Milano in agosto
Tre appuntamenti da non perdere in città per chi passa da Milano in Agosto.
Molte le mostre milanesi che, durante il periodo di Expo 2015 fanno a gara per attirare l’attenzione degli innumerevoli turisti che transitano anche solo per pochi giorni nel capoluogo lombardo.
Un’esibizione nell’esibizione, una carrellata di cultura che spazia tra discipline varie e differenti, una capacità nuova di focalizzare tanti punti di riferimento uniti da un un unico fil rouge, quello che parla alla curiosità e al desiderio di conoscenza.
Dal Quadrilatero alla periferia, dalla Darsena al Castello, da Brera a Porta Romana……non si finisce più di vedere, incontrare, apprezzare l’arte.
L’arte, quella che, secondo Picasso, “Scuote dall’anima la polvere accumulata nella vita di tutti i giorni”; quella che, secondo Paul Klee, “Rende visibile ciò che non sempre lo è”; quella che, secondo Longanesi, “È un incidente dal quale non si esce mai illesi”.
La nostra scelta inizia dall’Hangar Bicocca, il grandissimo spazio espositivo dedicato all’arte contemporanea sostenuto da Pirelli che, fino al 30 agosto, ospita le particolari e affascinanti opere di JUAN MUNÕZ, uno dei protagonisti dell’arte del nostro tempo scomparso nel 2001.
“DOUBLE BIND & AROUND”, il titolo della mostra curata da Vicente Todolí. Per la prima volta in Italia, nei 5.300 metri quadrati a disposizione, lo scenario che si apre agli occhi di chi supera i neri tendoni dell’ingresso ammalia e inquieta al contempo.
Sculture (più di cento!!), figure, caricature……
In un intreccio quasi indistinto, i visitatori si mescolano con stuoli di personaggi fittizi intenti a fare gruppo e a “comunicare”.
Il silenzio rompe le sue barriere attraverso il gesto, la postura, l’espressione, richiamando immagini viste in certi disegni di Doré.
Munõz rimette al centro dello spazio architettonico la figura umana, la sua solitudine, la sua voglia di spezzare le catene dell’isolamento; così ogni spettatore, aggirandosi tra marionette, ballerine, nani, acrobati e ventriloqui -quasi tutti realizzati in papier maché, bronzo, resina- può costruire una sua storia, può diventare affabulatore, può ritornare a scoprire il silenzio osservando l’opera d’arte.
Dopo quattordici anni -il lavoro fu presentato alla Turbine Hall della Tate Modern di Londra l’anno della scomparsa dell’artista- ecco dunque un’occasione per provare emozione e stupore di fronte a qualcosa che turba, ma che reca in sé grande significato e grandi interrogativi.
Ogni senso di chi è testimone di ciò che si evidenzia ne è coinvolto. Tutto è grigio o beige, uniforme e apparentemente monotono. Ma ogni pezzo scuote l’anima che, curiosa, cerca di oltrepassare ciò in cui si imbatte e di interpretare quel mutismo assurdo teso a farsi voce.
Dinamismo e staticità, distanza e vuoto -queste le dimensioni più “care” a Munõz- convivono in una sorta di destino segnato, dove la voglia di volare viene trattenuta a terra come per un patto segreto tra chi……non si sa.
La non-comunicabilità tipica dei nostri giorni da lui così “surrealisticamente” rappresentata cerca però sempre un canale in cui poter dare vita al dialogo -quei “sacchi” dalla testa umana così tragicamente “umani”!-, all’incontro, all’apertura all’altro; così, ad esempio, nei sorrisi simili a ghigni grotteschi impressi nei volti orientaleggianti dei personaggi anonimi dell’opera “Many Times” -una di quelle corollarie alla principale- si riesce comunque a intravvedere uno spiraglio di positività, di ricerca, nonostante la forzata immobilità -rappresentata dalla mancanza dei piedi-.
Sì, noi abbiamo visto questo, nella “visita” all’Hangar.
Non solo straniamento nel confronto con l’altro, ma anche possibilità di staccarsi dai propri individualismi per poter abbracciare “altro”.
JUAN MUNÕZ.
Double Bind & Around
Fondazione Hangar Bicocca
Via Chiese, 2
Milano
Fino al 30 agosto 2015
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Proseguiamo nel nostro cammino di “caccia all’arte” segnalando la mostra curata da Salvatore Settis e Anna Anguissola “SERIAL CLASSIC”.
Allestita nella nuovissima sede della Fondazione Prada inaugurata nel maggio scorso, ben si “accomoda” in quest’area ex industriale -voluta fortemente da Miuccia e affidata allo studio di architettura OMA guidato dall’olandese Rem Koolhas– che dà nuova vita a un luogo della zona Sud di Milano che ha ospitato all’inizio del secolo scorso una distilleria e che è destinato a diventare uno dei poli architettonici e culturali più grandiosi per Milano.
Un tuffo nell’arte antica, un progetto volto a sottolineare l’intramontabilità dei modelli scultorei classici e la continua “modernità” dei canoni tradizionali che hanno ispirato pittori, poeti, scrittori, stilisti…..di tutti i tempi.
Focus e intento dell’allestimento è quello di indagare sulle relazioni ambivalenti tra gli originali e le imitazioni nella cultura classica.
La mostra, attraverso l’esposizione di circa settanta opere di copie di statue greche e di alcuni originali colorati e dipinti, pone l’accento sull’arte greco-romana e sottolinea come la serialità dei modelli -le copie- fosse necessaria per dare continuità a ciò che era “sgorgato” dalla fantasia dell’artista, senza nulla togliergli.
Ecco le “elaborazioni” di soggetti famosi dell’arte greca -messe in opera a secoli e secoli di distanza dal “prototipo” originale- pronte a testimoniare, pur con varianti e modalità differenti, la “bontà” dell’originale, la sua possibilità di inserirsi in qualsiasi tempo e in qualsiasi luogo.
Impossibile per la Roma della tarda Repubblica resistere al fascino della bellezza e della perfezione greca; impensabile non trarre spunto da essa per mettere al mondo nuova armonia; inaccettabile l’idea di lasciare interrotta una strada così ben indicata e così incredibilmente tracciata.
Conservarla: un sapiente dovere.
Imitarla: una magnifica sfida.
Riproporla: una giusta ambizione.
È grazie a tutto ciò che possiamo ammirare esempi come il Discobolo e la Venere accovacciata o che riusciamo a interpretare l’idea che animava l’artista nel momento in cui si apprestava a reiterare la Penelope e le Cariatidi sul prototipo dell’Eretteo di Atene.
Ed è ancora grazie a tutto ciò che possiamo ritrovare l’eco e la traccia di nomi come Policleto, Mirone, Fidia, Prassitele.
Dal particolare…l’universale…
Da un indizio….un intero….
“Nel racconto di SERIAL CLASSIC si intrecciano tre fili narrativi: il lavoro dell’archeologia, volto a ricostruire l’antichità dei suoi brandelli; la passione dei Romani per un arredo urbano e domestico basato sulle copie di capolavori greci; infine, la natura CORALE dell’arte greca classica, il suo ricorrere a linguaggi formulari e seriali per riflettere valori e aspirazioni del cittadino nella POLIS. Da questa natura politica e seriale dell’arte greca nacque la sua canonizzazione, che ne ha fatto quel che ancora è: un’arte classica.”
Se questo è poco……
SERIAL CLASSIC
Fondazione Prada
Largo Isarco, 2
Milano
Fino al 24 agosto 2015
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Concludiamo il nostro “tragitto” milanese con la descrizione di una mostra davvero unica nel suo genere.
Una mostra che, per la prima volta in Italia, viene dedicata all’interazione tra Arte e Moda. Un’interpretazione data a questo rapporto -sempre più studiato e indagato- da 14 artisti nazionali e internazionali di ingente calibro.
Nelle sale prestigiose di “Palazzo Morando Costume Moda Immagine” si gioca una amichevole partita ad armi pari tra importanti nomi dello scenario artistico che, in modo del tutto nuovo e insolito, mostrano un’idea di moda come fondamento di relazioni e come veicolo di cultura atta a scoprire valori che oltrepassano decisamente l’abito in sé e tutto ciò che gli sta intorno, il desiderio e la differenziazione sociale.
“FASHION AS SOCIAL ENERGY”, l’accattivante titolo dell’interessante esposizione -curata da Anna Detheridge (critica e teorica delle arti visive, nonché presidente di Connetting Cultures) e da Gabi Scardi (storica dell’arte), con il Patrocinio della Camera Nazionale della Moda e in partnership con Ermenegildo Zegna- che invita ad entrare in questo edificio del ‘500 affacciato in pieno “quadrilatero”.
LUIGI COPPOLA E MARZIA MIGLIORA, RÄ DI MARTINO, MELLA JAARSMA, KIMSOOJA, CLAUDIA LOSI, LUCY+JORGE ORTA, MARIA PAPADIMITRIOU, MICHELANGELO PISTOLETTO, KATERINA SEDA, NASAN TUR, OTTO VON BUSCH, WURMKOS E BASSA SARTORIA, ANDREA ZITTEL: questi coloro che hanno messo a disposizione la propria arte per realizzare ciò.
Così tradotto, così ricollocato, l’abito si stacca dal legame classico con le stagioni e con la moda del momento e va ad esprimere in modo etico -oltre che estetico- i bisogni e le esperienze quotidiane con cui ognuno di noi si rapporta nel corso della propria vita.
Sculture da scrutare in ogni dettaglio, video che inchiodano alla sedia, abiti che si offrono come fiori alle api, fotografie che paiono quadri….
E le riflessioni nell’osservare ciò impazzano, fanno sorgere domande su fenomeni come la migranza, l’ibridazione etnica, il fascino dell’imprecisione, la mutazione nelle relazioni tra popoli, la fragilità della bellezza, la conseguenza della globalizzazione, la caducità di un consumismo compulsivo, la forza che può derivare dalla condivisione…….
Un dinamismo vivacissimo, una miscellanea estremamente colorata, una energia dalla capacità propulsiva entusiasmante e in continua trasformazione.
Colpisce, nel percorso quasi labirintico dell’esposizione, la fresca attualità di certe opere datate da anni e la provocatoria e ipnotica originalità di altre recentissime.
Blocca immediatamente e obbliga a una lunga sosta la “Venere degli stracci” di Michelangelo Pistoletto -realizzata nel 1967-. Svestita, di spalle, in posa quasi sottomessa, pare affogare in una montagna di panni che la limitano e la rendono incapace di scegliere.
Catturano lo sguardo i copricapo/cultura creati con i giornali e appoggiati su supporti filiformi realizzati a quattro mani da Luigi Coppola e Marzia Migliora per il progetto “Io in testa”, messo in atto nel 2013 presso il Teatro Valle occupato della capitale. “Metti in testa la cultura come bene comune, priorità per lo sviluppo sociale”!
Si fa guardare e riguardare il lungometraggio “The show MAS go on” girato in soli sei mesi da Rä di Martino nei grandi magazzini popolari di Roma MAS, inaugurati all’inizio del secolo scorso e trasformatisi nel tempo da negozio di lusso a magazzini del popolo. Luogo di incontri, di scontri, di complicità, di confronti, viene rappresentato, con l’aiuto di ottimi attori, in modo ora realistico ora surreale, ora divertente ora inquietante.
E in tutte le opere…..l’abito come gioco, come lavoro, come esigenza, come collante, come terapia, come mezzo di comunicazione, come strategia, come difesa, come testimonianza….
Sì. Perché, come leggiamo in una citazione di Quentin Bell riportata a pagina 18 dell’interessante catalogo sulla mostra:
“Gli abiti che indossiamo sono per la maggior parte di noi troppo connaturati al nostro stesso essere perché possiamo restare completamente indifferenti alla loro condizione: è un po’ come se la stoffa fosse il naturale prolungamento del nostro corpo, o addirittura della nostra anima”.
FASHION AS SOCIAL ENERGY
Palazzo Morando, Costume Moda Immagine
Via Sant’Andrea, 6
Milano
Fino al 30 agosto 2015
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Abitate dunque un po’ dovunque, nei prossimi giorni, abbigliatevi come ritenete giusto, ma non abituatevi a rimanere spogli di interesse…..