Paola Grossi Gondi: artista a 360gradi
Ciò che immediatamente colpisce di Paola Grossi Gondi, pittrice, è il sorriso negli occhi, assieme all’ordine rigoroso del suo aspetto, così garbato, così personale; possiede una disinvolta compostezza, un’armonia nei gesti mescolata ad una coltre di austerità, un che di misterioso, come un giardino segreto, come la casina di un bosco celata da una rigogliosa pianta rampicante.
Decidiamo di fare un’intervista nel parco di villa Borghese, mentre ci incamminiamo verso la Galleria Nazionale Di Arte Moderna che ospita il “ Filo Rosso” , la sua ultima opera.
Ci accompagnano un bel sole mattutino, un’ aria pulita e la quiete della domenica mattina. Passeggiamo, Paola raccoglie le idee e racconta.
Le domando come rapisce l’arte il cuore di una persona. Mi dice di quand’era piccola, di quando ogni mattina percorrendo la strada da casa alla sua scuola, situata in Via della Palombella, si imbatteva nella fontana dei Quattro Fiumi con i suoi grandi giganti e ascoltava l’acqua sgorgare dalle rocce. Mi racconta di come spesso trascorreva interi pomeriggi a Palazzo Braschi, per ammirare la collezione di carrozze d’epoca assieme al nonno e ad uno stuolo di cuginetti. Dei pomeriggi estivi in Piemonte, trascorsi nell’atelier di Giuseppe Sacheri, grande pittore paesaggista amico di famiglia, di come un turbinio di colori le irretiva lo sguardo, tavolozze impregnate dell’odore di tinte ad olio, vasi ricolmi di pennelli intinti nei solventi, tubetti, tele disseminate in ogni dove, dipinte, appena iniziate, lasciate là.
E poi i vicoli del centro, che ogni giorno riservano una sorpresa inaspettata , qualcosa che non c’era. Le Chiese col loro odore di incenso, Il brusio della gente, i passi nella notte, il grido rauco dei gabbiani, il principe e il povero seduti allo stesso tavolo di una vecchia vineria.
Tutto questo contribuisce a nutrire, a strutturare un’anima, a tirar fuori da una mente artistica la sua peculiare personalità.
Studia al liceo artistico, all’ Accademia di Belle Arti e apprende con la vita.
Dalla sua mente e dal suo cuore sono nate le vetrate più grandi che una chiesa romana -San Giovanni Battista al Collatino– abbia mai avuto: 300 metri di opera studiata e progettata per 5 anni di intenso, appassionante e duro lavoro, rappresentante le principali tappe della vita di San Giovanni Battista e realizzata mediante l’antica tecnica della legatura a piombo.
Ancora, dalla sua mente e dal suo cuore sono nati, nel 2011, “gli alberi mediterranei e le rocce capresi” dei 250 metri di corridoi del Campus Bio Medico a Roma ( quarto piano ovest), che un’atmosfera serena tentano di convogliare in un luogo, in cui la parola serenità stenta a trovare dimora.
C’è poi un filo che parte dal cuore di Paola e si dipana attorno al mondo percorrendo tante vie e paesi, un filo che tocca i cuori di tutti e penetra quelli che hanno una passione comune; quella per l’arte, comunque ognuno singolarmente la percepisca.
La committenza chiese un’opera permanente per lo GNAM (Galleria Nazionale di Arte Moderna)
Paola presenta il progetto che và alla Commissione del Ministero dei Beni Culturali ed è amore a prima vista.
In poco tempo si muove accanto a lei un’equipe di persone specializzate: ingegneri, carpentieri, architetti. Nasce così “Filo Rosso” in mostra dal marzo 2014. Cinquanta metri di filo: rosso come il sangue, come un carbone ardente e forte, come l’acciaio. Un filo che volteggia nell’aria incastonato tra una parete e l’altra della hall della Galleria, che ha il pregio di indirizzare il visitatore, come una stella cometa, perché da qualsiasi parte lo si osservi, sempre ci indica la direzione in cui stiamo andando e il luogo esatto in cui ci troviamo rispetto all’ingresso.
Pittrice, scenografa, fotografa e interior designer sostiene:
“Un’artista deve esserlo a 360 gradi, deve essere duttile, sapersi misurare con discipline e materie diverse come il Borromini, o Michelangelo loro sono stati degli artisti completi” e poi “ quello dell’artista è un lavoro serio, non è un’autocelebrazione, un voler esprimere se stessa, non ci può essere un atteggiamento mediocre verso l’arte, è un servizio alla società”
Ancora “Mi piace condividere con gli altri il frutto derivante dal sudore delle mie ricerche, dalle notti insonni ad arrovellarmi su come esprimere cosa e su come esaudire la committenza restando fedele a me stessa. Rendo , quando mi si chiede qualcosa di mirato, quando – devo fare i compiti- è una sfida, è uno stimolo a produrre cose diverse a seconda delle occasioni. Quando lavoro ascolto Mozart, non mi intendo di musica ma ho parecchi amici musicisti ed è incredibile che con sole sette note si possano creare infiniti motivi”
Paola crea la sua melodia con cuore mente e mani sul suo personalissimo pentagramma: l’armonia
Le domando: la moda è una forma d’arte, quale è il tuo rapporto con lei?
Mi piace da pazzi ma… non la seguo mai!!!
Si intreccia in qualche modo con la tua arte? Ne trai ispirazione?
Mi stimola per la sua mutevolezza ma… ne cerco solo ciò che gli resta durevole.
Quale è il tuo personale concetto di eleganza?
Adeguatezza in ogni situazione , con personalità, semplicità ed estro.
Hai una icona di stile femminile?
Vorrei non dire Audrey Hepburn… ma dico Audrey Hepburn!!