Nello scrigno delle principesse
Tanto dagli ultimi matrimoni reali quanto dalle passerelle di haute couture autunno-inverno è tornato in grande stile ad impreziosire il capo delle più eleganti fanciulle del Terzo Millennio un gioiello da fiaba: la tiara. E il pensiero corre subito a Chaumet, che di tiare per le sue clienti top ne ha realizzate più di 1500 nel corso della propria storia, originando l’eterno mito della donna-principessa (anche nelle ultime campagne pubblicitarie della casa francese compariva una modella con tale gioiello fra i capelli: forse qualcuno ricorda Stella Tennant “illuminata” dalla tiara Bourbon-Parma, oggi conservata nel Museo Chaumet).
Ora nella boutique parigina, fino al prossimo 29 luglio, il brand festeggia i suoi 200 anni di storia con una mostra di altissima orologeria, esibendo una trentina di pezzi strepitosi che vanno dal Primo Impero all’età contemporanea. Così, accanto al segna-tempo da tasca dell’imperatrice Marie-Louise in oro e diamanti del 1813, si possono ammirare gli esemplari della nuova collezione, come il Class One che si trasforma in collana di diamanti.
In effetti, è una delle maison di gioielleria che più hanno contributo a nutrire di sogni l’immaginario femminile. Stiamo parlando appunto di Chaumet, fiore all’occhiello della preziosità made in France. Fu fondata nel lontano 1780 da un giovane orafo di nome Marie-Etienne Nitot ed i suoi inizi hanno un sapore quasi irreale, come si addice ad un marchio entrato poi nella leggenda. Marie-Etienne ebbe la fortuna – a cui unì una buona dose di coraggio – di trovarsi al posto giusto nel momento giusto: davanti al suo laboratorio in Rue Saint Honoré stava passando nientemeno che Napoleone Bonaparte a cavallo e proprio lì la bestia cominciò ad imbizzarrirsi vivacemente; al che, Nitot non esitò a prendere le briglie e a riportare la situazione alla tranquillità, guadagnandosi la riconoscenza eterna del Primo Console e futuro Imperatore, il quale lo nominò suo orafo personale nel 1802. Attraverso Nitot Napoleone meditava di rifondare la grandeur nazionale all’insegna del lusso, facendo della Francia il polo di attrazione per eccellenza di tutto ciò che rappresentava il fasto e il prestigio.
Marie-Etienne riuscì così ad entrare rapidamente nel gotha della corte, acquisendo prestigiosi clienti ed una chiara fama. Assieme al figlio realizzò modelli passati alla storia come la spada consolare in cui incastonò il celebre diamante “Le Règent” da 140 carati, i gioielli per l’Incoronazione ed i mirabili diademi che fanno convergere lo sguardo sulla parte alta del viso, a simboleggiare il potere imperiale alla massima potenza. Nel 1805 avvenne il trasferimento del laboratorio orafo in Place Vendôme 15 nella sede dell’Hotel de Gramont, dal 1898 diventato Hotel Ritz.
Morto Nitot, furono i suoi più abili collaboratori a continuarne l’attività: Fossin, Morel e Chaumet.
Jean-Baptiste Fossin ed il figlio Jules furono protagonisti del periodo romantico, creando gioielli ispirati al Rinascimento italiano ad al “˜700 francese, precorrendo anche le tendenze naturalistiche e quindi facendo ricorso in modo fantasioso alle gemme più preziose per riprodurre fiori, foglie, frutti. Con i Fossin la maison si aggiudicò un nuovo tipo di clientela, oltre a quella aristocratica, fatta di artisti, scrittori, attori.
Fu poi Prosper Morel a prendere le redini dell’azienda e ad espanderne l’attività, aprendo un laboratorio a Londra e conquistando i nobili più eleganti d’Inghilterra, della cui regina Vittoria divenne orafo ufficiale. Nel pregiato novero degli altri suoi clienti blasonati figuravano Napoleone III, il Duca di Rochefoucauld, il Duca di Harcourt, il Duca di Luynes, così come la ricca borghesia finanziaria e industriale di Francia (Rothschild in testa). E fu così che Parigi assurse a capitale mondiale del bel vivere.
Il cognome Chaumet entrò in scena con Joseph, che nel 1885 acquisì il comando dell’impresa (dopo aver sposato la figlia di Morel) e divenne un punto di riferimento del lusso targato Belle Epoque. A lui si devono straordinari modelli di assoluta sontuosità, fra cui diademi e aigrette, con motivi decorativi ispirati soprattutto all’arte giapponese. La boutique che tutt’oggi si trova al numero civico 12 di Place Vendôme fu aperta proprio dal Maestro Joseph nel 1907.
Il figlio Marcel, che gli succedette nel 1928, rese lo stile più geometrico, in ossequio alla moda del tempo, giungendo comunque a dare il meglio di sé nelle creazioni dettate dall’Art Déco che ricorrevano anche all’impiego di pietre semi-preziose in un’ampia gamma di colori e di materiali estremamente eterogenei, alla ricerca di contrasti ad effetto.
Dopo le guerre mondiali, sull’onda del trionfo del New Look di Christian Dior, Chaumet puntò decisamente sull’alta gioielleria da abbinare all’alta moda. La clientela si allargò ulteriormente, diventando più internazionale e prestigiosa, tanto da annoverare maharajah, divi del cinema planetario, ereditiere del calibro di Gertrude Vanderbilt e la sempre nutrita schiera di aristocratici. Fra i gioielli di questo periodo si ricordano in particolare le collane di perle con due diamanti a goccia da oltre 46 carati per un principe indiano, i diademi per Barbara Hutton divenuta principessa, i favolosi anelli per le fidanzate dell’attore-regista playboy Sacha Guitry (ad una regalò uno smeraldo da 111 carati).
Ai nostri giorni la maison parigina che ha inventato il mito della principessa senza tempo continua a realizzare gioielli da sogno, coniugando il gusto moderno con la riscoperta di temi della tradizione attinti alle origini dell’azienda. Di qui la riproposta di diademi, aigrette, fermagli per capelli. Sempre all’insegna dell’eleganza e della raffinatezza. Per donne contemporanee che amano interpretare se stesse nei panni del mito.