MFW. Il gioioso Portogallo di Pedro Pedro e di Carlos Gil per la P/E 2018
Una ventata di ottimismo, quella che si è vista sulle passerelle milanesi della MFW per la prossima Primavera/Estate 2018 durante la manifestazione denominata PORTUGAL FASHION.
Una carrellata ricca di colore e di calore, una capacità di espressione forte e generosa, una voglia di stupire ma anche di rassicurare.
Entrambi i giovani designer –Pedro Pedro e Carlos Gil– sono emersi ormai da anni nel panorama internazionale del Fashion System e il loro percorso creativo è stato via via stimato e approvato con riconoscimenti e premi di notevole valore.
Partecipare ai loro “esuberanti” show fa ben intendere il loro amore e la loro ricerca per la bellezza e fa ben comprendere la giusta visibilità che ne consegue.
Nella collezione di Pedro Pedro presentata per la P/E 2018 spicca un deciso riferimento agli anni ’80, il decennio delle silhouette “ribaltate” per eccellenza.
Lo stilista parte da esse per ammorbidirle, per giocare a rivederne l’uso, per modernizzarne l’enfasi.
Colpisce l’accento posto sui dettagli che tendono ad alleggerire i tipici completi formali di una volta e sorprende la freschezza indirizzata a togliere peso a certi tessuti che un tempo -in quel tempo- ci parevano “giusti così”.
Il focus che però sovrasta su tutto e incanta davvero è l’uso dei colori e l’entusiasmo che scaturisce dal loro mix.
Ed ecco che i pezzi basici come le gonne (a volte decisamente corte, ma spesso al malleolo), i pantaloni (quasi sempre ampi e sopra la caviglia), gli abiti (garbati nel loro modo di accarezzare il polpaccio)…….si esibiscono in tinte fluo piene di allegria -i verde lime, i rosa shoking, i gialli accesi, i blu cobalto- o in “soffuse” e originali fantasie geometriche in cui risaltano linee e quadri che si rincorrono sui vari tessuti (abbondante l’uso del polyamide che sposa il pratico denim, la romantica mussola o il lieve tricot in un connubio decisamente nuovo e inaspettato).
Toni metallici si alternano a sobrie sfumature, linee aeree si intercalano con forme più rigorose; le plissettature gonfiano i volumi e le stoffe cangianti baluginano ovunque.
Vengono in mente golosi “sorbetti à porter” da gustare in una pausa corroborante e ludica o spettacolari arcobaleni da ammirare a naso in su.
Le scarpe sono quasi sempre mutuate dal tema sportivo o rimandano a certe piccole décolleté d’antan (“Ritorno alle origini”, del resto, è l’ispirazione della sfilata) e le grandi -grandissime!- borse paiono voler contenere tutto il caleidoscopico mondo che questo solare e ottimista designer esterna in quel che crea e dona.
TROPICAL URBAN, la denominazione della collezione di Carlos Gil per la P/E 2018.
Una “contaminatio” tra la passione per le grandi opere architettoniche e al contempo il mondo ancestrale della natura che il designer -nato in Mozambico e laureato in Design della Moda in Portogallo- ama da sempre nella medesima maniera.
L’istinto a rimanere ancorato alle radici e la volontà di svettare verso la totale modernità.
La morbidezza e il rigore, le forme geometriche -declinate sia nella texture che nelle stampe- e “l’intrusione” birichina e magnetica della foglia Monstera (foglia di una pianta originaria del Guatemala) sui vari pezzi presentati, il tema derivato dall’estetica della “Athleisure” -imperante in moltissime passerelle- e il desiderio di una spiccata femminilità.
Un continuo mix che, nella sua coerenza, convince e dà adito ad approvazione.
La semplicità della natura corteggia gli abiti di seta e le bluse fluttuanti; la severità dell’architettura contemporanea si impone sui pantaloni affusolati e sui tagli decisi delle giacche.
Le silhouette trovano in questo giocoso mescolamento una capacità espressiva frizzante e mai banale, suggerendo nei fruitori l’idea di un salto di qualità rispetto ad altre situazioni parallele.
Lo stato d’animo, al cospetto di questa “Architettura organica”, si accende o si placa come in una traversata oceanica nell’osservare la palette cromatica. I turchesi, i gialli, i viola, i rossi vibrano e contagiano; i raffinatissimi bianchi occhieggiano ai conturbanti neri attirando a sé i toni dolci del caramello o le delicate sfumature del glicine.
Le trasparenze sono sempre gentili, come certe vetrate dei grattacieli metropolitani o certe brume del sottobosco, e i dettagli sono sempre studiati, proprio come un sapiente architetto sa aggiustare e come Madre Natura sa definire.