blu acceso che riporta alla mente il blu Majorelle del celebre giardino marocchino.
E’ nelle giacche e nei micro cappotti dalle spalle strutturate, fatti degli intrecci tipici dei tappeti Kilim.
E’ nelle gonne a ruota con baschina alta, nelle gonne con lo spacco e nelle microgonne sormontate da camicette bon ton interamente abbottonate. E’ nelle maglie in punto pelliccia e nei pantaloni morbidi.
Un’allure fluida quella di Miathami; uno stile originale che narra di un’eleganza distinta, spontanea e naturale. Da ciò ben si legge che, fare tesoro del proprio percorso di vita, delle proprie tradizioni, delle proprie radici, di luoghi, incontri e persone e viaggi, di tutto il proprio bagaglio, è una vittoria senza bisogno di gara alcuna.