Milano sempre in pista
Un turbillon di accadimenti, nella città di EXPO 2015.
Una Milano che, ora più che mai, incarna lo slancio vitale che da sempre la anima e la caratterizza.
Una Milano che sta correndo come una pazza, che si entusiasma -ed entusiasma- come una bambina, che si fa ogni giorno più bella come una sposa promessa, che, pur cambiando in continuazione, cerca comunque di rimanere se stessa, di giocare con il passato, di buttare il cuore in avanti.
Una Milano da osservare, da cercare, da intuire.
“Ci sono città di evidente bellezza che si danno a tutti, e altre segrete, che amano essere scoperte”
Così la descrive nel 1997 Carlo Castellaneta, innamorato in modo viscerale della sua metropoli, in “Nostalgia di Milano”.
E così forse è davvero. Per chi ci è nato, per chi ci vive, per chi ci passa.
Difficile resistere alle seduzioni di Piazza del Duomo, “quell’ottava meraviglia” davanti alla quale il Renzo manzoniano dimentica “tutti i suoi guai”; ma impossibile anche rimanere “impassibili” di fronte a certi scorci delle sue sobrie periferie, delle sue modeste “acque”, dei suoi romantici cortili sconosciuti ai più.
Dunque in questo contesto, in questo mese di settembre -che ci ha velocemente fatto dimenticare la calura eccessiva delle piazze assolate e dell’asfalto rovente portando di colpo atmosfere quasi autunnali- ne abbiamo viste, ne stiamo vedendo e ne vedremo davvero delle belle…..
Buttando lì pensieri e osservazioni sparse, proviamo a dar luce e risalto ad alcuni tra gli eventi più significativi.
Stupore, curiosità, meraviglia.
Fantasia, creatività, coraggio.
Una carrellata pregna di sensazioni e di realtà paradigmatiche.
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Pecore candide e grassocce si sono “esibite” e fatte sentire l’8 di settembre in via Monte Napoleone -in pieno quadrilatero della Moda- in occasione della Wool Week, voluta fortemente da “The Woolmark company” e inserita nella manifestazione del tessile di prestigio Milano Unica, per “educare” il pubblico a usare la lana come fibra eco-sostenibile -il principe Carlo d’Inghilterra ne è il promotore-!.
Sbarcato per la seconda volta nel capoluogo lombardo -la prima fu due anni fa in Galleria Vittorio Emanuele-, il gregge si è educatamente adeguato allo stile cittadino pascolando e facendo bella mostra di sé tra finti prati verdi, candidi recinti, stupefacenti gomitoli di lana bianca sospesi come lampadari, vetrine in tema e addobbate ad hoc e, naturalmente, astanti divertiti e attoniti. E in serata, tra chiaro e scuro, ecco “On stage”, la sfilata di dieci giovani stilisti internazionali con le loro collezioni tutte incentrate sul nobile filato più indossato al mondo…..
Una sorta di caldo abbraccio pronto a smussare con delicatezza l’arrivo del freddo “vero”.
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Per rimanere “in zona” e in argomento di “carezze” -stavolta per il palato- o di “confortini” (così definiva i dolcetti che era solito offrire ai suoi studenti un professore di Filosofia di un liceo milanese), ecco spuntare un piccolo grande regno di prelibatezze in via Monte Napoleone,9.
Una antica pasticceria -dal 1824!-, una nuovissima pasticceria: Marchesi.
La sede all’ombra di Sant’Ambrogio -in Via Santa Marta alla Porta- che bissa all’ombra del Duomo.
Gli stessi prodotti e gli stessi sapori, ma confezionati con una più ardita modernità.
Si sta parlando dell’ingresso di Marchesi nel mondo Prada -nella primavera del 2014 aveva acquisito l’80% dello storico marchio meneghino-, lustro ora, dal 9 di settembre, del quartiere più ambito dello shopping.
Più di cento metri quadrati pieni di luce e di vetri, di plexiglass e di marmi, di scaffali lignei e di specchi riflettenti.
Grembiulini inamidati indosso al personale femminile per rendere familiare e “soft” il passaggio di mano -Angelo Marchesi rimane comunque in loco come amministratore delegato e Margherita, sua moglie, continua a occuparsi della parte artistica legata soprattutto alle vetrine (dove sicuramente anche ora nasi gentilmente impertinenti non finiranno di sbatterci contro per ammirare quei capolavori tematici che hanno sempre incantato piccoli e grandi nella vecchia sede), insolite specialità accanto a quelle più tradizionali, nuovi orari per accontentare le esigenze di nuovi clienti.
Una vera ciliegina sulla torta per Miuccia; con cosa ci stuzzicherà la prossima volta?
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Si cambia “genere” -ma si resta nell’altissima qualità- per descrivere la meravigliosa mostra che, dal 17 al 25 settembre, ruba gli occhi a chi vi accede. Al primo piano della Triennale, in un grande spazio arredato all’insegna del bianco e dell’oro che permette di osservare in modo capillare le bellezze esposte, si offrono alla vista, custoditi da eleganti campane di vetro e divisi in sezioni differenti a seconda dei decenni storici, gli orologi creati per la donna da OMEGA nell’arco di un secolo e anche più.
“HER TIME”, il titolo di questa manifestazione celebrativa tutta da ammirare che concede di scoprire i cambiamenti dello stile e dei modi di vivere della società anche attraverso i segnatempo e il loro utilizzo.
Si zigzaga piacevolmente tra i tavoli ben distanziati e ci si sofferma obbligatoriamente a carpirne i segreti. Spille e ciondoli che con discrezione celano lancette (guai per una signora dei primi ‘900 farsi sorprendere a guardare di sottecchi l’ora perché annoiata o indifferente alla situazione in cui si trovava!), forme tondeggianti derivanti dai modelli maschili da taschino di fine ottocento, cinturini preziosi ornati di diamanti o pietre rare, parure di incredibile fattura tipiche degli anni ’60/’70, pezzi di puro rispecchiamento dell’Art Nouveau e dell’Art Déco -con le forme tipiche e ricorrenti facilmente riconoscibili-, linee audaci e un po’ forzate atte a imitare simboli virili (come ad esempio la cravatta) per essere indossati in modo disinvolto da donne in fase di emancipazione e via via…..fino ad arrivare ai modelli contemporanei.
E in ogni tavolo, per ogni periodo storico, pannelli luminosi estraibili riproducenti i manifesti pubblicitari relativi alla produzione di quel momento, in un percorso vintage davvero singolare dove, a fare da filo conduttore, corre lo stile senza tempo di un’azienda che del tempo conosce ogni meccanismo.
Madrina affascinante del taglio del nastro, la splendida Nicole Kidman, da dieci anni brand ambassador di OMEGA.
Elegantissima e sorridente, ha espresso in modo garbato il suo apprezzamento e il suo amore per la città ospitante dove -testuali parole- viene facile e spontaneo sentirsi come a casa.
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E poi, evento tra gli eventi di questo “mese a metà”, la sempre attesissima settimana della Moda che, dal 23 al 28, darà vita al solito poliedrico e frenetico show.
Nella conferenza stampa di CNMI tenutasi pochi giorni fa a Palazzo Marino, Carlo Capasa, Presidente di Camera Nazionale della Moda, ha annunciato il calendario di questa edizione e i cambiamenti relativi agli spazi e alle modalità.
70 sfilate con tre importanti debutti -Peter Dundas per Roberto Cavalli, Massimo Giorgetti per Emilio Pucci e Arthur Arbesser per Iceberg-, 126 presentazioni, 26 eventi.
Significativo e intelligentemente pensato -il traffico troverà giovamento da questa idea!!- lo spostamento del Fashion Hub da Palazzo Giureconsulti di Piazza Mercanti al maestoso edificio progettato da Michele De Lucchi di Piazza Gae Aulenti -dove troneggia Panorama, l’ammaliante videoinstallazione che celebra la bellezza italiana-.
Accogliente e lungimirante la creazione, sempre sotto i grattacieli, del “Market”, new entry a sostegno di nuovi brand di abbigliamento e accessori italiani -e non- per dare visibilità a chi ancora non ne abbia abbastanza.
Di ampio respiro “The Mall”, in prossimità del Fashion Hub: uno spazio enorme predisposto a contenere una grande sala per le sfilate e per le presentazioni.
Confermate alcune sedi storiche come Sala delle Cariatidi a Palazzo Reale e molti Palazzi e Musei utilizzati già precedentemente dai vari stilisti -anche se questa volta molti preferiscono sfilare “a casa propria”.
Dal centro alla “nuova Milano”; dai luoghi tradizionali ai luoghi del futuro. Come è giusto che sia in una città dai mille volti e in un Paese che interpreta esattamente questo spirito.
Gradevole e simpatica l’idea di una “guida di sopravvivenza” (la “Milan Fashion Week-Survival Guide”!), realizzata con JJ Martin, che darà dritte furbe e consigli utili per scoprire zone stimolanti e inedite della città -il tema ricorrente dell’accoglienza e della contaminazione tra moda, design, food e intrattenimento trova qui il suo lato pratico-.
Corse, ma anche soste, dunque. Per non perdere nulla, ma per imparare a fermarsi. Per raggiungere obiettivi messi in agenda, ma per aggiungere alle giornate frenetiche momenti di vuoto necessario.
E poi….. Giotto a Palazzo Reale, e le opere fotografiche di Burtynsky tutte incentrate sull’acqua a Palazzo della Ragione, e la Street Art che pone al vertice del suo messaggio il desiderio di un nuovo Rinascimento alla Fabbrica del Vapore, e il “Bacio” di Hayez con analisi profonde del noto capolavoro alla Pinacoteca di Brera……
E -come non dirlo e ridirlo?- EXPO, Sito tra i siti. EXPO, con la sua coda finale che vorremmo (come si fa quando sta per finire l’estate) potesse magicamente allungarsi per dare maggior possibilità, a chi ancora non abbia potuto gustare la sua grande anima, di fruire di tutto quel che generosamente offre e insegna. EXPO, campo, vita, luogo, terra, aria, miccia, nutrimento, dono. EXPO, che ha messo in moto tanto in una città che ha dato altrettanto con sana competizione e giusta complicità. EXPO, promessa mantenuta che faticheremo a dimenticare.