Michelle Williams e Marilyn Monroe: sensualità e fragilità di un mito
Ricreare un mito è rischioso. A Hollywood si sa. Ecco perchè le voci di progetti su quelle celebrità che il pubblico non dimenticherà mai sono tante, ma i lavori effettivamente realizzati risultano pochissimi. Ed inoltre, anche se gli autori optano umilmente per concentrarsi su un breve epiosodio della vita del personaggio in questione piuttosto che sulla sua intera esistenza, e per quanto un attore possa essere bravo, non si può competere con l’originale.
Una diva di cui non si smette mai di parlare è Marilyn Monroe (1926-1962), l’attrice simbolo della sensualità, che ha avuto il merito di creare una nuova immagine della donna sensuale, che nessun’altra è mai riuscita a riproporre: in netto contrasto con les femmes fatales a cui il cinema ha abituato, prima e dopo di lei. Marilyn è una donna prorompente e seducente, a cui gli uomini non riescono a resistere, ma non usa il suo corpo come un’arma di seduzione erotica, anzi è caratterizzata da un’ingenuità e un candore, oltre che da una certa svampitezza, che nessuno penserebbe mai di associare a un concetto come la sensualità. Per questo motivo non ha necessariamente bisogno di abiti raffinati che avvolgono le curve del suo corpo morbido: tutti ricordano l’abito bianco sottoposto al getto d’aria di una grata di “Quando la moglie è in vacanza” (1955, Billy Wilder) o il sontuoso vestito da sera fucsia con cui canta “Diamonds are a girl’s best friend” in “Gli uomini preferiscono le bionde” (1953, Howard Hawks). Non bisogna però dimenticare gli scintillanti costumi anni Venti giocati sulle trasparenze e sulle scollature profonde di “A qualcuno piace caldo” (1959, Billy Wilder). Ma Marilyn, al contrario di tante altre star, sa essere seducente anche con un trucco acqua e sapone, una maglietta accolata e un paio di jeans. Inoltre, va notato che indossa spesso abiti bianchi, che siano da sera o da giorno, colore che non si può non associare al candore che caratterizza la sua figura.
Questa è Marilyn Monroe, l’attrice che a cinquant’anni dalla sua scomparsa non è stata ancora dimenticata, ma chi fosse realmente Norma Jeane Mortenson, questo il suo vero nome, non lo sa nessuno: una donna fragile, che non ha avuto una vita facile, poco di più possiamo dire con certezza, invece nel corso degli anni è stata oggetto di ogni sorta di dicerie. Fare un film su di lei sarebbe la gioia di ogni regista ma risulterebbe altamente rischioso, perché si dovrebbe scegliere se dare credito a questo o a quell’altro pettegolezzo. Da anni a Hollywood si parla di film su di lei,e di attrici famose che sarebbero state scelte per interpretarla, con conseguenti critiche da parte della stampa perché nessuna avrebbe “il corpo adatto”.
Stranamente l’unica donna ad averla interpretata finora ha ricevuto poche di queste critiche. Ma forse se l’è cavata perchè nota solo agli
appassionati di cinema, non al grande pubblico: Michelle Wiliams, classe 1980, una dei protagonisti della serie cult per gli adolescenti “Dawson’s Creek” (1998-2003), una sfilza di film e ruoli facilmente dimenticabili fino a una nomination all’Oscar per “I segreti di Brokeback Mountain”(2005, Ang Lee). Da allora parti in lavori indipendenti o di registi importanti, fino alla seconda nomination all’ambito premio per “Blue Valentine” (2010, Derek Cianfrance) lo scorso anno. E la terza nomination -assieme a un Golden Globes come miglior attrice protagonista di una commedia/film musicale-, è arrivata quest’anno, grazie alla sua interpretazione di Marilyn Monroe in “Marilyn” di Simon Curtis, tratto dal libro “La mia settimana con Marilyn” di Colin Clark, che racconta il rapporto che da ragazzo ebbe con la grande diva durante le riprese del film “Il principe e la ballerina”(1957, Laurence Olivier).
A prima vista, la Williams non assomiglia affatto alla Monroe: bassina e gracilina, senza un filo di curve, timida e modesta, per niente appariscente, con un qualcosa di infantile in viso, che la fa assomigliare a un piccolo folletto. Per prepararsi al ruolo, ha visto tutti i film di Marilyn, per studiare i movimenti, le pose e la tonalità di voce; ha letto molti libri su di lei, e ha preso peso, anche se sul set veniva aiutata anche da imbottiture nei punti strategici. Il risultato è stupefacente: la Williams non sarà la vera Marilyn, senza dubbio, ma la sua interpretazione è indimenticabile. Fisicamente non le assomiglierà, ma incarna alla perfezione, anche grazie al suo aspetto, la fragilità tipicamente femminile, una fragilità che la vera Marilyn conosceva bene, anche se non lo mostrava. Infatti, la Williams nel 2008 ha dovuto affrontare la morte dell’ex compagno Heath Ledger, anche lui attore e padre di sua figlia Matilda. Questa esperienza l’ha segnata profondamente e la porta ancora con sè, come dimostrano i suoi capelli corti, che sfoggia ormai da qualche anno in ricordo dell’ex compagno, che adorava questo taglio sulle donne.
Allora forse questa giovane attrice ha qualcosa in comune con quell’icona che è Marilyn Monroe e probabilmente la magia della sua interpretazione sta nel svelarci qualcosa della donna e dei suoi dolori, non solo la diva di Hollywood, senza però pretendere di svelare chi fosse veramente.
Per di più, per ricreare il suo stile, nel film la Williams indossa soprattutto capi di abbigliamento bianchi, dai costumi di scena de “Il principe e la ballerina” ai completi da casa e da giorno (gonne a matita beige abbinate a camicie bianche e pantaloni capri bianchi indossati con maglioncini neri). E, guarda caso, il bianco è il colore che la Williams adora di più sfoggiare sul tappeto rosso, sia che sia un raffinato Chanel con inserti neri a contrasto, un moderno ma femminile Jason Wu o un Balenciaga vintage dal sapore retrò. Il suo dolce sorriso e i suoi biondi capelli sbarazzini fanno il resto. Forse non è una coincidenza che ne “Il grande e potente Oz” di Sam Raimi, nuova versione de “Il mago di Oz” targata Disney, in uscita l’anno prossimo, le abbiano affidato il ruolo di Glinda, la buona strega del Nord, ovviamente sempre vestita di bianco.