Omaggio a Schuberth con un video
Altaroma si occupa anche degli stilisti romani del passato. E ha pensato per quest’edizione al “grande”, disinvolto, eccentrico, nuovo e anche classico Emilio Schubert, tra gli inventori della moda italiana, che negli anni 50 e 60 vestiva dive di holliwood e nostrane e l’aristocrazia. L’omaggio arriva con un video, proiettato all’Auditorium durante Altaroma, firmato Antonello Sarlo, un documentario che racconta un po’ lo stile e la storia di questo stilista napoletano con accento “austriaco-tedesco” scomparso nel 1972.
E’ un video documentario su uno stilista del passato, Emilio Schuberth, per ricordare le radici dell’altamoda.
Firmato Antonello Sarno (classe 1960), che mette insieme antichi documenti, e interviste agli amici. I testimoni definiscono questo stilista dal cognome “musicale”, di origine napoletana (1904), con atelier in via Condotti, “il grande Dior della moda italiana”.
Beppe Modenese dice di lui: “Scoprì per primo che eccentricità e bravura insieme possono dare una forte impressione della moda”.
Partecipò nel 51 alla sfilata di Firenze organizzata da Giorgini e fu uno dei protagonisti della nascente moda italiana. La direttrice di Vogue era presente e amò moltissimo l’italian style, tra cui anche il giovanissimo Roberto Capucci, che si stava imponendo all’America e al mondo.
La missione di questo genio dell’alta sartoria era “far sempre più belle le donne”.
Si vede nel documentario anche il matrimonio della figlia Gretel. “Me lo disegnò lui – dice Gretel – io gli dissi solo che lo volevo semplice”. Gretel è in prima fila seduta vicino a me. La vedo che si commuove e mi racconta un episodio di Soraya, cliente di Schuberth. “Bella simpatica e cordiale, non sapeva vestirsi. Eppure era bellissima elegante. Mio padre le fece un robe manteau che lei abbottonò completamente sino ai piedi e quando mio padre la vide disse: ma che ha fatto?. Quando fuggì e venne a Roma mio padre le fece un abito in due ore”.
Mi racconta anche di Anna Magnani “Mio padre le faceva alcuni abiti, ma non era cliente abituale. Un giorno lo ringraziò e gli disse: per una notte, grazie al suo abito, mi ha fatto sentire bella”.
Tra le clienti Sofia Loren, Gina Lollobrigida. Un’immagine a Roma con Bett Davis e altre dive americane che si rivolgevano a lui per sentirsi eleganti.
Nel documentario Shcuberth definisce l’eleganza: “Tra classicità ed eccentricità”. “Amo molto le donne e le voglio rendere belle. Non amo gli abiti corti. Preferisco il lungo, la donna elegante, longilinea”.
Uno stilista che ha messo insieme novità, classicità, romanticismo e sensualità.
Nel video a parlare di lui c’è Micol Fontana che lo ricorda con nostalgia, Renato Balestra, che lavorò con lui; Giusi Ferré che definisce le sue linee “melodiose” . Definito anche precursore della modernità dalla giornalista Bianca Maria Piccinino. “Esaltava la donna con il senso del colore e dello spettacolo”. Lavinia Biagiotti, figlia di Laura dice che da lui – attraverso madre e nonna di cui Schuberth è stato maestro – ha imparato “il modo di vivere la moda, in senso romantico”.
Londra, New York, Parigi, Firenze Roma, le varie tappe della carriera nel documentario, utile per non dimenticare uno dei protagonisti dell’inizio della moda italiana.