Mi compro la macchina per cucire
La tela di Penelope: un celebre stratagemma.
Uno stratagemma ideato dalla moglie di Ulisse per evitare nuove nozze, causa la prolungata assenza del marito da Itaca. La scelta del pretendente sarebbe avvenuta all’ultimazione del lenzuolo funebre del suocero Laerte. Per impedire che ciò accadesse, Penelope di giorno tesseva e di notte disfaceva il lavoro.
Un’Odissea del cucito parallela a quella epica.
A me vengono in mente invece una serie di fiabe più o meno belle, più o meno accattivanti lette da bambina: La bella addormentata, I vestiti nuovi dell’imperatore, Tremotino, Le tre filatrici, Il saggio piccolo sarto.
Poi crescendo e tessendo di pari passo con gli anni, più crescevo, più tessevo e più mi appassionavo, ho capito l’importanza del gesto e quanta creatività e intelligenza ci possono restituire pochi metri di stoffa.
Manualità atavica? Simbolo di autonomia e strumento antistress?
E con lo zigo zago
Teresina l’ago
M’hai ferito l‘core
Mi farai morire
Dalla passione mi sento morir.
Zigo, zago, zigo, zig.
Canzoncina dello Zigo-Zago che i piazzisti insegnavano alle ragazze, vendendo la macchina da cucire, per insegnar loro a pedalare al ritmo giusto.
Accadeva ai primi del Novecento, all’uscita delle prime vere macchine da cucire, anche se la primissima è stata brevettata da Thomas Saint nel lontano 1790. Le prime macchine da cucire si azionavano a mano. Tramite una manovella posizionata nel volano, con una mano si faceva funzionare l’ago, mentre con l’altra si teneva sotto controllo il lavoro.
Una fatica quindi, ma per fortuna, dopo qualche anno, anche le macchine da cucire beneficiarono di miglioramenti tecnologici: entrarono in gioco le macchine da cucire a pedale. Il movimento dell’ago si azionava tramite il pedale. In questo caso lavoravano uno o entrambi i piedi, ma le mani rimanevano libere per poter seguire meglio il movimento del tessuto. Oggi, invece, il funzionamento dell’ago è automatico e le macchine da cucire in commercio sono tutte a motore elettrico.
Sono sempre più numerose le donne che si appassionano frequentando corsi o leggendo riviste specializzate e, visti i risultati, devo dire con successo!
Una volta a scuola si insegnava economia domestica, saper cucire era parte di una dote, una conoscenza importante sotto molti aspetti. Lo dettava il dopoguerra con le sue miserie, l’immigrazione verso le città grandi che offrivano lavoro e il saper cucire era visto come fonte di risparmio per la famiglia.
Ora invece il cucito ha un’altra valenza. Certo resta comunque un mezzo per poter risparmiare qualche soldo copiando ad esempio abiti impossibili, irraggiungibili, ma anche uno strumento di liberazione per la creatività femminile.
Penelope si è presa la sua rivincita e sul telaio esprime tutta se stessa e la capacità di trasferire un’idea in oggetto, diventa motivo di grande soddisfazione o addirittura, come è successo in alcuni casi, opportunità di lavoro.