Non importa il suono….
In una bellissima poesia di Gabriele D’Annunzio riguardante la Pasqua, l’attenzione viene posta sul suono delle campane, richiamo ritmico del passare del tempo e puro linguaggio di comunicazione.
“Suono di campane,
voce che trasvola sul mondo,
canto che piove dal cielo sulla terra,
nella città sorda e irrequieta […]
Suono che viene a te,
quale alleluia Pasquale […]…..”
“Strumenti capaci di essere interpretati da tutti”, come afferma Enzo Bianchi, e di essere trasversali alle generazioni.
È normale, in tempi come quelli che stiamo vivendo, ancorarsi a riti che riportano ai momenti di felicità e lasciarsi avvolgere da quei sentimenti terapeutici che sembravano sfocati. E forse perduti.
Ed ecco giungere in redazione una notizia che, al pari di uno squillo di tromba, ci sveglia, ci fa sentire parte di qualcosa che comunque non cambia, ci avverte che siamo sempre noi anche se faticosamente consapevoli di ciò.
È un annuncio di apertura, di proiezione, di gioco -ne vedremo l’alta simbologia-.
Ha il volto del verde chiaro, del verde “bambino” -quella sfumatura così delicata dell’inizio-, del verde che promette altro a venire…..
Noi ora ci limitiamo a far parlare questa “storia” -perché di tale si tratta- da sé, così come la stiamo conoscendo nella sua interezza e nella sua meraviglia.
Che essa possa diventare veicolo di positività per tutti noi.
DOMENICA 4 APRILE 2021
LA CAMPANA DI SANT’AMBROGIO
21 installazioni artistiche di Patrizio Travagli in 21 siti di Milano
In piazza Duomo una grande “rosa” con 86 visi celebri, del presente e del passato Progetto a cura di Stefania Morici.
MILANO. Guardare avanti. Che in questo secondo anno di pandemia potrebbe sembrare un’immagine svuotata di ogni significato. Eppure mai come in questo 2021 si sente il bisogno di stringersi l’un l’altro e proiettarsi insieme verso un futuro magari non radioso, ma di certo meno invalidante. Due anni fa a Palermo era nata la Campana di Santa Rosalia che si ispirava al famoso gioco di strada per ragazzini: ma i tempi sono cambiati e il progetto, trasportato a Milano, diventa un grande affresco urbano di comunicazione positiva. Che vivrà poco, lo spazio di un respiro e di un sorriso, quelli che si desidera ardentemente recuperare.
“La bellezza è utile, non è un’idea romantica, la pensano così solo gli sciocchi. La bellezza aiuta a rendere la gente migliore e a cambiare il mondo. Sono orgoglioso che siamo in tanti a dirlo assieme in quest’occasione, con questo nuovo progetto dedicato a Sant’Ambrogio e alla Pasqua: la bellezza vera può salvare tutti noi, milanesi e non, uno alla volta ma ci può salvare”. Renzo Piano
Nella città operosa e frenetica, ferita e malata, il prossimo 4 aprile – domenica di Pasqua ma anche l’anniversario della morte del patrono, nel 397 d.C. – la Campana di Sant’Ambrogio, un progetto di arte urbana curato da Stefania Morici, diventa il veicolo di un messaggio forte di speranza, attraverso l’arte, la bellezza, la spiritualità. Ventuno installazioni artistiche, create da Patrizio Travagli, in altrettanti e differenti spazi quotidiani di Milano, cucite dal filo rosso della narrazione di Vittorio Sgarbi. Per collegare idealmente e provocatoriamente i quattro angoli della città, le piazze centrali e le vie secondarie, piazza Duomo e il quadrilatero della Moda, i quartieri periferici e gli angoli intellettuali. Ed è proprio il critico d’arte a sottolineare che “L’euforia di chi non vuole fermarsi, e continua a vivere, in un mondo che si è trasformato in un cimitero, è il solo conforto di questi giorni tristi. Non chiedere mai per chi suona la campana, scrisse il poeta John Donne, essa suona per te”.
“Sant’Ambrogio è un simbolo della nostra città, il patrono che ci richiama all’impegno, a rimboccarci le maniche e lavorare con determinazione per raggiungere i propri obiettivi – commenta la Vicesindaco Anna Scavuzzo -. Siamo incuriositi e aspettiamo di vedere realizzate queste opere che associano l’immagine del Santo a un gioco antico come la campana. Il risultato finale colorerà 21 piazze milanesi nel giorno di Pasqua e sarà per tutti un segnale di speranza per guardare con un sorriso a un futuro più sereno e gioioso”….
“In questo periodo difficile – dichiara Stefano Rossetti, Vice Direttore Generale Vicario di BPER Banca – sentiamo tutti l’esigenza di vivere in spazi aperti, di condividere momenti di socialità, di ridare spazio all’arte. Nella speranza che ciò avvenga presto siamo felici di sostenere un progetto innovativo e importante, che consente agli artisti di portare le loro opere nelle strade e nelle piazze milanesi, in attesa che tornino alla loro piena vitalità. Siamo convinti infatti che essere vicini ai territori significhi anche sostenere la cultura come risorsa fondamentale per lo sviluppo e il benessere delle comunità”.
L’idea è semplice e comune: il famoso gioco da cortile viene riletto da Stefania Morici e Patrizio Travagli con il coinvolgimento di diversi artisti, ognuno secondo le proprie caratteristiche e ispirazioni. Sant’Ambrogio è il nume tutelare del gioco che, nelle diverse letture, diventa pop, urbano, rock, writer, classico, cubista; si traveste da Dario Fo, sciorina bellezza, si perde tra i pixel, cuce le pezze come Arlecchino, guadagna gli Ambrogini della cultura. Guarda al passato – cinque opere reggono il confronto con l’iconografia classica del santo operoso, patrono di Milano e delle api –, si immerge nel presente. A far da catalizzatore, in piazza Duomo, l’affresco urbano di Alberto Wolfango Amedeo D’Asaro (aka Paletta) una sorta di pala iconografica che racchiude in un’unica immagine trionfale, raccolti attorno sant’Ambrogio, nomi del passato e del presente che comunque hanno lasciato o lasciano traccia nell’arte, nello spettacolo, nella cronaca, nella politica. Si riconoscono, tra 86 visi, Luca Parmitano, Gino Strada, Liliana Segre, Renzo Piano, Giorgio Armani, Greta Thumberg, Adriano Celentano, Fiorello, Patrick Zaki, che affiancano – in un’affettuosa mescolanza – Papa Wojtyla, Leonardo Da Vinci, Giorgio Strehler, Elio Fiorucci, Gigi Proietti, Giulio Regeni, Claudio Abbado, Picasso, Albert Einstein, Alberto Sordi, Carlo Tognoli.
A differenza di Palermo, dove le installazioni artistiche hanno “vissuto” tre mesi, a Milano serviranno solo da pretesto per realizzare un video documentario, che racconterà dall’alto, attraverso la regia di Sergi Planas, la bellezza, la forza, il carattere della città che sta affrontando uno dei periodi più difficili della sua storia, ma che è in grado di reagire e di lanciare messaggi di energia, speranza e fiducia nel futuro. Quasi un flash mob complesso, un progetto di storytelling metropolitano, fuori da musei e collezioni.
Il progetto della Campana di Sant’Ambrogio è firmato da Stefania Morici che ha ideato e sviluppato il concept con Patrizio Travagli; è prodotto e organizzato da Arteventi in partnership con Show Bees, con il patrocinio del Comune di Milano, del Pontificio Consiglio della Cultura e della Rai. L’iniziativa nasce grazie al sostegno del main sponsor Bper Banca e della collaborazione speciale di TeaRose; hanno partecipato alla realizzazione FDR Architetti di Danilo Reale ed Elenk’Art. Media Partners: Rai TGR e MiTomorrow. Partner tecnici: Italmondo e Pubblimil. Partner per l’accoglienza: Starhotels E.c.ho e Piazzetta Bossi. L’iniziativa gode del supporto di Combi Line International e Elenka. Hanno collaborato Giulia Pellegrino e Manuela Tortorici.
“Milano ha bisogno di questo messaggio di forza –spiega Stefania Morici che con la sua Arteventi ha fatto nascere diversi progetti legati alle città rilette attraverso la loro anima contemporanea- proprio in questi giorni di chiusura e restrizioni. È una città che ha sempre costruito: fiducia, imperativi, voglia di fare. E adesso che appare profondamente ferita, ha bisogno di “rivestire” il mondo di bellezza, di nuove visioni e valori positivi, partendo proprio dalle sue tradizioni e dalla sua identità “.
Le campane sono firmate da Patrizio Travagli che ha ideato l’intelaiatura formale che ospita le opere di (in ordine alfabetico) Stefano Bressani, Sergio Caminita, Anna Cottone, Angelo Cruciani, Alberto Wolfango Amedeo D’Asaro, Marco Di Somma, Mariano Franzetti, Fabrizio Musa, Neve, Svetlana Nike Nikolic, Pepemaniak, Sonja Quarone, Sabrina Ravanelli, Igor Scalisi Palminteri, Vincenzo Sorrentino e YuX.
LA CAMPANA DI SANT’AMBROGIO
La campana è uno dei più antichi e diffusi giochi da cortile che si conoscano; affonda le sue radici in un tempo lontano in cui ci si doveva divertire con poco, insieme. Ma c’è chi legge il gioco come metafora e collegamento tra il mondo terreno e quello spirituale: l’anima, ovvero il sasso, partendo dalla terra, arriverà, per stadi intermedi, al Paradiso.
Come spiega Patrizio Travagli, “ogni installazione (tra 7 e 20 metri di lunghezza) è pensata come un percorso a caselle, ognuna riempita da parole e attributi riferiti al patrono, un viaggio vero e proprio, condivisibile, per partecipare metaforicamente alla vita del santo, all’interno di un circuito aureo”. In ogni casella l’attributo riferito a sant’Ambrogio è dato direttamente dai milanesi ai quali è stato chiesto di definirlo attraverso il loro filtro/pensiero. È lo stesso Travagli lo “scheletro” formale che ospita le installazioni, ed è sempre lui a lasciarsi ispirare dagli artisti del passato per cinque delle opere: dentro il Cortile delle armi di Castello Sforzesco, la campana richiama la “Sacra Famiglia con Sant’Ambrogio e un offerente”, dipinto cinquecentesco di Paris Bordon conservato alla Pinacoteca di Brera; in piazza Duca d’Aosta troverà casa il “Sant’Ambrogio e il miracolo delle api” del “Luchino” Landriani; in via Luca Beltrami, il “Sant’Ambrogio a cavallo” di Giovanni Ambrogio Figino. Al Gonfalone di Milano di Arcimboldi e Meda, è ispirata l’installazione di piazza del Carmine, mentre in via Dante troverà spazio il “Sant’Ambrogio” di Scuola Lombarda del Nuvolone.
LE CAMPANE DEI 16 ARTISTI
Ed eccoci ai sedici artisti che, da Nord a Sud, sono stati invitati a personalizzare una loro “campana” per Milano, ognuno secondo il proprio stile, la cura, l’ispirazione del momento. Per tutti, un unico manifesto: l’affresco urbano di Alberto Wolfango Amedeo D’Asaro (aka Paletta) in piazza Duomo, una sorta di pala iconografica –il riferimento è all’opera di Alvise Vivarini (1503) nella Cappella dei Milanesi in Santa Maria Gloriosa dei Frari a Venezia- che racchiude in un’unica immagine trionfale, raccolti attorno sant’Ambrogio, nomi del passato e del presente, dell’arte, dello spettacolo, della cronaca, della politica. Uniti dal massimo comun divisore della “traccia” lasciata, della capacità di lasciare un segno, di credere nelle cose e superare anche le difficoltà. Un simbolo di rinascita attraverso le capacità individuali. “Un invito ad uscire dal buio e dalla paura e ad avere coraggio -spiega la curatrice Stefania Morici- perchè la rinascita dipenderà da come ci comporteremo e agiremo. Quando si fa bene si “rimane” sempre e si diventa esempio e guida”.
“Mi mancano la casualità e l’imprevedibilità delle giornate non programmate e gli incontri con persone sconosciute -racconta D’Asaro-. Per questo rappresento un caos felice di personalità popolari, distanti per epoche e professioni: una vera festa colorata, casuale, imprevista di personaggi. Tutti riconoscibili e allo stesso livello, anche Sant’Ambrogio che, pur occupando la posizione centrale, non sovrasta le altre figure ma è parte di loro”.
Stefano Bressani • Via Brera
“Il sarto dell’arte”, come spesso viene definito, realizza una delle sue “sculture vestite”, un’opera come sempre confezionata di stoffe. Tutto ruota attorno all’elemento “chiodo”, bilanciamento dell’equilibrio. La pala d’altare è la visione contemporanea di un gioco, punta come una freccia verso le stelle, in un cielo infinito che fa da cappello al suo mondo.
Sergio Caminita • Arco della Pace
Un Sant’Ambrogio pop, colorato, sfavillante, dalle tonalità fluo e felice come una Pasqua: Sergio Caminita ha scelto come sempre colori vivaci, giocosi, allegri per esprimere l’energia e la forza della vita, la vittoria sul dolore. Le sue api rappresentano la gioia e la festosità e ricordano l’importanza di prendersi cura l’uno dell’altro.
Anna Cottone • Largo La Foppa
Sant’Ambrogio è un santo sapiente e come tutti i veri uomini sapienti è anche umile. La sua figura e le sue straordinarie opere incutono rispetto. Il leggero acquarello di Anna Cottone, lo trova studioso, circondato da libri, api e gabbiani, simbolo di operosità e libertà. “Voi pensate che i tempi sono cattivi, i tempi sono pesanti, i tempi sono difficili. Vivete bene e muterete i tempi”.
Angelo Cruciani • Piazza Castello
Se Sant’Ambrogio vivesse oggi, molto probabilmente sarebbe un influencer con milioni di followers. Era un grande comunicatore: infinita la dolcezza delle sue omelie e il suo messaggio sempre attento. Nell’epoca della comunicazione, la modernità di Sant’Ambrogio è perfettamente allineata: per questo il sant’Ambrogio di Cruciani è fatto di lettere, mail e tanti pixel.
Marco Di Somma • Piazza San Carlo
Da sceneggiatore e disegnatore, Marco Di Somma usa lo strumento che gli è proprio: il suo sant’Ambrogio è un eroe da fumetto che ripercorre avvenimenti e leggende della sua vita. Una tavola realizzata prima a matita su cartoncino bianco, successivamente inchiostrata e colorata digitalmente.
Mariano Franzetti • Piazza XXIV maggio
Tra tradizione e modernità espressiva, Mariano Franzetti interpreta l’arte figurativa in chiave moderna, ricalcando alcuni stilemi linguistici, tra i quali l’appiattimento dell’immagine in direzione bidimensionale tanto amata da Picasso a cui l’artista si ispira. Il suo sant’Ambrogio unisce elementi simbolici e spirituali che sembrano in bilico tra realismo e sacralità.
Fabrizio Musa • Piazza Scala
Un sant’Ambrogio legato alle sue api operose, ma che diventa simbolo della resistenza, soprattutto del mondo della musica e dell’arte. Ecco quindi un’opera popolata da membri della categoria dello spettacolo -Roberto Bolle, Fabrizio De Andrè, Lella Costa, Chiara Ferragni e Fedez, Elio, Mina – scelti tra quelli che hanno ottenuto l’Ambrogino d’Oro, legandoli alla città di Milano.
Neve • Largo Greppi
Neve – tra gli esponenti più importanti del Neomuralismo in Italia – ha riprodotto un suo precedente murale su sant’Ambrogio, il primo in assoluto mai realizzato. All’artista piaceva l’idea che l’opera camminasse da una parte all’altra della città, da un luogo di culto (le Colonne di San Lorenzo accanto alla basilica) ad un luogo della cultura (di fronte al Piccolo Teatro).
Svetlana Nike Nikolic • San Babila
Svetlana Nike Nikolic sceglie una scala ascendente/discendente composta da parole chiave – Profondità, Salvezza, Giustizia, Interiorità, Chiarezza, Guida – per interpretare il santo. Che si trova immerso in una sorta di vertigine a scacchi, dalla quale sembra emergere. Esponente di un “nuovo Umanesimo”, l’artista è nota per aver realizzato oggetti di culto per Porsche e Bayer.
Pepemaniak • Piazza Cordusio
L’artista si è rifatto ai famosi santini in cui sant’Ambrogio è rappresentato sia con le api – simbolo di buon lavoro, buona organizzazione, combattività – che con il bastone pastorale, per radunare il gregge, gli smarriti, condurre i deboli, spronare i pigri. Pepemaniak ha fatto suoi i simboli e li ha usati per la sua opera.
Sonja Quarone • Piazzetta Reale
Da anni i lavori di Sonia Quarone si concentrano sul tempo, transitorio e impermanente, sulla fluidità della trasformazione, sul continuo mutarsi della natura. Opera a tecnica mista (elaborazione grafica, stampa diretta su alluminio e resina) vede Sant’Ambrogio vicino a quell’ape che lo scelse quando ancora era neonato ed è diventata messaggio di operosità e pace.
Sabrina Ravanelli • Corso Porta Ticinese
Il volto di sant’Ambrogio diventa per Sabrina Ravanelli una rappresentazione pop per renderlo ancora più vicino a noi in questo periodo storico difficile. Un omaggio ai milanesi rappresentati dalle api di cui il santo è protettore.
Igor Scalisi Palminteri • Piazza XXV Aprile
L’urban artist palermitano, già autore di un primo monumentale sant’Ambrogio, ha deciso stavolta di rappresentarlo con le fattezze di Dario Fo. Esiste una sacralità nel teatro, dove si officia una vera e propria liturgia: Scalisi Palminteri ha immaginato due altari, da un parte si celebra la devozione a Cristo, e dall’altra si muove un vescovo del teatro. Le due figure coincidono nel rispetto nei confronti dell’uomo.
Vincenzo Sorrentino – Galleria Vittorio Emanuele
Un pastello per esprimere la levità della predicazione di sant’Ambrogio. Allo stesso modo in cui le api evitarono di procurargli danno durante il sonno perché trovarono completamente limpida la sua anima, così in quest’opera lo sguardo del santo è trasparente e coinvolgente, capace di trasmettere la profondità del suo pensiero.
YuX – Darsena
L’opera di YuX rappresenta il simbolo e la storia del santo patrono, intento a decorare il muro di una fantomatica Scala. Eccolo quindi, novello writer, destreggiarsi tra bombolette spray per abbellire un muro con il suo I Love Milano. Accanto, un iconico diavolo sconfitto dal santo, che finisce per strada a suonare per sopravvivere. Tecnica mista, con acrilico, pastelli a cera e brandelli di manifesti su tela pittorica.
CURIOSITÀ SU SANT’AMBROGIO E LE API
Sant’Ambrogio, essendo patrono delle api, rappresenta al meglio l’operosità, non solo quella risaputa dei milanesi, ma di tutti coloro che si impegnano nel lavoro, con combattività, determinazione e spirito di sacrificio. Si racconta che mentre Ambrogio infante dormiva nella culla, uno sciame di api si posò improvvisamente sulla sua bocca. Ma, anziché pungerlo, gli lasciò in bocca delle gocce di miele. Alcuni credevano che questo indicasse la futura eloquenza della sua predicazione. Ambrogio divenne poi noto come il “Dottore dalla lingua di miele” per il suo dono divino di predicare, ed è stato considerato il santo patrono di tutto ciò che è collegato alle api, simbolo presente in molte delle campane. “Il racconto delle api aveva già ispirato infinite interpretazioni allegoriche per tutta la classicità”, sottolinea Claudio Salsi, Sovrintendente del Castello Sforzesco. Nell’iconografia sforzesca vi sono interessanti esempi di rappresentazioni di motivi simbolici e di decorazioni con arnie e api, che svelano anche un collegamento con la sensibilità naturalistica del tempo. È lo stesso Claudio Salsi ad evidenziare assonanze e spunti tra i simboli riconosciuti al patrono e le decorazioni delle residenze ducali. “Dalle immagini liriche di dolcezze appaiate del miele e della retorica al lavoro, simile, del poeta e dell’ape, sino al dettaglio del pungiglione dell’animale che ferisce quanto le afflizioni d’amore… Le api sono anche comunemente associate all’idea di operosità, di ordine, all’organizzazione complessa di società e comunità, ed è forse in questo senso che bisognerà guardare all’arnia affrescata sulla facciata della Cascina Boscaiola di Milano così come a quella (seppur moderna ma su modelli antichi) nei decori della piazza di Vigevano, integrata dal motto “Per meo merito”che ne determina ancor più il significato: è l’operosità degli Sforza a far grande il ducato”. Le api sono quindi nel dna della storia e dell’architettura di Milano e con la Campana di Sant’Ambrogio riemergono per sottolineare ancora una volta il legame tra l’uomo e la natura e il loro ruolo nell’ambiente che ci circonda. Le installazioni artistiche pertanto vogliono anche sensibilizzare e far riflettere sull’importanza di questo legame e delle nostre radici storiche e culturali.
PATRIZIO TRAVAGLI
È nato a Firenze nel 1972, città in cui vive e lavora. Dopo la laurea all’Accademia di Belle Arti di Firenze, Travagli si interessa e approfondisce studi di fisica con particolare interesse all’ottica. La ricerca di Travagli muove da due basi teoriche molto forti: il concetto di dromologia di Virilio, secondo cui il mondo sarà annichilito dalla velocità, e dalle utime scoperte in campo scientifico che hanno portato nuovi orizzonti, illustrando la possibilità di ulteriori dimensioni oltre le quattro che siamo abituati a percepire. Nuovi luoghi dove la velocità si può esprimere in altre forme. Nel 2001 i ricercatori dell’Università di Harvard sono riusciti a fermare per 20 microsecondi un fascio di luce, mantenedo intatti i fotoni. Cosa succede se fermiamo un fotone nello spazio? Come possiamo percepire tale particella? Da questi interrogativi è partito il lavoro di Travagli sulla luce con l’opera Aleph. Come nella caleidoscopica visione di Borges: un luogo che ci mostra infiniti punti dell’Universo. Travagli tenta di svelare e mostrare nuovi luoghi percettivi attraverso le sue opere che, non a caso, usano la luce artificiale e naturale per mostrare nuove dimensioni e informazioni ai nostri occhi. Un lavoro complesso in cui si fondono scienza e tecnologia in un mix originale che apre a inedite valenze estetiche dal forte impatto comunicativo.
Attraverso i suoi lavori e l’uso di diversi media, Travagli dimostra che gli esseri umani pos- sono prendere coscienza di qualcosa di loro stessi che non hanno mai conosciuto prima.
Dal 29 Marzo al 04 Aprile 2021
MILANO: sedi varie
Curatori: Stefania Morici
Con il patrocinio di Comune di Milano
Pontificio Consiglio della Cultura
Rai