Omaggio al bon ton per Raffaella Curiel
“Ho provato a ricreare – afferma Raffaella Curiel – un mondo del vestire che fosse classico, squisitamente elegante, raffinato, ricercato, moderno, prezioso in questo reale ed ormai esiguo angolo del lusso che è l’Alta Moda”¦.”
Scarse novità se si eccettuano gli stivali trasparenti bordati di pelle che lasciano quindi vedere le calze di pizzo. Gli abiti sono completati dai gioielli Angela Caputi. Sono gioielli sintetici, ricchi e pieni di colore e ben si accordano con il bon ton della collezione della stilista milanese.
Omaggio al bon ton accompagnato da uno sfogo polemico. Così potremmo definire l’insieme dell’evento/presentazione della collezione di Raffaella Curiel. Sulla passerella, prima dell’inizio della sfilata e poi nel backstage la stilista milanese esprime il suo rammarico per l’organizzazione e principalmente per l’assenza della stampa, convocata in Campidoglio per l’incontro con il sindaco alle 10.30. Impensabile a Roma essere alle 12.00 in Santo Spirito in Sassia; e così Raffaella percorre la pedana fino ai fotografi, microfono in mano, chiedendo scusa del ritardo e lamentandosi della disattenzione di aver organizzato un incontro importante a ridosso della sua sfilata. Nel backstage aggiunge “Non sfilerò più qui”.
La cartella stampa è corredata da una lettera accorata con cui dichiara le sue scelte stilistiche e ciò che ha voluto indicare con la sua collezione. Di fronte al fatto che “purtroppo oggi è di moda tutto quanto
una volta era inelegante ed assolutamente inaccettabile””¦..”Ho provato a ricreare -afferma- un mondo del vestire che fosse classico, squisitamente elegante raffinato, ricercato, moderno, prezioso in questo reale ed ormai esiguo angolo del lusso che è l’Alta Moda,”¦.” .
C’è una richiesta precisa della stilista alla donna di oggi perché ritrovi la femminilità, che ritrovi il senso di “dolcezza, di sereno ordine interiore”.
Così va letta la collezione che presenta scarse novità dal punto di vista della moda, se si eccettuano gli stivali trasparenti bordati di pelle che lasciano quindi vedere le calze di pizzo. Per il resto ci troviamo di fronte alla volontà della stilista di proporre un percorso che aiuti a ritrovare il senso estetico del bel
vestire. L’ispirazione è chiara: le creazioni della madre Gigliola e gli insegnamenti del maestro, il grande sarto francese Pierre Balmain, alla cui scuola ha lavorato agli inizi del suo fare Moda.
Gli abiti hanno taglio classico, ma non banale. Hanno la lavorazione artigianale tipica delle sartorie, accurata e abile. Le spalle sono naturali, le maniche a giro o raglan,. I volumi sono dati dai drappeggi, ricami negli abiti e nelle giacche. Le gonne sono strette speso con spacchi, talvolta sono sbieche, gonfie con sottogonna di tulle; o a palloncino appena accennato se si eccettua una sofisticata gonna a grandi quadri. Le giacche dei tailleur sono spesso reversibili, con bordi e interni di pelliccia o di impermeabile o di kashmir . Belli e ricercati gli accostamenti dei tessuti per il giorno, tweed o kashmir; per la sera pizzi, velluti raso, chiffon.
Dall’aria leggermente retrò i grandi cappelli bordati di pelliccia.
Nella paletta dei colori prevale il nero per la sera, poche volte accostato al bianco come nel collo a calice di un abito; ancora per la sera verde, blu, rosso rubino; per il giorno sabbia e gialli, e ancora nero
Gli abiti sono completati dai gioielli Angela Caputi. Sono gioielli sintetici, a ricchi e pieni di colore e ben si accordano con il bon ton della collezione Curiel.