Moschino. Uno smalto rosso per pensare la collezione A/I 2021-22
Che dire della collezione Moschino A/I 2021-22 che Jeremy Scott ha proposto con un cortometraggio geniale e dissacrante, ironico e irriverente: una satira di un mondo femminile frivolo e vuoto, ma talvolta pericoloso, insidioso, infido come può essere la giungla? C’è bisogno di raccontare i retroscena.
Nel 1936 Clare Boothe Luce -si, proprio l’ambasciatrice degli Stati Uniti a Roma dal 1953 al 1956, dove, da grande estimatrice dell’Alta Moda Italiana, fu assidua frequentatrice e cliente degli atelier Sorelle Fontana, Ferdinandi, Schuberth, Gattinoni- scrisse una commedia in tre atti dal titolo “The Women” rappresentata a Broadway per ben 657 recite. Nel 1939 Anita Loos prepara la sceneggiatura per un film diretto da George Cukor a partire da questa commedia, storia di pettegolezzi femminili e di tradimenti che ha la caratteristica di svolgersi in un ambiente esclusivamente femminile e di conseguenza il film ha un cast interamente “rosa” che indossa gli abiti preparati da colui che è considerato il più celebre dei costumisti cinematografici, Adrian. Il film di Cukor ha avuto varie riedizioni, l’ultima del 2008 scritta e diretta da Diane English.
La protagonista, per verificare il tradimento del marito, si reca in un salone di bellezza dove una pettegola manicure le svela il tradimento del marito, e allo stesso tempo le consiglia per le sue unghie lo smalto “rosso giungla” Jungle Red, quello di moda che le frequentatrici del Salon de Beautè, signore dell’alta società e sue amiche, sogliono scegliere.
Ecco che il direttore creativo di Moschino con la sua verve impertinente si ispira a questa commedia, chiama la sua collezione Jungle Red e addirittura si permette di imbastire uno show che con pungente ironia rappresenta, non solo l’alta borghesia di New York, ma anche il mondo hollywoodiano e si concede di ironizzare -ciò però sta nel DNA del brand creato da Franco Moschino, che Jeremy Scott ha ben assimilato- sulle assurdità che la moda è in grado di imbastire, come a suggerimento di non prenderla troppo sul serio. Basterebbe solo menzionare l’abito coccodrillo di squame dorate a cui non manca una lunga e micidiale coda, ed anche quello rosso dell’ inquadratura finale dello show, cosparso di cuori neri, a cui il nostro direttore creativo ha, con un colpo di forbice, eliminato un cerchio di stoffa per lasciare a vista il candido sedere della modella; oppure si tratta -sarebbe una nota ironica ancora più pungente- di una applicazione di tela che lo riproduce? La visione dello show non ci permette di definirlo.
Ironia e ancora ironia. Le modelle -il sipario è aperto da Miranda Priestly de “Il diavolo veste Prada” per ricordarci che stiamo assistendo ad un fashion show- passano davanti alla telecamera quasi si trattasse di un set cinematografico, dietro uno scenario che cambia continuamente.
La foresta tropicale ci mostra la fauna che la popola: uno spettacolare fenicottero il cui collo diventa la scollatura dell’abito, un leopardo bustier; e non mancano gli abiti adatti ad un safari, dotati di originali soluzioni per portare addosso tutto il necessaire beauty di una donna: pennelli, pettini, pinzette portacipria.
I grattacieli di N.Y ambientano i City dress gessati e il tailleur che riproduce all’infinito i numeri adatto a non sfigurare negli ambienti finanziari.
Poi lo scenario diventa bucolico, un paesaggio campestre di stampo naïf , dove ben si collocano i capi con mucche stampate, ironico elemento iconico di Moschino. Il rustico sacco delle patate nelle mani di Jeremy Scott diventa tessuto lavorato a fiocchi e sbuffi in divertenti capi di abbigliamento, eleganti per quanto assurdi e il tailleur quasi-chanel che merita uno stupefacente copricapo che riporta l’immaginazione alle Grandi Pianure degli Stati Uniti.
Gli abiti da pomeriggio in giallo, nero, bluette sono ambientati in un museo. Da un grande quadro bàlzano gli abiti da sera dalla silhouette voluminosa e tessuto dipinto con pennellate post-Impressioniste che proseguono sul corpo delle modelle. Per concludere Jeremy Scott ci porta ad una serata di gala anni’40 dal clima hollywoodiano, con abiti rosa tenue, fucsia, nero, oro.
Ma Jeremy Scott non è solo un personaggio bizzarro e visionario, è uno che gli abiti li sa fare!