Milano in mostra
Ancora una manciata di giorni per potersi dedicare alla visita di qualche mostra a cavallo tra la fine del 2023 e l’inizio di questo nuovo anno.
Sfuggire al freddo, rifugiarsi in ambienti caldi e traboccanti di bellezza, sostare davanti alla magnificenza di opere d’arte, rifocillare la mente, stuzzicare il desiderio di conoscenza, appagare la curiosità, trovare il modo per sostare…
C’è tempo fino al 28 di gennaio per entrare nell’atmosfera ovattata e ricca di fascino della stanza al primo piano del Museo Diocesano Carlo Maria Martini, storica presenza milanese dialogante da sempre con lo spirito del tempo. Qui, dopo alcuni dettagliati preamboli che illustrano a poco a poco quel che si offrirà ai nostri occhi, si affaccia in fondo al percorso, in tutta la sua delicata fattura, la prima anta dell’Armadio degli Argenti -raffigurante le Storie dell’infanzia di Cristo- a opera di Fra Giovanni da Fiesole, meglio conosciuto come il Beato Angelico. Un vero regalo temporaneo proveniente dal Museo di San Marco a Firenze, custode della più grande collezione delle opere dell’artista nato nel cuore del Mugello alla fine del 1300.
Lo scomparto rappresentante L’Annunciazione alla Vergine -scelta non a caso per la locandina che “annuncia” la mostra- si fa vivo momento di riflessione attraverso la luce che emana e che giunge, insieme al resto della storia rappresentata dagli altri 8 tasselli raffiguranti i momenti del Cristo bambino, a dare un messaggio estrapolato dal resto. Ogni “quadretto” è diverso…ma si unisce agli altri per creare una “summa” celebrativa.
La natività appare intima e intensa, umile e aggraziata.
E poi la Circoncisione offerta agli occhi in modo gentile, l’Adorazione dei Magi così devota, la sacrale Presentazione al Tempio, la Fuga in Egitto con la natura scarna tutt’intorno, la Strage degli Innocenti espressa con pennellate vibranti, la potente presenza di Gesù fra i dottori…
La sequenza narrativa segue un percorso conosciuto ma svelato in modo nuovo e ogni scena si accompagna a due cartigli -il testo dei Vangeli e il riferimento profetico dell’Antico Testamento-.
Tutta l’opera, realizzata intorno al 1450, è ritenuta il culmine del lavoro del pittore e, vera e propria -così viene descritta- Bibbia illustrata, sottolinea ogni episodio in maniera unica e particolarmente toccante.
“…Ci si colloca di fronte e immediatamente ci si sente a casa: i protagonisti, gli sfondi, i gesti, i paesaggi si consegnano a noi e li possiamo riconoscere come familiari, come parte del nostro mondo….”. Queste le parole di Mons. Luca Bressan, vicario episcopale per la Cultura, la Carità, la Missione e l’Azione Sociale.
Un video molto terso e accattivante mostra ogni piccolo particolare ingrandito e fa sì che, circondati da tale incisività, il desiderio di guardarlo e riguardarlo faccia dimenticare ogni affanno.
Curata da Angelo Tartuferi, direttore del Museo di San Marco di Firenze, Nadia Righi, direttrice del Museo Diocesano di Milano, Gerardo De Simone, storico dell’arte, la mostra è visitabile fino al 28 gennaio 2024.
Beato Angelico. Storie dell’infanzia di Cristo
Anta dell’Armadio degli Argenti
Museo Diocesano
Milano, Piazza Sant’Eustorgio, 3
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Presso il Museo della Permanente di Milano ci potrà colpire in modo inusuale una mostra sui generis di Fernando Botero, l’artista colombiano “amante dei grandi volumi” -così amava definirsi lui- scomparso pochi mesi fa.
“Botero: Via Crucis” il titolo dell’esposizione, la prima mostra postuma, vero e proprio testamento spirituale volto a far conoscere il suo rapporto con l’aspetto religioso e con l’eterno. Snodate tra sale e camminamenti all’interno del palazzo, 60 opere divise tra disegni e pitture a olio si presentano in tutta la loro modalità espressiva.
Quadri grandissimi e dai colori sgargianti si intervallano a piccoli quadri dalle tinte soffuse e dai tratti quasi appena accennati. Lo stile inconfondibile fa da fil rouge perfetto e la singolarità dell’argomento “trattato” in modo tanto discordante dal panorama artistico conosciuto rende la visita particolarmente interessante. L’arte di Botero si accosta al tema con grande libertà e il suo approccio -pur laico- risulta schietto e decisamente rispettoso. La preghiera risulta “visibile” attraverso le lacrime, il sangue, le mani che compiono i disperanti gesti, gli sguardi -ora pietosi, ora crudi- della madre, del figlio, delle guardie, dei passanti…
Le figure mostrate nella loro gigantesca e monumentale forma paiono invece leggere e quasi aeree, come se fossero pronte a prendere il volo.
Il dolore è palpabile e mai sottovalutato.
La mancanza di empatia ritratta sul viso di alcuni personaggi dipinti nei dintorni del Cristo crocifisso fa pensare a un mondo -il nostro- votato sempre più al cinismo e all’indifferenza.
Per Botero, artista che “pensa attraverso la pittura”, l’amata tematica religiosa si rifà alla sua primissima infanzia vissuta in quella Colombia tanto permeata di immagini sacre.
Così, nel dare vita al tema intimo della fede nelle sue opere -2010/2011 il periodo della realizzazione-, egli esalta il linguaggio figurativo che caratterizza anche il resto della sua arte. La pietà prende il posto del tono ironico spesso usato altrove in modo da permettere agli astanti un momento di meditazione e di raccoglimento davanti al dramma della Passione di Cristo.
“Il dolore di Gesù non può sfuggire allo spettatore che si trova anche ad assistere a una sorta di distopia che aggiunge un ulteriore livello di lettura”.
La pittura religiosa -da sempre motivo di studio e di applicazione nella storia dell’arte di tutti i tempi- è abbracciata da Botero con sguardo personale e si apre dunque a una più intima riflessione sulla violenza e sulle ingiustizie dell’umanità.
“L’arte è una tregua spirituale e immateriale dalle difficoltà della vita” (Fernando Botero)
Una produzione Next Exhibition, in collaborazione con Associazione Culturale Dreams, Cancilleria e Ambasciata di Colombia in Italia.
BOTERO. Via Crucis
Museo della Permanente
Milano. Via Filippo Turati 34
Fino al 4 febbraio 2024
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Nella maestosa se pur quasi nascosta Villa Necchi Campiglio -situata nel centro storico di Milano e patrimonio del FAI- si cela ancora per un po’ un capolavoro destinato ad ammutolire lo sguardo.
Il centro tavola ideato da Giò Ponti in collaborazione con Tomaso Buzzi e modellato da Italo Griselli per Richard-Ginori tra il 1927 e il 1929 nella storica Manifattura di Doccia, si presenta per la prima volta in tutta la sua maestosità sulla grande tavola della Sala da pranzo della casa Museo progettata da Piero Portaluppi.
Trionfo da tavola, la sua denominazione. Difficile trovare un termine più adatto per descriverlo.
Una “creazione scultorea incentrata sulla figura retorica dell’Italia adagiata su una conchiglia e contornata da animali araldici e altri piccoli elementi in porcellana in una composizione di ben 41 elementi originali che reinterpreta un oggetto neoclassico -i sontuosi centrotavola che imitavano la spina di un circo romano- in gusto Art Déco”.
La sua funzione originaria di decoro scenografico da tavola, dopo aver adempiuto al compito di adornare le tavole delle sedi diplomatiche nelle occasioni speciali di grande rappresentanza, trova qui il suo intimo spazio, la sua accogliente “casa”.
Inserito accanto a oggetti e arredi propri di una vera abitazione, può dialogare con essi ed enfatizzare ancor più il suo “ruolo”, la sua bellezza. L’accostamento dà vita a interpretazioni diverse e crea armonia in un contesto appropriato.
Girare intorno al tavolo e osservare ogni dettaglio richiede pazienza e attenzione. Difficile non aguzzare la vista per non perdere neppure un particolare. La porcellana bianca dipinta in oro agatato –Elena Diana l’abile esecutrice di tale tecnica presso la manifattura di Doccia- incanta e allieta per la sua grazia.
L’Italia turrita ridisegnata da Ponti con una veste disinvolta cattura gli occhi e li accarezza. La conchiglia -suo trono- ornata di drappeggi, perle, coralli, allude al dominio del Mediterraneo negli anni dell’Impero. E poi piante, animali, piccole sculture antiche che rimandano alla storia e alla natura italiana. Tanti nomi, tante iniziative, tanta sinergia tra forze e intelligenze di ieri e di oggi per perpetrare e diffondere e difendere e tramandare e conservare il valore della bellezza che non finisce.
Il Trionfo da tavola di Giò Ponti dal Museo Ginori a Villa Necchi.
Villa Necchi Campiglio.
Milano, Via Mozart 14
Fino al 18 febbraio 2024