MODA: barra a dritta su Milano
Dopo quello della Cultura, il “Sole-24 Ore” ha proposto il Manifesto della Moda alla vigilia delle sfilate di Milano Moda Donna P/E 2014, con l’obiettivo dichiarato di rilanciare il capoluogo lombardo come capitale del made in Italy. Sei le mosse individuate: investire sul territorio, garantire maggiori risorse alla creatività, offrire formazione a tutto campo per ogni profilo (dal management allo stile), predisporre incentivi fiscali, aiutare l’internazionalizzazione, puntare sulla solidarietà di sistema delle imprese leader verso i fornitori. Un bell’impegno dunque, a cui speriamo che la nostra classe politica presti (finalmente) attenzione!
Milano, di fatto, resta un concentrato di eccellenze antiche e contemporanee (nell’ambito dell’industria, della scienza, della cultura, della moda e altri settori), ma – come ha commentato il finanziere Francesco Micheli, Presidente di MiTo, “la centralità di Milano rischia di diventare un bel ricordo”, anche se “il patrimonio di famiglia, della cui rendita questa città sta vivendo, non si è consumato ancora tutto”. Dovremmo allora invertire la rotta discendente con una rinnovata ansia di riscatto, rigenerando “quello spirito di squadra e di sistema, quell’energia collettiva, quel senso di impresa da farsi insieme, tutto quello insomma che in questa città non attecchisce più da quando i grandi fattori coesivi del dopoguerra (classe dirigente, sindacati, partiti, parrocchie, circoli culturali) si sono spenti come si è spenta l’industria”. Ben vengano anche i grandi eventi come l’Expo o le agognate Olimpiadi per convogliare lo sguardo su Milano e far realizzare le opere pubbliche indispensabili ad una vita civile di qualità. Eppure “beati i Paesi e le città che non hanno bisogno di Olimpiadi” per fare quanto andrebbe fatto comunque, conclude Micheli con un pizzico di amarezza.
Forti della convinzione che critica e autocritica, se esercitate in ottica costruttiva, diano buoni frutti specialmente quando sono sviluppate dagli “addetti ai lavori”, il direttore del “Sole” Roberto Napoletano e la decana della moda Paola Bottelli, caporedattore di “Moda24”, hanno coinvolto vari protagonisti della moda e del lusso, da Armani a Ferragamo, da Dolce&Gabbana a Mario Boselli (Presidente della Camera della Moda), con l’intento di dare, tramite questo Manifesto, un contributo ideale e concreto a migliorare il Sistema Moda italiano e la sua percezione all’interno del Paese e all’estero. L’iniziativa si fonda, infatti, su proposte di rilancio “fattibili” da subito, partendo dall’analisi di alcune innegabili criticità che giocoforza rappresentano stimoli al cambiamento e alla “liberazione” da lacci (spesso inutili), complessi, autolimitazioni.
Va detto forte e chiaro qui che la nostra moda è ancora forte – malgrado la congiuntura moscia – saldamente basata su una filiera straordinaria, unica al mondo per competenza, tradizione artigianale, qualità, flessibilità, tensione costante all’eccellenza, ma soprattutto capace di dar vita a sinergie “magiche” quando i vari livelli della catena produttiva e commerciale collaborano fra loro in modo efficace e lungimirante. Non a caso l’export continua a correre: nei primi 6 mesi del 2013 ha toccato la quota record di 26,2 miliardi di euro (+ 3,2% rispetto al primo semestre del 2012), con scarpe e borse che hanno fatto la parte del leone, mettendo a segno uno storico sorpasso sulle esportazioni di abbigliamento (8,7 miliardi contro 8,2). Da rilevare, inoltre, che le vendite verso i mercati extra-UE hanno superato quelle nei Paesi del Vecchio Continente (14 miliardi circa contro 12,2).
Da dove cominciamo, dunque, a ripartire?
Se per Guglielmo Miani (a.d. di Larusmiani) bisogna puntare di più sulla carta della comunicazione e per Roberto Cavalli sulla forza attrattiva dei brand, per Beppe Modenese Milano dovrebbe rafforzare i rapporti con enti come il FAI (Fondo per l’Ambiente Italiano), organizzando sfilate negli splendidi luoghi restaurati e restituiti alla collettività, ma dovrebbe anche investire di più in hotel a 5 stelle di respiro internazionale e ristoranti d’eccellenza. D’altro canto, Patrizio Di Marco (Presidente e Ceo di Gucci) sostiene il concetto di “solidarietà di sistema”, ovvero l’estensione a tutta la filiera di un processo di certificazione, affinché il cliente finale possa conoscere tutto ciò che realmente sta dietro la creazione di un prodotto made in Italy di successo. E il Presidente di Altagamma Andrea Illy ha rivelato di stare lavorando, in partnership con il Comune, la Camera della Moda e Cosmit, ad un piano di rilancio di Milano che parte dalla definizione di un nuovo marchio per la città “capitale creativa e dell’Expo2015”. Il fine ultimo è quello di stimolare gli investimenti tramite la leva fiscale; rafforzare le filiere attraverso l’apprendistato; favorire le esportazioni mediante una semplificazione burocratica; tutelare la proprietà intellettuale e sostenere il turismo. Insomma, per sintetizzare i desiderata di tutti in poche parole: far pervenire più risorse alla moda legandole a obiettivi precisi!
Non resta che rimboccarsi le maniche…