MODA: se la conosci non ti uccide
“Per me è un modo di trasmettere alle persone la mia fantasia in maniera semplice e diretta. Come per tutti, cosa indossare rappresenta una scelta importante, specie per apparire in pubblico, ma una scelta che non so quanto libera e quanto invece dovuta a certi dettami della moda”. Così l’artista nippo-olandese di fama internazionale Tomoko Mukaiyama ha spiegato il senso concettuale che ha cercato di conferire allo straordinario balletto-performance-installazione “La Mode”, di cui è andata in scena un’anteprima al Festival TransArt di Bolzano il 5 Settembre scorso (la prima mondiale si è tenuta poi il 1° Ottobre a Taiwan in occasione dell’inaugurazione del Teatro dell’Opera di Taichung).
E’ stata idealmente propedeutica all’evento, comunque, anche la mostra in corso al Museo Ferragamo di Firenze (fino al 7 Aprile 2017), che racconta il rapporto “Tra arte e moda”, fatto di contaminazioni reciproche e sinergiche nel tempo. Si tratta di una rassegna amplissima, doviziosa, diffusa sul territorio, ovvero spalmata su cinque location diverse: oltre al Museo Salvatore Ferragamo, coinvolge infatti anche la Biblioteca Nazionale Centrale, la Galleria del Costume e la Galleria d’Arte Moderna a Palazzo Pitti, il Museo Marino Marini, tutti nel capoluogo toscano, nonché il Museo del Tessuto di Prato.
Il balletto “La Mode” – che ha come protagonisti 9 danzatori-performer dello Spellbound Contemporary Ballet, una danzatrice-ospite (Sarah Marphy) e la stessa Mukaiyama in veste di pianista – è diretto coreograficamente da Dunja Jocic e si avvale dell’apparato scenico disegnato dal grande architetto Toyo Ito (premio Pulitzer e Leone d’oro Biennale di Venezia 2012), accompagnato da musiche di Yannis Kyriakides (premio Unesco 2014). In effetti si tratta di uno “show” in cui intervengono diverse forme d’arte che parlano di moda… paradossalmente senza mai mostrarla, con una passerella che non viene usata al suo scopo.
Con questo specialissimo spettacolo Mukaiyama intende sottolineare come il fashion sia un mezzo di comunicazione a rischio di stereotipizzazione, quasi una forma di idolatria del nostro tempo, contro cui si deve agire anche con l’arma dell’ironia. Di fatto, malgrado l’apparente libertà delle scelte relative all’abbigliamento, ognuno di noi è assoggettato alle regole imposte dagli stilisti in materia di identità di genere, ceto sociale, lifestyle, ecc. Arrivando a definire ciò che la moda rappresenta davvero, quindi destrutturandone i codici per andare alla ricerca di un DNA in cui il consumismo, il materialismo e il feticismo giocano un ruolo-chiave, si capisce quale influenza enorme essa eserciti su noi.
Per la creativa Tomoko Mukaiyama la moda è sì una forma di bellezza, di fascino, di espressione umana, ma parimenti è un medium pericoloso, un sistema centrato sull’egoismo e culturalmente alterato, con una percezione estetica contorta spesso fondata su preconcetti. Così “La Mode” prova ad indagarne il linguaggio, i rituali espositivi, l’immagine dell’uomo e della donna, il sex appeal di modelle e modelli. Nella performance vengono appunto messe in scena tentazioni, fantasie, comportamenti, modi di comunicare della moda attraverso la “vivisezione” delle sue forme fino a rintracciare il codice essenziale che governa tale mondo.
In breve, in cosa consiste questa performance sui generis? Mentre sul palco Mukaiyama in abito da sera iridescente suona con tocco delicato un pianoforte a coda, i ballerini si svestono lentamente, con movimenti sofferti. Alla fine restano solo con indosso una sottile tuta color nudo. Poi, ad un ritmo più sostenuto, si muovono tra il pubblico, incedendo con eleganza, quasi a simulare una sfilata in passerella. Inizia appunto una sfilata in cui i danzatori, emergendo dal buio, vestono riproduzioni di abiti e accessori cool appoggiandoli sul corpo. I movimenti dignitosi e flessuosi diventano però sempre più goffi e strambi, parodiando le movenze di modelle e modelli durante i defilé. La scena si conclude con una parata di attori in tuta accademica, ognuno dei quali interpreta un proprio ruolo, richiamando il portamento di pedoni che camminano frettolosamente sui marciapiedi metropolitani. Cala di nuovo il buio e quando torna la luce appare una ballerina che comincia a tagliare con una grande forbice l’abito di carta indossato, mentre sul fondale si palesano le silhouette degli altri performer, chiusi in un vestito a sacco di colore nero cangiante. Lo spettacolo si conclude con la stessa Tomoko Mukaiyama che si posiziona sotto un fascio di luce in un tubo-rete. Un’opera suggestiva, non c’è che dire.
Alla fine, comunque, continua ad aleggiare su di noi la domanda: che cos’è la moda di per sé? Una forma d’arte che esplora i confini dell’immaginazione umana, o solo un business che mira al profitto cercando di compiacere le aspettative delle fashion addicts? Ma soprattutto che cos’è la moda per noi personalmente?