Non si va a Canossa per le sete di Matilde
Non è necessario recarsi a Canossa per ammirare “Le sete di Matilde”; infatti basta visitare la bella mostra in corso sino al 31 Ottobre al Museo Civico Polironiano di San Benedetto Po (MN). Nel 900° anniversario della morte della celebre Grancontessa, in suo omaggio sono esposti i foulard della collezione Parcae A/I 2015 che traggono ispirazione dagli stilemi dell’XI secolo in cui visse la potente feudataria, fervida sostenitrice del Papato, regnante per 40 anni, la quale arrivò a dominare tutti i territori italici a nord degli Stati della Chiesa (nel 1076 entrò in possesso di un territorio che comprendeva la Lombardia, l’Emilia, la Romagna e la Toscana, il cui centro era a Canossa, nell’Appennino reggiano).
Il monastero di San Benedetto Polirone fu uno dei luoghi più cari a Matilde e qui ora, nelle celle e nelle sale dell’antico complesso conventuale, si possono trovare, fra l’altro, l’abito confezionato ad hoc per questa occasione (la sovrana avrebbe apprezzato il gesto galante) e pregiate sete come “L’oro di Orval (La Fiuma)” e “le Virtù di Matilde”, che poi saranno donati al Museo assieme a vari disegni.
La mostra si avvale del contributo creativo di Ahmad e Nour Daher (fratello e sorella di origini libanesi) e Iacopo Cassigoli – sono loro le Parcae, brand prodotto e distribuito dal vulcanico imprenditore/talent-scout Giambattista Tirelli – 3 giovani designer che sono rimasti affascinati dal personaggio della fiera nobildonna e hanno immaginato di ricreare il suo mondo attraverso i foulard. Donde la scelta di simboli e spunti iconografici da sempre attribuiti a Matilde che si riscoprono nella grafica (contemporanea, ma dal cuore antico): dal serpente sapienziale agli emblemi della Temperanza come la spada fasciata, alla melagrana, ai frammenti architettonici ed agli spunti pittorici legati ai castelli canossiani e alle città della Marca. Sono tutti elementi che, come tasselli di un mosaico, compongono ardite fantasie e raccontano per immagini la storia della “Regina d’Italia” (tale fu nominata Matilde da Enrico V).
La collezione di foulard in mostra propone nuovi tessuti per esaltare disegni e colori: al raso e allo chiffon che sono il “marchio di fabbrica” della maison Parcae, si sono aggiunti la garza di lana, l’abbinamento lana vergine-mohair e perfino il prezioso binomio cashmere-seta. La lavorazione è rigorosamente artigianale e interamente made in Italy. L’ampiezza dei foulard (138×138 cm nella versione quadrata, 69×250 e 69×200 in quella rettangolare) permette di indossarli come sciarpe e addirittura come cappe. L’obiettivo è una versatilità che possa andare incontro al desiderio di conquistare non solo il mercato europeo, ma anche quello medio-orientale.
Il logo del marchio Parcae, il Bombix Mori ossia la farfalla della seta che si staglia su fondo nero, ben si presta a rappresentare la metamorfosi e la rinascita che si confanno al modello femminile archetipico di Matilde. Alla contessa, in effetti, sono riferite diverse leggende narrate nei foulard, come quella dell’anello di Orval, perso da lei stessa e riportatole da un pesce.
La Olmar&Mirta Spa che commercializza le Parcae è nata negli anni ’90 per iniziativa del mantovano Giambattista Tirelli e di sua moglie Mirta Grana ed ha sede a Concordia sulla Secchia (MO). Oggi conta 110 dipendenti ed è licenziataria di grandi griffe della moda tra cui Rick Owens, Gareth Pugh, Matteo Pecoraro e Riccardo Tisci prima del suo passaggio a Givenchy. Da ricordare che nel 2012 Tirelli ha pure acquisito lo storico marchio Gentryportofino (collezione disegnata a suo tempo da Gianfranco Ferrè, Enrico Coveri, Martin Margiela).
Il Museo Civico Polironiano che ospita la mostra “Le sete di Matilde” ha sede negli ambienti che furono i dormitori del monastero benedettino fondato nel 1007 da Tedaldo di Canossa, nonno della “Magna Comitissa”, sull’isola che sorgeva tra il fiume Po e il Lirone. Per l’impegno religioso, politico e culturale il luogo ha giocato un ruolo fondamentale nella storia del monachesimo fino alla sua soppressione (1797) a seguito dei famigerati decreti napoleonici. Attualmente questa istituzione è uno dei maggiori musei etnografici d’Italia, con oltre 13 mila oggetti che documentano la storia e la tradizione della pianura fluviale del Po. Nella chiesa di Santa Maria, parte del complesso claustrale, fino al 1632 era custodito il corpo di Matilde, prima che venisse traslato a Roma nella Basilica di San Pietro.
La Grancontessa Matilde fu certamente una delle figure più importanti e interessanti del nostro Medioevo, riuscendo a destreggiarsi abilmente tra scontri e intrighi ed a dimostrare, lei donna, una notevole capacità di governo associata ad una solida fede, oltre ad un forza d’animo eccezionale che le consentì di sopportare pesanti umiliazioni e afflizioni, meritandosi il sincero affetto dei suoi sudditi. “Forte e dolce come la seta” l’avrebbe definita il poeta Nazim Hikmet. Come la seta, appunto.