Moda da leggere
Non è la più bella, a ben vedere; non è neppure alta ed è decisamente troppo magra tanto da suscitare frequenti sospetti di anoressia. Eppure, tutti stravedono per Kate Moss, scandalosa ed innocente, elevandola ad icona della moda contemporanea e identificando nel suo inimitabile volto il brand di molti prodotti di lusso: abiti, accessori, profumi, cosmetici, arte e non solo. In effetti, il titolo di “The Face” se lo aggiudica lei, con quei lineamenti incredibilmente dolci e nello stesso tempo enigmatici, quella bocca più tenera che conturbante e quella pelle di luna in cui splendono le mandorle degli occhi dallo sguardo più intenso, magnetico, disarmante che le passerelle abbiano mai incrociato.
A vent’anni dall’inizio della sua carriera di modella, quando in pochi erano disposti a scommettere su di lei, possiamo riconoscere che Kate Moss è riuscita perfino a mutare i canoni estetici del fashion system, eclissando i miti formali e formosi di dee come Claudia Schiffer, Naomi Campbell, Cindy Crawford. A lei il celebre fotografo di moda e amico personale Mario Testino ha dedicato un bel volume di fresca pubblicazione, “Kate Moss by Mario Testino” (edito da Taschen in sole 1500 copie, a 350 euro l’una), in cui sono raccolte le immagini più suggestive della top-model inglese, sia professionali sia private (molte delle quali inedite). Oltre che un omaggio alla sua “musa”, il libro di Testino si rivela un viaggio totale nel pianeta della moda, avventurandosi tra backstage e sfilate, set fotografici e atelier, scene di vita personale e pubblica. Alcuni degli scatti pubblicati sono stati esposti di recente in mostre alla Phillips de Pury & Co. Gallery ed alla Saatchi Gallery di Londra. Anche il Musée des Arts Décoratifs di Parigi si prepara a celebrare Kate Moss con una grande rassegna nella primavera 2011.
Un altro libro di moda a cui vogliamo dedicare un cenno è “Sacre sfilate” (Guanda) del saggista e drammaturgo Luca Scarlini, il quale espone una tesi un po’ “forte” benché non originale: da Pio IX a Benedetto XVI è l’abito a fare il monaco, ovvero l’eleganza dei prelati risponde ad una precisa strategia del Vaticano per suggestionare credenti e non. Così si legge: “Gli ampi saloni di San Pietro frusciano di sete e damaschi, risuonano di tacchi di scarpa di alta manifattura, echeggiano del tintinnare di collane, e questo non nella ricorrenza di un ipotetico santo patrono della moda, ma ad ogni celebrazione, in tutte le cerimonie in cui chilometri di stoffa giungono a occupare i sacri luoghi, nel rigore di fogge stabilite dal tempo ma modificate spesso dal capriccio o dall’opportunità”. Secondo l’autore, gli abiti, gli accessori, le decorazioni, sono simboli che trovano posto in una studiata coreografia per colpire esteticamente l’attenzione, la mente e il cuore degli spettatori. Niente sembra essere lasciato al caso ma, se è vero che ogni particolare è fissato da secoli, è altrettanto vero che nessun pontefice rinuncia mai a far pesare il suo gusto personale. E poiché la moda come gli eventi sovente sono legati a doppio filo, passando in rassegna cappe e pianete, zucchetti e veli, guanti e scarpe, Scarlini arriva a tracciare la storia non solo della corte di San Pietro, ma anche la storia italiana.
Infine, suggeriamo il bel volume “Girls in Pearls” (ed. Merrell) di Claudia Lafranconi, storica dell’arte e collaboratrice di prestigiosi giornali, che all’eterno rapporto fra le donne e le perle ha dedicato un “viaggio” nel tempo fra dipinti, disegni, foto di personaggi femminili famosi e non, regine, dive di Hollywood, miti antichi. Uscito in versione tedesca e inglese già qualche tempo fa, il libro è già diventato un “classico” per la completezza e la profondità delle notizie offerte, spaziando dall’antichità ai nostri giorni, con un profluvio di curiosità e documenti iconografici. Dai quadri di Botticelli e quelli di Rembrandt, dalle foto di Jacqueline Kennedy a quelle di Audrey Hepburn, dai gioielli fastosi di Cleopatra alle spille e collane di Coco Chanel, Lafranconi racconta la storia delle perle – gemme che forse più di tutte hanno avuto importanza nell’abbigliamento e nella moda muliebre tout-court – come simbolo senza tempo di purezza, bellezza, potere, seduzione, glamour.