Nozze LVMH-DIOR: il cielo di Francia è sempre più blu
La fusione tanto lungamente attesa (ma ugualmente giunta a sorpresa) tra LVMH e Dior alla fine si materializzerà: un progetto che la famiglia Arnault, deus ex-machina del lusso europeo, accarezzava da un quarto di secolo. I mercati hanno salutato con entusiasmo questa operazione, che ha diverse implicazioni industriali e finanziarie e denota tra l’altro la netta preferenza di Monsieur Bernard per Dior rispetto a Hermès, destinata così a restare indipendente, dopo che solo pochi anni fa il magnate francese era andato all’arrembaggio della maison di Rue du Faubourg Saint-Honoré con gran dispendio di mezzi (il che ci induce a credere che il futuro di Hermès sarà caratterizzato da una certa volatilità in Borsa, malgrado il suo sicuro appeal di brand d’alta gamma).
Fatto sta che con questo “matrimonio” annunciato il portafoglio di LVMH (che detiene circa 70 griffe di lusso e ha chiuso il 2016 con vendite record per 37,6 miliardi di euro) si arricchisce di un marchio fortissimo e limita il rischio di acquisizioni di trophy asset da parte del gruppo a spese della propria redditività (in termini di rapporto tra reddito operativo e capitale investito).
Dunque ora che succede? In breve, il gruppo Arnault, che già detiene il 74,1% della holding Christian Dior, ha lanciato un’offerta pubblica d’acquisto sulle azioni rimanenti, parte in contanti e parte con azioni Hermès (rispettivamente 172 euro e 0,192 azioni per ogni titolo Dior), mettendo complessivamente sul piatto della bilancia 8 miliardi di euro e 8,9 milioni di azioni Hermès, dispiegando una manovra alquanto complicata che alla fine richiederà oltre 12 miliardi di euro (in definitiva gli Arnault concedono la possibilità di scegliere tra un pagamento completamente in cash, proponendo 260 euro per azione, o tutto in azioni Hermès, con uno scambio di 0,566 Hermès ogni Dior, nel limite di un pagamento complessivo di 8 miliardi in contanti e 8,9 milioni di azioni Hermès, come accennato sopra). Una volta raggranellata la totalità delle azioni della società Christian Dior SE, la famiglia Arnault venderà a Lvmh la prestigiosa divisione Christian Dior Couture, a cui fanno capo le attività relative ad abbigliamento ready to wear e haute couture, accessori e gioielli delle griffe Christian Dior e Dior Homme (il beauty è già integrato nella divisione profumi e cosmetici di LVMH), per 6,5 miliardi di euro, ossia un valore d’impresa che rappresenta un multiplo di 15,6 volte l’ebitda (una super-valorizzazione!).
“Questo progetto è una pietra miliare per il gruppo” ha affermato Bernard Arnault, spiegando che l’iniziativa consentirà di semplificare la struttura societaria e rafforzare la divisione Fashion & Leather Goods di LVMH. E’ sufficiente ricordare, a questo punto, che Dior Couture ha chiuso il 2016 con un fatturato di 1,9 miliardi di euro (+3% sul 2015) ed è quindi destinato a divenire il secondo marchio del colosso transalpino dopo Louis Vuitton e prima di Fendi (Arnault in Italia possiede anche Emilio Pucci, Bulgari e Loro Piana).
In questo modo la potente famiglia transalpina si libera altresì definitivamente delle azioni di Hermès che deteneva in cassaforte dal 2014, frutto di un fallito tentativo di scalata alla perla del lusso parigino (alla fine di una complicata vicenda giudiziaria agli Arnault era rimasto l’8,5% del capitale di Hermès, di cui ora appunto mirano a disfarsi con l’operazione in corso).
Se tutto andrà in porto secondo i piani dell’Arnault family group, ovvero se tutti gli azionisti aderiranno all’offerta, il colosso d’oltralpe arriverà a controllare il 100% di Christian Dior SE, a cui a sua volta farà capo il 41% delle azioni di Lvmh, la quale sarà proprietaria al 100% di Christian Dior Couture. E’ la finanza, bellezza!
Dior, che fu fondata dal grande sarto Christian nel 1946, è presente nella pelletteria e nelle calzature, nell’haute-couture, nel prêt-à-porter per donna e uomo, nella gioielleria, il tutto commercializzato quasi esclusivamente nelle 198 boutique di proprietà. Negli ultimi cinque anni le vendite sono praticamente raddoppiate, attestandosi a 2 miliardi di euro, con un ebitda di 418 milioni di euro e un risultato operativo di 270 milioni. Christian Dior Couture a questo punto “costituirà un motore di crescita per il gruppo Lvmh”, assicura il medesimo Arnault in un comunicato. E c’è da credergli!
Infine, una semplice se non banale considerazione: mentre Dior e LVMH diventano una cosa sola, Hermès resta indipendente e Kering (leggasi Henri François Pinault) fa faville grazie soprattutto a Gucci e Yves Saint Laurent, tutte le altre maison – siano esse italiane, americane, giapponesi o cinesi – restano sommessamente a guardare. Nell’alto dei cieli del lusso per ora non è dato vedere astri altrettanto luminosi di quelli francesi. Chapeau!