Maria Grazia Chiuri, una fata nel regno di Dior
Quando l’arte abbraccia la moda e quando la moda abbraccia l’arte, nascono sinergie sorprendenti, che nutrono la mente e gli occhi, stimolando pensieri e visioni.
Così, Maria Grazia Chiuri al timone creativo della maison Christian Dior ha svelato la sua ultima collezione d’alta moda A/I 2020/21 (inserita nel programma ufficiale della settimana della Haute Couture parigina di luglio, interamente digitale) con un cortometraggio di grande icasticità e fascino, che a pieno titolo assurge a sigillo del cinema surrealista. Diretto dal regista Matteo Garrone che ha effettuato le riprese nella campagna romana tra antiche rovine, “Le Mythe Dior” – questo il titolo – vede protagoniste creature mitologiche quali ninfe, sirene, fauni immersi in una natura idilliaca, dove la fantasia regna sovrana. Il modello ispiratore è il “Théâtre de la Mode”, quando gli stilisti francesi alla fine della seconda guerra mondiale lanciarono l’idea dei manichini miniaturizzati in tour in Europa e negli Stati Uniti per promuovere e rilanciare la couture francese. Infatti nel corto di Garrone le immaginifiche esperienze di fatati personaggi silvestri vengono interrotte da due fattorini d’hotel che recano un voluminoso baule (firmato Dior, ça va sans dire, realizzato con il design della boutique in avenue Montaigne) e, subito incuriosite, alcune bellezze al bagno sotto un antico ponte romano abbandonano i loro giochi acquatici per estrarre dalla cassa una serie di capi sartoriali in miniatura.
La scena iniziale della pellicola è comunque dedicata alle preziose mani delle sarte del mitico atelier Dior, intente a lavorare alla collezione, mentre realizzano l’orlo di un abito di raso con un ago molto sottile o posano delicatamente una striscia di tessuto plissettato su eleganti bambole.
Il film, della durata di 10 minuti, racconta come queste creature incantate si innamorino degli abiti… Come quando uno dei facchini tenta una bionda fanciulla all’interno di una conchiglia gigante invitandola ad uscire per ammirare un abito in stile greco classico, e poi le prende le misure con un metro da sarto. Ma gli abiti sono così irresistibili che anche una stupenda coppia di creature del bosco avvinte da un appassionato bacio all’interno di un albero rinuncia all’amplesso affinchè lei possa provare un abito nero in pizzo a rete e plissé mimetico. Capi così raffinati risvegliano persino un’antica statua di marmo, che accarezza con le dita un tubino. Solo Narciso, incapace di smettere di ammirare il proprio riflesso in un ruscello, non riesce a notare la bellezza dei vestiti… e questa ci sembra una palese denuncia della vanità maschile.
Camminando attraverso una foresta di bambù, una musa dai capelli rossi infila invece un diafano abito nero e si gira verso il suo Pan, che le concede il permesso di ordinare il modello. Un acquisto che poi celebra danzando in un rivo, con l’effetto della luce che filtra tra gli alberi a creare un’immagine molto sofisticata, grazie alla squisita fotografia di Nicolaj Bruel. Alla fine del film, si scopre che anche una sinuosa sirena si è presa un abito color pietra, con il quale nuota in un fiume muschioso sui Colli Albani; mentre le ninfe che pettinano le gigantesche trecce delle loro acconciature indossano ormai tutte abiti di raso del colore dell’oro brunito.
Avvincente come un sogno, lungo tutto il film scorre la colonna sonora dolcemente ipnotica di Paolo Buonvino.
“Le Mythe Dior” è semplicemente bellissimo. Garrone e la Chiuri si sono intesi perfettamente e la designer italiana ha dimostrato qui più che mai di essere una somma designer destinata a entrare nella storia della moda.
“Non stavamo cercando di realizzare qualcosa di simile a una sfilata, ma più a raccontare una storia. Per me è Roma a chilometro zero. Inoltre, mi piace il fatto che Matteo Garrone faccia film come un artigiano – che è la mia maniera di fare moda”, ha raccontato la stilista, spiegando anche le fonti di ispirazione in questa occasione: donne del movimento surrealista come Lee Miller, Dora Maar, Dorothea Tanning, Leonora Carrington e Jacqueline Lamba. “Gli abiti sono una collezione che rispetta l’artigianato della moda. E l’eredità di Dior; dalle linee nobili allo speciale plissé di seta che mantiene i volumi. Inoltre, le miniature sono tutti abiti completi”, ha precisato Chiuri.
Dopo i giorni bui del lockdown, questo film di Garrone con la collezione mozzafiato della Chiuri ci è parso un sensibile dono di Dior al mondo e un opportuno invito a ricorrere di più alla fantasia nella vita. Ne abbiamo bisogno tanto quanto della ragione.