Make-up artist: una professione molto creativa
Uno degli aspetti più interessanti della partecipazione a una sfilata -per ora assolutamente sospese causa la pandemia- è quello di poter curiosare nel backstage prima e dopo l’evento.
Il prima consente di assistere al rito del trucco e delle acconciature delle modelle, il dopo lascia il tempo per congratularsi con il/la designer, guardare da vicino e toccare gli abiti, valutare de visu ciò che si è ammirato fuggevolmente nel rapido passaggio delle mannequin, procurandoci emozione e stupore.
Il rito del trucco!
Truccare nel backstage di una sfilata può essere il sogno di molti make-up artist: un lavoro non semplice sottoposto a regole ben precise e ad una severa disciplina per coordinarsi e non intralciarsi con gli altri attori che popolano il backstage oltre il truccatore/trice, il parrucchiere, le vestiariste, i fotografi, e persino i giornalisti. Si lavora all’interno di un team, sotto la autorevole direzione del key artist, il capo truccatore che è colui che sviluppa l’idea del make-up tenendo presente e confrontandosi con le indicazioni dello stilista, l’ispirazione e le linee guida che hanno dato origine alla collezione. Incontrandosi poi con lo stylist, colui che con lo stilista definisce gli outfit che andranno in passerella, determina cosa enfatizzare -gli occhi, le labbra-; dalla visione della collezione trarrà preziosi suggerimenti, ad esempio quali colori scegliere, ecc.; si coordina infine con il parrucchiere per le acconciature. Il key artist è chiaramente il responsabile dell’esito finale.
Il risultato deve essere perfetto, capace di mantenere la coerenza dell’immagine che la collezione deve trasmettere -il pensiero e le suggestioni dello stilista- perché il trucco da sfilata deve essere un complemento della collezione, deve completare non disturbare la visione degli abiti. Un make-up eseguito male può compromettere la sfilata, per questo ogni lavoro personale dei componenti la squadra dei truccatori/trici passa al vaglio del key artist.
Gli ambiti di lavoro dei make-up artist non sono solo le prestazioni per una sfilata. Rimanendo nell’ambito Moda è ugualmente affascinante, perché ugualmente creativo, lavorare per le pagine di una rivista, un redazionale o uno shooting dove il team di lavoro richiede anche la presenza del fotografo. In questo caso al truccatore/trice si richiede anche una certa conoscenza della fotografia, deve saper interpretare la luce. Viceversa, il lavoro per una campagna pubblicitaria sembrerebbe più un lavoro esecutivo, perché tutto è studiato negli uffici di comunicazione e pubblicità.
Il make-up artistico trova spazio in altri settori oltre quello della moda, fotografia, teatro, cinema, televisione, nel trucco beauty e sposa.
E’ affascinante e desta grande ammirazione il lavoro di make up artist nel cinema, dove il suo compito e quello di trasformare l’attore nel personaggio. Il mondo dello spettacolo reclama la presenza del truccatore, talvolta si tratta di un truccatore personale di una star o di un personaggio pubblico. Come non fare menzione di quei truccatori – i visagisti delle star- divenuti direttori artistici delle grandi case di cosmetici negli anni ’80: Serge Lutens per Shiseido, Carlos Villanova da Elena Rubistein, Thybault Vabre; più vicino a noi Pat McGrath che è stata direttore artistico di Armani, nel 1999 ne progetta l’intera linea cosmetica, e nel 2004 diventa direttore creativo internazionale per Procter&Gamble prendendo le redini della Max Factor.
L’Italia vanta ben due Oscar tra i make up artist cinematografici: Manlio Rocchetti che ha vinto nel 1990 l’Oscar per A spasso con Daisy; Alessandro Bertolazzi premio Oscar nel 2017 per Suicide Squad.
Quindi una professione quella del make-up artist che richiede molte competenze, necessita di un percorso formativo adeguato e continuo anche quando si è un professionista affermato, perché è necessario rimanere sempre aggiornati su tecniche, prodotti e tendenze. Un lavoro che può offrire molti e affascinanti sbocchi lavorativi perché tutti creativi.
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