Non ci sono più i regali di una volta……..
Da alcune statistiche risulta che tra i regali più richiesti per Natale abbiano “primeggiato” quelli legati ai cosiddetti “ritocchini” estetici.
Un vero e proprio boom che dalla crisi non si è fatto sfiorare minimamente. Anzi……
È risaputo che il “mercato della bellezza” poco si faccia adombrare dalle nuvole scure della recessione e che, nell’arco di una vita, -così affermano i dati di una ricerca inglese- si riescano a spendere mediamente circa 20mila euro pro capite per trattamenti atti a migliorare l’aspetto fisico……..
Curare la propria immagine cercando di mantenere un tratto giovanile e sano è -se perseguita con giusta misura e con spirito “fresco”- ambizione lecita e sicuramente condivisibile. Un taglio di capelli nuovo può dare immediatamente un’aria più leggera, così come una sfumatura “calda” riesce ad ammorbidire i tratti di un viso affaticato e “un po’ giù”. Una buona idratazione con una crema ad hoc è doverosa per “dissetare” la pelle, e un adeguato nutrimento della stessa è altrettanto indispensabile per mantenerla elastica e morbida (lo facciamo persino con il divano di casa quando le prime screpolature fanno capolino o con i mobili che mostrano segni di “decadimento”!!).
Lo stesso dicasi per l’attenzione necessaria da dedicare al cibo -calibrandone qualità e quantità per non incorrere in problemi di salute legati a un’errata alimentazione- e da dedicare all’attività fisica più idonea a ciascuno di noi per raggiungere quello stato di benessere a cui realisticamente tutti puntiamo. Quanti “miracoli” possa poi fare un abito nuovo, non stiamo neanche a sottolinearlo…..
Siamo dell’idea che demonizzare “tout court” -atteggiamento diffuso e tendente a uno pseudo moralismo strambo- chi si prende cura di sé possa dunque risultare un atteggiamento snobistico e vagamente ipocrita, ma siamo anche decisi nel dire che, quando la soglia del buon senso viene superata, un certo allarmismo nell’osservare la deriva e la dipendenza cui vanno incontro certe persone non sia vano o ridondante.
Occorre distinguere tra ciò che fa parte della naturale ed edificante “tensione” al bello e ciò che, inseguendo il bello a tutti i costi, “induce” tensione. Nel gioco di parole si nasconde la grande differenza. Quel “tendere a” -che sottende uno slancio verso l’alto- può diventare un “tendere verso”….. un’insidia, un agguato, un tranello. La “tensione a” si trasforma in “tensione per”. E lo stress “da perfezionismo” non trova più requie. L’insoddisfazione diventa compagna di vita. Il perseguimento dell’impossibile pervade il pensiero.
Così il mito di Narciso obnubila la mente e svuota i portafogli.
Il costante aumento degli interventi spesso poco soft -a volte motivo di disagio ulteriore nel caso di non riuscita delle aspettative e di accanimenti ad libitum per rimediare al fallimento del “sogno”- denota la disinvoltura con cui si affrontano trafile assurde e -diciamolo- anche dolorose.
Il fenomeno è trasversale: donne, uomini, giovani, meno giovani, adolescenti. Le zone da “reinventare” innumerevoli: dalle più visibili alle più intime. Le occasioni di cui approfittare -per “farsi aiutare a dare un aiutino alla propria vanità”- le più disparate (o disperate?): una promozione, un anniversario, una ricorrenza, un Natale……..
Così si scarta un pacchetto da cui, al posto di un cioccolatino, spunta un buono per una seduta di botulino (perdonate la rima un po’ beffarda). La calda dolcezza -scioglievolezza, recita una nota casa dolciaria!- del gusto piacevole che dà gioia alle papille e mette in circolo endorfine cede il passo al gusto perverso di una fredda acutezza provocata dal “pic” di un ago di acciaio.
Il dono si trasforma in qualcosa che facciamo fatica a riconoscere. Assume un significato diverso. Promette meraviglie create con il bisturi, anziché con la fantasia. Annuncia viaggi in ambulatori asettici per togliere anni al corpo anziché viaggi in terre non ancora visitate per aggiungere esperienze allo spirito.
E l’involucro luccicante e infiocchettato assomiglia sempre più a quel che vorremmo noi stessi sembrare. Bello, perfetto, impeccabile. Da non disfare, però, da non aprire, altrimenti si sciupa tutto. Dentro? Chissà……..
Forse, tristemente, non ci importa più di tanto?
No. Non può essere. Non può essere che la bellezza dell’imprecisione -coi suoi guizzi dinamici, i suoi cambiamenti umorali, i suoi voli improvvisi- si faccia irretire dal desiderio spasmodico della bellezza immutabile, algida, statica.
No. Siamo certi che, in fondo in fondo, tutti amiamo l’autenticità della bellezza, quella che, come affermava Bacone, “….è come una ricca gemma, per la quale la montatura migliore è la più semplice.”
Difficile, quando brilla “da dentro”, da sempre, che si possa opacizzare. Le sfide contro il tempo sono la sua specialità. E la sua forza.