Moda bella e buona
Un evento unico nel suo genere nel mondo del fashion è quello che a fine Ottobre la Fondazione Bracco, con il patrocinio della Camera Nazionale della Moda Italiana e del Comune di Milano, ha organizzato nel capoluogo lombardo, nella prestigiosa cornice di di Palazzo Morando, per accendere i riflettori su tre sartorie sociali che, mentre realizzano capi e tessuti esclusivi, danno lavoro a donne con un passato difficile.
Si tratta della mostra “Milano Moda per il Sociale” (inaugurata con una sfilata), che ha proposto modelli emblematici dell’eleganza, del lusso artigianale, dello stile, realizzati negli Atelier di San Vittore a Milano, Gelso di Torino e Fiori all’Occhiello della multietnica Baranzate (periferia milanese dove convivono 72 comunità diverse: un record). L’allestimento, concepito da Giuseppe Silvestrin, ha cercato di valorizzare tutto ciò raccontando le storie di queste sartorie d’eccellenza (produttiva e socio-culturale) mediante gli abiti certamente, ma anche attraverso le vicende che dietro ad essi si nascondono: trame reali e metaforiche di donne, occasioni di riscatto, di integrazione, di crescita condivisa nel nome dell’etica e dell’estetica.
In verità nel nostro Paese sartorie di questo tipo (ossia imprese sociali multidimensionali che riuniscono stiliste/i, sarte/i, cucitrici/tori di provenienze ed esperienze differenti) stanno assumendo un rilievo sempre maggiore, sia per ciò che rappresentano, con la loro capacità di unire solidarietà e mercato, sia per quello che creano coniugando bellezza e successo di mercato: articoli di qualità e ricchi di creatività che ambiscono a trovare risposte a nuovi bisogni, proprio perché sono nate anche allo scopo di far dialogare culture distanti, offrire lavoro e dignità, includere, concedere a chi entra a farvi parte una seconda chance di vita.
Con “Milano Moda per il Sociale” – ha spiegato Diana Bracco, Presidente della Fondazione Bracco – l’obiettivo “è proprio accendere i riflettori su queste realtà, che meritano di crescere e di essere sostenute”, tanto che la stessa Fondazione opera nel Comune di Baranzate dall’inizio del 2016 con il progetto “Oltre i Margini” che si declina tramite la sartoria sociale Fiori all’Occhiello, composta prevalentemente da straniere, immigrate nel nostro Paese per sfuggire a povertà e persecuzioni. Lo stesso discorso comunque vale per le donne che stanno scontando pene detentive e che possono trovare nella moda una possibilità di riscossa, emancipazione, salvezza.
La mostra di Palazzo Morando è stata corredata dai video delle varie sarte che hanno realizzato tessuti e modelli con le loro mani, muovendo quell’ago e quel filo che possono cambiare la vita, ricucendone i frammenti sparsi.
“Non lottare per avere successo, ma per essere di valore“ (Albert Einstein)